Pubblico Impiego
Statali, per le visite mediche si potranno fruire di speciali permessi ad ore
Una sentenza del Tar riconosce piena specificità ai permessi legati all'effettuazione di visite mediche, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici.
Kamsin Prevedere una tipologia di permessi ad hoc per visite specialistiche, che pur rientrando sotto la voce 'malattia', dia la possibilità di usufruirne ad ore. È questa l'ipotesi di compromesso che circola sul tavolo della trattativa tra Aran e sindacati per la definizione di un accordo quadro chiamato "pacchetto sociale".
La soluzione serve a risolvere il problema originato dalla sentenza del Tar del Lazio dello scorso 17 Aprile che ha annullato la circolare della Funzione Pubblica secondo cui, per le visite, si deve ricorrere ai tre giorni di permesso retribuito l'anno per motivi personali o addirittura alle ferie e non alla malattia. La vicenda verteva sulla corretta interpretazione del comma 5 ter dell'articolo 55 septies del D.Lgs 165/2011 con il quale è stata riconosciuta la possibilità di fruire di permessi retribuiti nel caso in cui l'assenza per malattia abbia luogo per l'espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche o esami diagnostici. Il ministero della Funzione pubblica, con la circolare 2 del 17 febbraio 2014, nel riconoscere tale novella, tuttavia, aveva fatto rientrare tali permessi nei limiti quantitativi previsti dalla legge e regolati dai contratti collettivi di lavoro per le altre tipologie di permesso come i permessi per motivi personali, per le malattie brevi ed, infine, alle ferie comprimendo, nei fatti, i periodi di fruizione di tali periodi per il lavoratore.
La sentenza del Tar ha riconosciuto invece piena specificità ai permessi legati all'effettuazione di visite mediche, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici. Che dunque possono essere fruiti senza dover comprimere i periodi di permesso riconosciuti da altre norme di legge o dai contratti collettivi di lavoro come quelli per i motivi personali o di famiglia, i permessi brevi ed ancora le ferie.
Nel dispositivo della sentenza n. 5714 del 2015, i giudici del tribunale amministrativo laziale hanno chiarito che la norma è stata annullata «perché si erano spesso riscontrate anomalie nel ricorso all'istituto della assenza per malattia da parte dei pubblici dipendenti in caso di visite specialistiche o di terapie di breve durata». Tuttavia se è vero che qualcuno ne ha approfittato, il ministero della Funzione pubblica, secondo i giudici, avrebbe reagito con una circolare troppo pesante stabilendo che «per l'effettuazione di visite, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici il dipendente deve fruire dei permessi». Una «ingiustizia manifesta», secondo il ragionamento sviluppato da Cgil in quanto «i permessi hanno una finalità del tutto diversa da quella relativa alla cura dello stato di salute».
La possibile soluzione dei "permessi malattia ad ore" imprime adesso un'accelerazione alla trattativa Aran-sindacati, aperta in autunno, in base a un atto di indirizzo del ministero della Pa. Il tavolo vede diversi punti in discussione, tra cui: la disciplina delle assenze per malattia conseguenti agli effetti delle terapie salvavita; il riconoscimento dei permessi per motivi di studio anche al personale assunto a termine e il contingentamento dei permessi su base oraria.
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Riforma Pa, il testo approvato dal Senato. Ecco le misure in arrivo per gli statali
Nel provvedimento c'è anche l'introduzione della staffetta generazionale "a costo zero per le Casse dello Stato" per i lavoratori prossimi alla pensione.
Kamsin Arriva alla Camera il testo del disegno di legge delega di riforma della pubblica amministrazione. Il testo del provvedimento, emendato nel corso dell'esame del Senato, contiene la delega per attuare il carta per la cittadinanza digitale, la riduzione delle camere di commercio, la ridefinizione della conferenza dei servizi, la riforma della dirigenza pubblica con l'introduzione del ruolo unico e la licenziabilità del dirigente privo di incarico.
A regime, la dirigenza sarà articolata infatti in ruoli unificati e coordinati, accomunati da requisiti omogenei di accesso e da procedure analoghe di reclutamento «basate sul merito e la formazione continua» e «caratterizzate dalla piena mobilità tra i ruoli». Se privi di incarico, i dirigenti verranno collocati in disponibilità e, dopo un certo periodo di tempo ancora da definire, decadranno dal ruolo unico. Questo riguarderà le amministrazioni statali, gli enti pubblici non economici nazionali, le università statali, gli enti pubblici di ricerca e le agenzie governative. Gli incarichi dei dirigenti pubblici avranno una durata di 4 anni rinnovabili senza procedura selettiva per altri due anni ma «per una sola volta».
Medicina fiscale. Il provvedimento contiene anche «norme in materia di responsabilità disciplinare dei pubblici dipendenti finalizzate ad accelerare, rendere concreto e certo nei tempi di espletamento e di conclusione l'esercizio dell'azione disciplinare» nonchè la costituzione di un polo unico della medicina fiscale: all'Inps saranno attribuite le competenze e le risorse, previa intesa in Conferenza unificata, ora impiegate dalla Pubblica amministrazione.
Stop ai Segretari comunali La maggioranza ha tenuto anche sull'altra misura controversa, quella dell'abolizione del segretario comunale con un temperamento però: nei primi tre anni di attuazione, la riforma prevede comunque una “fase-ponte”, con l'affidamento delle funzioni dei Segretari comunali ai dirigenti del ruolo unico che provengono dall'albo dei Segretari comunali.
Tra le altre novità c'è l'introduzione della staffetta generazionale a costo zero per lo stato (il dipendente potrà chiedere il part-time se vicino alla pensione ma dovrà pagarsi da solo il differenziale di contribuzione per la pensione piena), l'assorbimento del Corpo Forestale dello stato in un altro corpo di polizia (con il mantenimento dell'unitarietà delle funzioni), il riordino delle funzioni di polizia provinciale, la flessibilizzazione dell'orario di lavoro nelle pubbliche amministrazioni con possibilità di ricorso al telelevoro. Via libera anche alla riorganizzazione, anche mediante un possibile accorpamento, delle funzioni svolte dal Pra e dalla Motorizzazione che permetta il rilascio di un documento unico con sia i dati di proprietà sia di circolazione di auto, moto e rimorchi.
Nelle delega c'è poi il riordino o soppressione di uffici e organismi che, in base alle ricognizioni già previste per legge, risultino inutili o in deficit. Il testo parla del disboscamento degli enti per cui si registrino «disfunzioni organizzative o finanziarie o duplicazioni di funzioni o strutture». Tra le misure approvate c’è anche il taglio delle prefetture e all'istituzione degli uffici territoriali dello Stato, quale punto di contatto tra cittadini e amministrazione periferica (conservatorie, sedi dell'Agenzia del Demanio, distacchi ministeriali, sovraintendenze, Rgs).
Documenti: Il testo del Disegno di legge di Riforma della Pa approvato dal Senato
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Province, ancora ritardi per la mobilità del personale in esubero
A quasi un anno dall'approvazione della Legge Delrio non risulta ancora completa la normativa per regolare la mobilità dei dipendenti dichiarati in soprannumero.
Kamsin Giorni cruciali per il destino dei lavoratori delle province. Gli enti territoriali, svuotati oramai delle proprie funzioni, ai sensi della Legge Delrio (Legge 56/2014) devono individuare nominativamente i dipendenti in esubero destinatari della mobilità introdotta dalla legge 190/2014 attraverso il portale lanciato da Palazzo Vidoni all'indirizzo www.mobilita.gov.it.
Si tratta questo di un passaggio fondamentale per l'attivazione dei percorsi "specifici" che la legge di stabilità ha individuato per la gestione di circa 15-20mila dipendenti pubblici interessati dal riordino delle funzioni provinciali. In primo luogo chi rientrerà nel programma di mobilità potrà accedere al pensionamento in deroga alla Legge Fornero (qualora sia stato già raggiunto un diritto a pensione con la vecchia normativa); coloro che lavorano nella agenzie per l'impiego, invece verranno assorbiti dalla nuova Agenzia nazionale prevista dal Jobs Act. Poi ci sono quei dipendenti che lavorano nella polizia provinciale che saranno ricollocati secondo il riordino delle polizie locali previsto con la legge di riforma della pubblica amministrazione appena approvata dal Senato.
Infine ci sono i dipendenti che dovranno subire un trasferimento vero e proprio il cui numero non è stato ancora chiarito ufficialmente (si parla di circa 15mila lavoratori). Si tratta dei dipendenti soprannumerari di funzioni non fondamentali per i quali la legge prevede la ricollocazione prioritaria presso le Regioni e gli enti locali e i loro enti strumentali e, in via subordinata, con le modalità presso le sedi territoriali delle amministrazioni centrali.
Per l'attivazione di questa procedura tuttavia si registrano molti ritardi. Da un lato infatti mancano ancora due tasselli amministrativi che devono essere adottati dala Funzione Pubblica: il regolamento per definire le procedure di mobilità del personale interessato e la tabella di equiparazione delle posizioni, strumenti indispensabili per "spostare" i dipendenti da un posto all'altro senza compromettere lo stipendio. Dall'altro ci sono le resistenze delle Regioni e delle Amministrazioni Locali che non collaborano nelle definizione dei posti da assegnare ai dipendenti provenienti dalle Province. Il Governo assicura che nessun dipendente soprannumerario perderà il posto di lavoro ma su tutta la procedura pende il termine del 31 dicembre 2016: a quella data chi risulterà ancora in soprannumero sarà collocato in disponibilità.
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Statali, Madia: piu' vicino lo sblocco dei contratti nel pubblico impiego
Il mancato rinnovo dei contratti è la conseguenza di una stagione di crisi profonda che potrà essere superata. La staffetta generazionale rischia di non essere efficace: "Mi sono rimessa al parere dell'Aula".
Kamsin Piu' vicino il ritorno ad una normale stagione di rinnovi contrattuali dopo cinque anni di blocco. Lo dichiara il Ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, in occasione del passaggio al Senato del disegno di legge delega sulla Riforma della Pubblica Amministrazione. Il ministro replica replica alle accuse di un intervento "punitivo" nei confronti dei dipendenti pubblici: «La riforma è la migliore risposta ai tanti bravissimi funzionari e dirigenti pubblici che sono stati colpiti da una rappresentazione della pubblica amministrazione come luogo decadente. Riscatteremo le vittime di questo modo di pensare, alimentato ad esempio da uno che mi ha preceduto in questo ministero, come Renato Brunetta, che ha fatto una campagna politica sui fannulloni» ha detto la Madia.
Il Ministro apre anche al ritorno della contrattazione, dopo cinque anni di blocco della parte economica dei contratti collettivi di lavoro nel pubblico impiego. «Ho già avuto modo di spiegare che il blocco della contrattazione è il frutto di una stagione di profonda crisi: uscendo da questo periodo difficile possiamo tornare ad una normale dialettica. Ma ora aggiungo qualcosa si più: scommettiamo tutti sulle riforme che devono far accelerare questo Paese, ed anche, la sua economia. Così arriveremo prima al momento in cui si può ricominciare a dare aumenti salariali. Lo dico anche ai sindacati: aiutateci a fare le riforme.
Profonde novità sono in arrivo soprattutto per la dirigenza pubblica. «Sul tema della dirigenza c'erano due possibilità. O modificare la Costituzione e introdurre il sistema dello spoils system, oppure mantenere la separazione tra politica e amministrazione. Con il ruolo unico abbiamo scelto la seconda strada. I dirigenti saranno autonomi. Ma il punto importante è che autonomia non vuoi dire paralisi. Non ci sarà la nomina diretta da parte della politica, però prevediamo dei meccanismi valutativi che poi influiscano sulla carriera, in salita o in discesa. Oggi un giovane che entra come dirigente di seconda fascia, anche se è il più bravo del mondo, non potrà avere responsabilità maggiori fino a che non si libera un posto di prima fascia. Poi però una volta che ci è arrivato nessuno lo potrà più spostare e magari concluderà la carriera all'interno dello stesso ministero. Si può immaginare un modello diverso in cui i dirigenti si muovano all'interno della Pa e anche al di fuori, nel privato. E dopo un'esperienza nei privato si può tornare nella pubblica amministrazione. Mi piacerebbe che per un giovane laureato brillante venire a lavorare per lo Stato torni ad essere una prospettiva desiderabile, al pari di un'azienda privata».
Staffetta Generazionale. La Madia esprime dubbi però sulla norma che consente ai lavoratori vicini alla pensione di pagarsi i contributi volontari per anticipare l'età pensionabile. «È vero e infatti sull'emendamento io mi sono rimessa all'aula, non ho dato parere positivo, perché so bene che questa norma rischia di non essere efficace. Con il decreto legge della scorsa estate invece avevamo introdotto novità di maggior impatto, come l'abolizione del trattenimento in servizio e il divieto di far lavorare i pensionati».
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Statali, l'orario di lavoro sarà piu' flessibile. Cambiano anche i procedimenti disciplinari
Un articolo del disegno di legge di Riforma della Pubblica Amministrazione prevede il rafforzamento del telelavoro e servizi di sostegno alla genitorialità.
Kamsin Oltre alla staffetta generazionale, misura introdotta all'ultimo minuto e sulla cui reale efficacia ci sarebbe da discutere, il disegno di legge delega di Riforma della Pubblica Amministrazione contiene anche altre misure che dovrebbero flessibilizzare il lavoro per i dipendenti pubblici.
L'articolo 10 del provvedimento, approvato in prima lettura dall'Aula del Senato lo scorso venerdì, riconosce infatti la facoltà alle pubbliche amministrazioni (comma 1) di poter adottare misure organizzative per il rafforzamento dei meccanismi di flessibilità dell'orario di lavoro orizzontale o verticale attraverso il ricorso al cd. lavoro ripartito o job sharing (nel quale cioè due lavoratori assumono in solido l'adempimento di un'unica obbligazione lavorativa). Si prevede, inoltre, anche la definizione di obiettivi annuali per l’attuazione del telelavoro, anche nella forma del telelavoro misto (o smart working), e la sperimentazione di forme di co-working (termine con cui si fa riferimento alla condivisione di un ambiente di lavoro da parte di lavoratori dipendenti da diversi datori di lavoro o anche parasubordinati ed autonomi o imprenditori).
Le misure organizzative volte a favorire il lavoro da remoto dovranno essere tali da determinare la migliore attuazione delle disposizioni in materia di fruizione del congedo parentale. Inoltre sia il telelavoro, che il job-sharing o lo smart working non potranno comportare penalizzazioni ai fini del riconoscimento di professionalità e della progressione di carriera, per i dipendenti che se ne avvalgano.
C'è inoltre l'espressa previsizione, al comma 2, che le amministrazioni potranno procedere, seppure nei limiti delle risorse di bilancio disponibili, a stipulare convenzioni con asili nido e scuole dell'infanzia e a organizzare servizi di supporto alla genitorialità aperti duranti i periodi di chiusura scolastica.
Altre novità per il rapporto di pubblico impiego sono contenute nell'articolo 12 del provvedimento che chiede al Governo un effettivo riordino della disciplina del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche. Un riordino che dovrà essere realizzato mediante una serie di decreti legislativi che dovranno essere emanati riguardanti, in particolare:
- una più efficacia integrazione negli ambienti di lavoro delle persone con disabilità;
- la riorganizzazione delle funzioni in materia di accertamento medico-legale sulle assenze dal servizio per malattia dei dipendenti pubblici, al fine di garantire l'effettività del controllo con l'attribuzione all'Inps della relativa competenza e delle risorse attualmente impiegate dalle pubbliche amministrazioni per l'effettuazione degli accertamenti;
- la semplificazione delle norme in materia di valutazione dei pubblici dipendenti, il riconoscimento del merito e di premialità;
- l'introduzione di norme in materia di responsabilità disciplinare dei pubblici dipendenti finalizzate ad accelerare, rendere concreto e certo nei tempi di espletamento e di conclusione l'esercizio dell'azione disciplinare;
- progressivo superamento della dotazione organica come limite alle assunzioni fermi restando i limiti di spesa anche al fine di facilitare i processi di mobilità.
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Riforma Pensioni, Cgil: la staffetta generazionale è un bluff. Damiano: pronti a modifiche
Un duro giudizio arriva subito dai sindacati, che parlano di "staffetta truffa, dirigenti ricattabili e arretramento dal territorio". A loro avviso, inoltre, dopo i vari passaggi parlamentari è "ridicolo chiamarla riforma".
Kamsin "La staffetta generazionale è un bluff perchè lo Stato non ci metterà un solo euro". Lo sottolinea una nota della Cgil-Uil all'indomani dell'approvazione del disegno di legge delega di Riforma della Pubblica Amministrazione. All'interno del provvedimento, che ora passa all'esame della Camera, è stata approvata infatti una norma che consente agli enti pubblici di promuovere il ricambio di personale proponendo al dipendente prossimo alla pensione di lavorare part-time con stipendio ridotto in modo da favorire nuove assunzioni.
Ma saranno i pensionandi che hanno optato, volontariamente, per il part-time e il taglio di stipendio, a dover continuare a versare per l'intero i contributi previdenziali se vorranno evitare ripercussioni negative sulla pensione. Al pari di quanto avviene nel settore privato in cui i lavoratori possono integrare con il riscatto o con i volontari il differenziale di contribuzione per la pensione piena. I soldi pubblici risparmiati sulle retribuzioni andranno a finanziare nuove immissioni in ruolo, sempre però «nel rispetto della normativa vigente in materia di vincoli assunzionali» e senza «nuovi o maggiori oneri a carico degli enti previdenziali e delle amministrazioni pubbliche». L'emendamento è passato in un testo modificato piu' volte rispetto alla precedente versione e con una esplicita clausola di neutralità finanziaria che gli è valso l'ok della commissione bilancio, ma anche forti critiche bipartisan e non solo da parte delle opposizioni.
“Dov'è la staffetta generazionale? Considerando che per i prossimi quattro anni sono previste 128 mila uscite, l'immissione di 70 mila unità è di fatto un nuovo taglio al personale. Tanto più se per finanziare il ricambio, si fanno pagare ai lavoratori vicini alla pensione i contributi per passare al part-time”, rimarcano dalla Cgil. “Un vero turn-over si fa assumendo almeno altri 100 mila giovani competenti e motivati. Ma per questo serve coraggio, perché bisogna tagliare le consulenze e riequilibrare il rapporto tra lavoratori e management” sottolinea la Cgil.
Ma il maldipancia serpeggia anche tra alcuni esponenti della maggioranza. Secondo Cesare Damiano (Pd) la norma sarà poco appetibile e dovrà essere modificata alla Camera: «il differenziale sulla contribuzione previdenziale deve essere pagata dallo Stato per favorire il ricorso a questo strumento, che dovrà restare sempre su base volontaria. Bisogna poi eliminare i vincoli al turn-over in modo da incoraggiare l'utilizzo della misura. La norma per ora è un semplice part-time, poco vantaggioso per il lavoratore».
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