Pensioni, Uil: Dalla Decontribuzione rischi per le pensioni future
Secondo la Uil una riduzione delle quote contributive versate, non sostenute da contribuzione figurativa a carico dello stato, si tradurrebbe in un danno per i lavoratori.
Un lavoratore con un reddito attuale di 20.660 euro lordi annui vedrebbe, infatti, la propria pensione mensile scendere da 2.216 euro a 2.157 euro con una perdita di 59 euro, circa il 3% del proprio trattamento pensionistico. Per rendere più equa la norma, la Uil propone, quindi, che la decontribuzione riguardi anche l’aliquota a carico del lavoratore che vedrebbe così aumentare il proprio reddito disponibile. Sempre nel caso del reddito medio, 20.660 euro lordi annui, una riduzione del 50% del contributo comporterebbe un aumento in busta paga di 74 euro lordi mensili, questo sarebbe un modo concreto per rilanciare i consumi e la domanda interna sostenendo, così, la ripresa economica.
Allo studio taglio dei contributi del 50% per due-tre anni
Tra le ipotesi allo studio del team economico di Palazzo Chigi, del ministero del Lavoro e del Mef, è previsto un taglio dei contributi del 50% per due-tre anni, dopodiché - risorse disponibili permettendo - invece di tornare alla contribuzione piena si conserverebbe uno sconto di tre punti per sempre. Il taglio sarebbe compensato dalla contribuzione figurativa a carico della fiscalità generale per non penalizzare la pensione del giovane. Quanto all’età, si propende per gli under 35, ma non si esclude - per ragione di costi - di fermarsi fino ai 29enni. Guglielmo Loy (Uil) sottolinea che se il taglio strutturale fosse di 3 punti, per uno stipendio di 12mila euro si avrebbe un minor costo di 360 euro annui, per un salario di 20mila euro un minor costo del lavoro di 600 euro, per uno stipendio medio di 24 mila euro si avrebbe un minor costo strutturale di 720 euro l’anno, per uno di 35 mila euro il risparmio di 1.050 euro annui. Il segretario confederale della Uil aggiunge che il tema dell’alto costo del lavoro è legato non solo ai contributi che gravano sugli stipendi, ma anche al peso delle imposte, considerando che questi “sovraccosti” incidono per 15.504 euro (il 45,4% del totale) su uno stipendio di 24mila euro, che ha un costo per l’impresa di 34.187 euro, mentre il netto che rimane in busta paga ammonta a 18.683 euro.
Le altre ipotesi in campo per i giovani
Tra le altre ipotesi che saranno discusse dopo la pausa estiva per i giovani c'è l'introduzione della pensione di garanzia, uno zoccolo duro al di sotto del quale non è possibile scendere per assicurare ai giovani con carriere precarie un reddito sufficiente per vivere la vecchiaia. Il tema sarà al centro del prossimo confronto con la parte sindacale agli inizi di settembre. Nei giorni scorsi è rimbalzata anche la notizia di un riscatto gratuito del periodo di laurea per agevolare il raggiungimento della pensione. Secondo fonti vicine all'esecutivo l'ipotesi è però piuttosto remota.
Documenti: Lo studio della Uil