Boeri, Nessun incentivo economico ai medici Inps alla revoca dell'invalidità civile
In una lettera ai cittadini firmata dal Presidente Tito Boeri, l'Istituto rigetta le accuse formulate nei giorni scorsi da alcune testate nazionali. Nessun privato interesse economico guida i medici nella valutazione e nella programmazione delle visite di verifica della permanenza dello stato invalidante.
Il Presidente ricorda che una sentenza del Consiglio di Stato ha imposto di fissare obiettivi specifici anche per i medici e che per dare seguito a questo orientamento l'Inps ha introdotto, tra l'altro, un indicatore legato al contributo alla riduzione del debito pubblico in termini di "Revoche Prestazioni invalidità civile", "Visite mediche di controllo" e "Azioni Surrogatorie". Questo indicatore incide su meno del 2% della retribuzione dei medici ed è valutato a livello regionale.
Ciò significa che concorrono al risultato tutti i medici della regione rendendo impossibile per un singolo professionista incidere col proprio comportamento sul risultato e, dunque, sulla sua retribuzione attesa. L'inclusione tra gli obiettivi delle revoche può aver dato luogo ad equivoci e alimentato timori sull'imposizione per via amministrativa di criteri più restrittivi nell'accesso alle prestazioni socio-assistenziali dell'Istituto. Ma attenzione: le revoche di prestazioni di invalidità civile non sono legate alla fase di accertamento degli stati invalidanti, bensì ai casi in cui precedenti commissioni mediche ASL avessero riconosciuto il diritto "a termine", vale a dire prevedendo la necessità di riconvocare il malato ad una seconda visita di verifica per un possibile miglioramento della condizione di salute.
L'obiettivo di questo indicatore, spiega Boeri, vuole essere una leva gestionale per migliorare l'efficienza delle attività di revisione delle prestazioni legate all'invalidità civile, attraverso una migliore programmazione delle visite di verifica della persistenza degli stati invalidanti. Lo scopo è quello di effettuarle prima della scadenza della prestazione al fine di evitare l'eventuale pagamento di mensilità indebite. Negli scorsi anni si è, infatti, notato come l'aumento del numero di revoche in una data regione corrisponda ad una maggiore efficienza nella calendarizzazione delle visite, piuttosto che agli esiti delle stesse. Tale modalità gestionale si configura, inoltre, come fattore di deterrenza nei confronti di scorrette previsioni di rivedibilità, che spesso causano disagi agli assistiti e alle loro famiglie, provocando reiterate, inutili visite per coloro i quali presentano quadri clinici cronico-progressivi.
Non c'è pertanto - continua Boeri - un privato interesse economico che si scontra con il dovere professionale di agire secondo scienza e coscienza; c'è invece un incentivo collettivo a essere più efficienti e scrupolosi nella programmazione delle visite di verifica della permanenza dello stato invalidante.
Del resto, continua Boeri, è fortemente lesiva della professionalità dei medici Inps anche solo ipotizzare che possano violare il codice deontologico interpretando questi obiettivi come un incentivo a revocare prestazioni in essere, anche quando questa scelta non è giustificata dall'evoluzione del quadro clinico. Il codice deontologico ha da sempreispirato ogni giudizio medico legale dell'Istituto. Di questo comportamento i nostri medici rispondono di fronte alla giustizia penale e civile e allo stesso Ordine dei Medici da cui non abbiamo mai avuto segnalazioni di comportamenti non corretti.
Boeri ricorda, infine, che, da inizio anno, quando è stato introdotto tale indicatore, non c'è stato alcun aumento delle revoche delle prestazioni. Al contrario, la percentuale di revoche nei primi sette mesi del 2018 si è ridotta dell'1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente mentre è aumentata quella di riscontrati peggioramenti dello stato di salute che danno luogo ad aumenti dei benefici.