Jobs act, possibile un accordo sull'articolo 18
"Dal primo di gennaio del 2015 le regole sul lavoro devono essere radicalmente cambiate". E' quanto ha annunciato il primo ministro Matteo Renzi nell'incontro che si è tenuto lunedì con gli industriali a Brescia. Per portare a casa questo risultato aumentano le probabilità che l'esecutivo faccia ricorso al voto di fiducia (anche se il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ieri ha fatto intendere che la questione non è stata ancora decisa). Pesa in particolare la posizione contraria della minoranza Dem che mira ad ottenere una modifica del testo approvato in Senato e dunque un allungamento dei termini di approvazione del provvedimento.
La minoranza Pd chiede di esplicitare nel testo della delega i 4 punti contenuti nell'ordine del giorno approvato nelle scorse settimane dalla direzione nazionale del Partito Democratico. In primo luogo c'è la modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: la minoranza preme per ottenere che la reintegra venga confermata dei casi più gravi di licenziamenti disciplinari. Poi c'e' la riduzione delle forme contrattuali sulla quale si chiede l'esatta individuazione delle tipologie da sfoltire, come i co.co.pro.
A suscitare il mal di pancia alla minoranza c'è anche l'assenza di adeguate garanzie sulle risorse per finanziare la riforma degli ammortizzatori sociali: "è necessario chiarire che i due miliardi previsti con la legge di stabilità siano aggiuntivi rispetto a quelli previsti per il prossimo anno perché altrimenti la norma non farebbe altro che confermare l'importo dell'anno precedente" ha indicato Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati.
Tra i nodi da risolvere c'è poi quello relativo alla cassa integrazione straordinaria su cui dovrà essere chiarito se l'ammortizzatore continuerà ad applicarsi anche alla parte del ramo d'azienda non cessato, che riprende l'attività.
Per evitare una terza lettura ed uno scontro tra maggioranza renziana e minoranza Pd, Damiano, assieme a Lorenzo Guerini vice del Pd potrebbero tuttavia mettere in votazione un ordine del giorno piuttosto che una modifica al testo del Jobs act, contenente le misure a cuore della minoranza Pd. L'ordine del giorno, infatti, potrebbe essere qualcosa di appetibile e digeribile da tutte le parti in causa ed evitare, così, che il governo ponga la questione di fiducia al testo esacerbando lo scontro all'interno del Partito Democratico. L'ordine del giorno conterrebbe, tuttavia, il riferimento ai licenziamenti disciplinari votati all'ultima direzione del Pd per i quali articolo 18 sussisterebbe comunque.
Zedde