Lavoro, Fondi di solidarietà anche per gli studi professionali
Grazie all'accordo 3 ottobre 2017 anche per i dipendenti degli studi professionali si profila la possibilità di fruire di prestazioni erogate dai fondi di solidarietà bilaterali.
Il decollo della solidarietà negoziale sarà possibile una volta che il ministero del Lavoro avrà adottato il relativo decreto ministeriale e l'Inps avrà incardinato il relativo Fondo. Attualmente i lavoratori degli studi professionali restano soggetti alla tutela del Fondo di Integrazione salariale (FIS) creato dalla Riforma del Jobs Act (Dlgs 148/2015). A illustrare l'operatività del sistema di welfare negoziale è il documento del consiglio nazionale dei dottori commercialisti pubblicato ieri.
Il welfare bilaterale. Nel settore degli “studi professionali”, l’origine della bilateralità risale al CCNL sottoscritto il 3.5.2006 tra Confprofessioni, Confedertecnica, Cipa, Filcams ‐ CGIL, Fisascat ‐ CISL e UILTuCS ‐ UIL di cui l'intesa del 3 ottobre scorso ne è la sua naturale evoluzione per tenere conto delle integrazioni richieste dal Jobs Act. Il bilateralismo degli studi professionali istituito dal CCNL del 3.5.2006 ruota intorno a E.Bi.Pro. (l’Ente bilaterale per gli studi professionali), organismo chiamato ad operare in ambiti strategici come la tutela della sicurezza e della salute sul lavoro, la formazione, la conciliazione dei tempi di vita e lavoro e, per quanto qui di specifico interesse, il sostegno al reddito. L’azione di E.bi.Pro. è affiancata da quella di altri organismi paritetici come Cadiprof (Cassa di assistenza sanitaria integrativa per i lavoratori) e Fondoprofessioni (Fondo interprofessionale per la formazione continua). Gli organismi del sistema bilaterale contrattuale operano in sinergia per la più ampia tutela degli addetti del settore, ma ciascuno con una propria specificità funzionale.
Il FIS. Nelle more dell'avvio del nuovo sistema di solidarietà, i dipendenti degli studi professionali con più di cinque dipendenti, sono inclusi nel perimetro di applicazione del FIS, il fondo di integrazione salariale che dal 1° gennaio 2016 ha assorbito il Fondo residuale. La scelta di limitare l’operatività del fondo ai datori di lavoro con una consistenza occupazionale oltre i cinque dipendenti contraddice la finalità di estensione delle tutele in costanza di rapporto in chiave universalistica, spiegano nel rapporto.
Tale soglia, crea disparità evidentissime nel mercato del lavoro, soprattutto in considerazione dell’esclusione dei soggetti operanti in ambiti merceologici in cui insistono prevalentemente micro organizzazioni di lavoro, come, per l’appunto, quello delle attività professionali. In proposito, quale dato sufficientemente esemplificativo, basti considerare che, nel territorio italiano, il 76% degli studi professionali dei dottori commercialisti e esperti contabili ha meno di 6 addetti (1‐5 addetti); il 15,7% da 6 a 10 (medie dimensioni); l’8,3% oltre i 10 (grandi dimensioni). In termini di addetti, pertanto, la professione si caratterizza oggi per la presenza di piccoli studi privi di ammortizzatori sociali di matrice pubblica nei casi di sospensione e riduzione dell’orario di lavoro. Tale situazione potrà essere superata con il decollo del nuovo fondo di solidarietà bilaterale.