Lavoro, Ok alla decontribuzione per la parità di genere
Adottato il decreto del Ministero del Lavoro che riconosce uno sgravio contributivo dell'1%, per un massimo di 50 mila euro annui, ai datori di lavoro in possesso di certificazione della parità di genere.
Disco verde agli sgravi contributivi per le aziende in possesso della certificazione della cd. parità di genere. Potranno accedere ad uno sgravio contributivo dell'1% della contribuzione datoriale loro dovuta entro un massimo di 50 mila euro annui per azienda a partire dal 2022. Lo stabilisce il decreto del ministero del lavoro 20 ottobre 2022 apparso ieri nella sezione pubblicità legale del sito del dicastero con cui dà attuazione a quanto stabilito dall’articolo 1, co. 276 della legge n. 178/2020 (legge di bilancio 2021).
Parità di Genere
La disposizione da ultimo citata, infatti, reca due misure per promuovere l’occupazione femminile nell’ambito degli obiettivi del Pnrr: a) uno sgravio contributivo, a decorrere dall’anno 2022, in favore delle aziende private che abbiano conseguito la cd. «certificazione di parità di genere» per il periodo di validità della stessa certificazione entro un limite di 50 milioni di euro annui; b) interventi finalizzati alla promozione della parità salariale di genere e della partecipazione delle donne al mercato del lavoro da realizzare, a decorrere dal 2022, mediante il Fondo per il sostegno alla parità di genere del MdL entro un limite di 2 milioni di euro annui.
La legge 162/2021, integrando il codice delle pari opportunità (dlgs 198/2006), ha istituito la «certificazione della parità di genere» che si ottiene in base ai parametri stabiliti dal dpcm 29 aprile 2022 (norma Uni 125:2022) e rilasciata dagli organismi di valutazione accreditati ai sensi del regolamento (CE) 765/2008 (Accredia è l'ente nazionale di riferimento).
Via libera agli incentivi
Il decreto pubblicato ieri dà il via libera all'esonero contributivo dell'1%, nel limite di 50mila euro annui per azienda. Sono escluse le pubbliche amministrazioni. Per esser ammesse, le aziende devono possedere la certificazione di genere e devono presentare, per il tramite del rappresentante legale, di un delegato o dei soggetti intermediari (consulenti del lavoro, etc.), in via telematica, una domanda all'Inps secondo termini e modalità che saranno fissati dallo stesso istituto con proprie istruzioni.
Le domande sono verificate dall'Inps e ammesse al bonus per l'intero periodo di validità della certificazione. Ai fini della verifica dei requisiti, il dipartimento pari opportunità comunica periodicamente all'Inps i nominativi delle aziende che hanno ottenuto la certificazione. Inoltre, la fruizione dell'esonero è subordinata al rispetto delle condizioni di cui all'art. 1, comma 1175, della legge 296/2006 (rispetto dei contratti collettivi, Durc, etc.) e all'assenza di provvedimenti di sospensione dei benefici contributivi dell'Ispettorato nazionale del lavoro.
Per favorire il più ampio accesso all'esonero il decreto stabilisce che, qualora le risorse stanziate (50 milioni di euro annui) dovessero risultare insufficienti in relazione al numero di domande ammesse, l'incentivo sarà proporzionalmente ridotto.
Promozione della parità di genere
Il provvedimento prevede altresì che, in attuazione dell'articolo 1, comma 138, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, ulteriori interventi finalizzati alla promozione della parità salariale di genere e della partecipazione delle donne al mercato del lavoro siano realizzati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in collaborazione con l'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche (INAPP) e in accordo con il Dipartimento per le Pari Opportunità che ne assicurerà la coerenza rispetto al Piano strategico nazionale per la parità di genere.