Politiche Attive, Il ministero del Lavoro ritira la circolare per i migranti
Il documento di prassi sugli extracomunitari è stato congelato a seguito di alcuni rilievi giuridici sul concetto di residenza. C'è il rischio di discriminazione.
La questione
La circolare congiunta con il ministero del Lavoro 10569 del 27 agosto aveva, infatti, chiarito che per i cittadini stranieri non Ue regolarmente soggiornanti e titolari di un permesso di soggiorno che consente l’esercizio di un’attività lavorativa o anche in attesa del rilascio o del rinnovo del permesso di soggiorno, è richiesta la dimostrazione del requisito della residenza, ai sensi del sopra citato articolo 11, comma 1 del d.lgs. 150/2015, ai fini dell’accesso ai servizi e alle misure di politica attiva del lavoro. Al pari di quanto chiesto ai cittadini italiani o comunitari. Con la stessa circolare veniva però fornita una interpretazione diversa per i cittadini stranieri richiedenti e titolari di protezione internazionale, per i quali il requisito della residenza sarebbe soddisfatto dalla presenza di un luogo di dimora abituale, individuato nel centro o nella struttura di accoglienza, che consente l'iscrizione all'anagrafe comunale con il rilascio di un codice fiscale provvisorio. In questo modo, ai richiedenti asilo sarebbe stata riconosciuta la possibilità di svolgere attività lavorativa e di accedere ad altre misure di politica attiva del lavoro, come i tirocini formativi e le doti lavoro eventualmente previste. Successivamente però il concetto di residenza è stato allentato con riferimento ai cittadini comunitari soggiornanti in Italia generando, pertanto, un rischio di discriminazione rispetto ai cittadini extracomunitari che non hanno chiesto la protezione internazionale ma risultino legalmente soggiornanti in Italia. Il risultato è che la Circolare congiunta Anpal - Ministero del Lavoro è stata ritirata e non si sa quando sarà licenziata nella sua versione definitiva.