Legge stabilità 2015, confronto su quota 96, anticipo Tfr e pubblico impiego
Possibile la soluzione della vicenda che vede protagonisti i 4 mila docenti e personale Ata della scuola. Si va verso lo sblocco degli scatti per il personale del comparto difesa e sicurezza. Retribuzioni ancora al palo per gli altri dipendenti pubblici.
Kamsin Nella manovra ci sarà anche un pacchetto di misure sul pubblico impiego e sulle pensioni. E' quanto si apprende da diverse agenzie di stampa che citano fonti vicine a Palazzo Chigi. Secondo quanto ha anticipato il Corriere della Sera la manovra potrebbe prevedere un taglio del 3% delle retribuzioni dei dirigenti pubblici. Praticamente sicuro invece lo stop al blocco degli scatti per il personale del comparto sicurezza, mentre - molto probabilmente - il blocco sarà prorogato per gli altri dipendenti pubblici, "anche se su questo punto è in corso un confronto tra i ministeri dell'Economia e della Pubblica amministrazione".
Secondo il Sole24Ore la manovra conterrà anche la soluzione alla questione delle uscite degli insegnanti con «quota 96» sulla quale si sta concludendo la valutazione tecnica da parte del Ministero dell'Economia. Mentre sullo stop alle penalizzazioni sino al 2017 per i lavoratori che hanno perfezionato i 42 anni e 6 mesi di contributi ma non hanno ancora raggiunto i 62 anni la partita è ancora aperta. Si tratta queste di due misure "critiche" sulle quali il Governo aveva fatto una brutta figura la scorsa estate quando fu costretto a stralciarle in fretta e furia dal decreto legge 90/2014 sotto i rilievi della Ragioneria Generale dello Stato.
I tecnici dell'Economia stanno lavorando anche all'altra misura annunciata da Renzi nelle scorse settimane. Si tratta dell'inserimento del Tfr in busta paga. Con il trascorrere delle ore aumentano le chances che questa misura possa trovare posto nella "stabilità". «Al 90 per cento riusciamo a realizzarla con la legge di Stabilità», dicono gli esperti del governo che hanno in mano il dossier. Che il nodo sia solo tecnico lo sottolinea anche il fatto che Renzi ha incassato anche il via libera delle piccole imprese industriali. Sembra che ci sia anche la disponibilità delle banche a "sostituire" il Tfr con un credito a tassi agevolati.
Le banche, dunque, anticiperanno i soldi al lavoratore interessato e le aziende li restituiranno alle banche una volta che quel lavoratore cesserà il rapporto. L'ipotesi di un intervento della Cassa depositi e prestiti sembrerebbe meno probabile. Ci sono poi altre due questioni di non semplice soluzione. L'operazione Tfr non dovrà compromettere la stabilità del sistema dei fondi pensionistici integrativi. È possibile che i lavoratori che hanno optato per destinare il proprio Tfr nei fondi possano essere esclusi, ma questo genererebbe una differenza di opportunità. Ci sono poi quei circa 6 miliardi di euro che le aziende con più di 50 dipendenti versano a un fondo dell'Inps anziché tenerli come autofinanziamento.
Non ci dovrebbero essere invece problemi per la proroga dell'ecobonus del 65% e del bonus del 55% per le ristrutturazioni edilizie. Le due agevolazioni avranno una durata triennale ma dal 2016 dovrebbero gradualmente ridursi.
Zedde