Manovra 2024, Dietrofront sulla flessibilità in uscita
Le prime bozze del ddl di bilancio sconfessano le indicazioni della scorsa settimana formulate da Palazzo Chigi. Spunta una Quota 104 con penalizzazioni, finestre mobili più lunghe e nessuna sostituzione concreta per Opzione Donna. Rimodulate le fasce di indicizzazione delle pensioni il prossimo anno.
All’interno della manovra economica che il Governo ha licenziato la scorsa settimana e che la Premier ha definito “seria e realistica, che non disperde le risorse ma le concentra su grandi priorità“ la parte che riguarda la previdenza ha destato parecchie perplessità e ha stravolto quelle che erano le aspettative dei lavoratori italiani. Si sapeva da parecchio tempo che a causa della difficile situazione economica non ci sarebbero stati stravolgimenti il prossimo anno sulla previdenza e che il 2024 sarebbe stato un anno interlocutorio in attesa della riforma strutturale da attuare nell’anno 2025 ma, le stesse parole pronunciate dal Ministro Giorgetti durante la conferenza stampa seguita all’approvazione della manovra da parte del Consiglio dei Ministri sul fatto che l’accesso al pensionamento anticipato sarebbe stato molto più restrittivo rispetto alla situazione attuale, hanno destato molto stupore.
Quota 104
Non è ancora disponibile il testo definitivo ma da indiscrezioni pare che ci sarà una mezza rivoluzione. Quello che pareva certo vale a dire la riconferma di Quota 103 diventerebbe una Quota 104 (41 anni di contributi sommati ad un’età anagrafica di 63 anni) con una penalità legata alle anzianità maturate sino al 31 dicembre 1995 (cioè soggette al calcolo retributivo). Confermato l'incentivo al posticipo del pensionamento. Alla prestazione, inoltre, verrebbero ampliate le finestre mobili: dagli attuali tre mesi si passerebbe a sei mesi per i lavoratori del settore privato; dagli attuali sei mesi a nove mesi per i dipendenti pubblici.
OD
Opzione Donna verrebbe confermata con le restrizioni attuali (cioè solo caregivers, invalidi 74% e disoccupate) a condizione che siano stati raggiunti 61 anni e 35 anni di contributi al 31 dicembre 2023. Restano le riduzioni di un anno del requisito contributivo per ogni figlio sino ad un massimo di due anni.
Ape Social
L'Ape Sociale viene prorogata sino al 31 dicembre 2024 ma sale il requisito anagrafico: in luogo degli attuali 63 anni si potrà accedere allo strumento con almeno 63 anni e cinque mesi. Salta, inoltre, l'ampliamento delle categorie di lavoratori gravosi riconosciute dalla legge n. 234/2021 nel biennio 2022-2023. L'assegno è sempre calcolato col sistema misto ma con le limitazioni dell’importo massimo a 1.500 euro lorde mensili, senza tredicesima e senza gli adeguamenti dovuti all’inflazione fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia a 67 anni.
Giovani
Per i contributivi puri, cioè i soggetti privi di anzianità al 31.12.1995 viene eliminato il limite di 1,5 volte l’assegno sociale per l’accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 anni di contributi ma viene inserito un limite più alto di 3,3 volte l’assegno sociale rispetto ai 2,8 attuali per accedere alla pensione a 64 anni e 20 anni di contributi.
Indicizzazioni
Alcune modifiche sul fronte indicizzazione. Confermata la rivalutazione piena (100% dell'indice ISTAT) sino a 4 volte il trattamento minimo; quelli tra 4 e 5 volte si vedranno riconoscere il 90% del tasso di inflazione (contro l'85% attualmente previsto); ci sarebbe invece una riduzione degli assegni più elevati, oltre 10 volte il trattamento minimo, che attualmente si vedono riconoscere il 32% dell'indice ISTAT: nel 2024 la percentuale scende al 22%.
Tutti questi condizionali sono d’obbligo perché ancora una bozza definitiva non è stata rilasciata e presumibilmente prima dell’arrivo del testo in Senato ci saranno alcune lievi modifiche. In particolare, lo scontro è tra la Lega di Salvini che ha promesso molto in campagna elettorale e teme di perdere consensi in vista delle elezioni europee del 2024 e la Meloni che non vuole fare interventi sostanziali sulla Fornero per non irritare l’UE che da sempre è favorevole alla legge votata dal governo Monti.