Pensioni, Ecco i possibili correttivi sull'APE sociale
La prossima settimana il confronto tra Governo e sindacati farà il punto sulle risorse stanziate per gli anticipi pensionistici. Allo studio una riduzione dei requisiti contributivi per le donne.
Dunque si potrebbe passare dai 30 anni ai 28 o 27 anni di contributi (sempre unitamente ad un requisito anagrafico di almeno 63 anni). Altra misura sulla quale dovrebbe esserci un'intesa è l'apertura all'Ape sociale e al pensionamento con 41 anni di contributi ai lavoratori disoccupati (a seguito di licenziamento o per dimissioni per giusta causa) che non abbiano avuto accesso agli ammortizzatori sociali per mancanza dei requisiti o per scadenza del termine di presentazione della relativa domanda. L'obiettivo sarebbe quello di correggere la svista contenuta nella legge di bilancio 2017 che non aveva regolato tale ipotesi; il Governo, come noto, aveva provato a sistemare con i due decreti attuativi sull'APE social e sui precoci ma poi il Consiglio di Stato li aveva bocciati per mancanza della relativa copertura legislativa. In questo modo, peraltro, si allineerebbe la norma a quanto prevede il testo del decreto legislativo sul reddito di inclusione approvato la scorsa settimana in via definitiva da Palazzo Chigi che dispone espressamente, tra l'altro, la concessione del REI ai lavoratori ultra55enni in condizione di bisogno economico che siano in stato di disoccupazione per licenziamento ancorchè non abbiano avuto accesso agli ammortizzatori sociali.
Non pare invece in agenda un'apertura dell'APe social ai lavoratori in stato di disoccupazione a seguito della scadenza naturale del contratto a termine, nè ai lavoratori autonomi che hanno cessato in via definitiva l'attività commerciale. Un punto che dovrebbe essere chiarito riguarda invece la concessione degli anticipi ai collaboratori iscritti alla gestione separata che abbiano avuto accesso alla Dis-Coll a seguito della perdita involontaria del rapporto di collaborazione.
Il nodo risorse
L'altra questione riguarda le risorse. Tanto l’APE sociale che il pensionamento con 41 anni di contributi infatti, non è un diritto soggettivo, come la pensione, ma un beneficio che viene riconosciuto solo entro i limiti annuali di spesa previsti dalla legge di Bilancio per il 2017. Pertanto, le domande di APE sociale sono accolte solo entro il limite di 300 milioni di euro per l'anno 2017 (con un finanziamento prima crescente sino ai 647 milioni per l'anno 2019 e poi decrescente, sino a sparire del tutto dopo il 2023). Un simile vincolo di bilancio è previsto anche con riferimento al pensionamento con 41 anni di contributi. Al fine di consentire all’INPS di monitorare il rispetto dei limiti di spesa, i lavoratori interessati hanno quindi dovuto preliminarmente presentare una domanda ( “di riconoscimento delle condizioni di accesso al beneficio”) così da consentire all’Istituto, prima di procedere all’accoglimento della domanda vera e propria, di verificare la sussistenza dei requisiti di legge.
Venuto a scadenza, alla data del 15 luglio 2017, il primo termine previsto, l’INPS ha comunicato che si tratta di 66.409 domande e quindi di un numero di poco superiore (circa il 10%) ai fondi che si sono accantonati nel bilancio dello Stato per l’anno in corso. Il confronto dovrà ora chiarire se stanziare ulteriori fondi per garantire l'accesso tempestivo alle misure ed evitare che taluni lavoratori vedano slittare la data di andata in pensione e poi stabilire se l'Ape sociale potrà essere prorogata anche dopo il 31 dicembre 2018 (per i precoci, invece, la pensione anticipata con 41 anni di contributi è strutturale).