Pensioni, Ecco le misure in arrivo nel 2024
Salta ancora una volta una riforma complessiva della previdenza pubblica obbligatoria. Nella legge di bilancio si va verso la conferma del mix di misure temporanee: Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale.
Nel 2024 si va verso la proroga delle misure tampone sulle pensioni. Nonostante la ripresa del confronto tra governo e sindacati nella legge di bilancio 2024 non ci saranno risorse sufficienti per una riforma complessiva e più ragionata della previdenza pubblica obbligatoria. Il prossimo anno, pertanto, la manovra si limiterà a confermare il mix di strumenti di flessibilità in uscita già attualmente vigenti.
Pensione Q103
L’ipotesi più accreditata vede la riconferma di Quota 103, la cd. «pensione anticipata flessibile», che consente di lasciare il lavoro in presenza di 62 anni di età e 41 anni di contribuzione. La prestazione è assistita da un tetto alla pensione (che dura fino a 67 anni): 2.818,65 euro, cioè cinque volte il minimo mensile Inps. Chi, avendo i requisiti, non opta per l’uscita anticipata può ottenere un incentivo in busta paga (sino al 67° anno). La misura, come noto, scade a fine anno ed il Governo avrebbe mostrato la volontà di rinnovarla sino al 31 dicembre 2024.
Regime Sperimentale Donna
Si confida un ripensamento nella legge di bilancio. Quest’anno, infatti, lo scivolo previsto per le sole donne lavoratrici dipendenti o autonome ha subito una serrata: ne hanno potuto fruire solo lavoratrici caregiver o con invalidità non inferiore al 74% o licenziate o dipendenti da aziende in crisi. Nel 2023 dà possibilità di andare in pensione a chi al 31 dicembre 2022 ha maturato 35 anni di contributi e un'età non inferiore a 60 anni, ridotta a 58 anni a licenziate o dipendenti da aziende in crisi o, se caregiver o invalide non inferiori al 74%, con almeno due figli (59 anni con un figlio). E’ presta una finestra mobile di 12 mesi per le dipendenti e di 18 mesi per le autonome. Per il 2024 i sindacati hanno chiesto a gran voce la riapertura a tutte le donne, senza paletti occulti, come avveniva in passato.
Ape social
E’ uno strumento di accompagnamento alla pensione di vecchiaia (67 anni) per i soggetti in particolari profili di tutela (disoccupati, invalidi, caregivers e addetti a mansioni gravose) con almeno 63 anni d'età, mediante erogazione di un sussidio mensile pari alla misura della pensione maturata al momento della domanda entro un massimo di 1.500 euro non rivalutabili annualmente. Per l’accesso occorre possedere, tra l’altro, almeno 30 anni di contributi (36 anni per chi ha svolto mansioni gravose), aver cessato l'attività; non avere una pensione diretta. Ape Sociale scade a fine anno ed anche qui il Governo ha mostrato la volontà di estenderla sino al 31 dicembre 2024 ragionando anche circa l’apertura a nuove figure professionali.
Perequazione
Infine c’è il nodo rivalutazione. A gennaio 2024 scatterà il conguaglio su quella riconosciuta provvisoriamente ad inizio anno (7,3% in luogo dell’8,1% definitivo) più quella provvisoria per l’anno corrente che dovrebbe attestarsi intorno al 6%. Per temperare gli effetti sulle casse pubbliche quest’anno il Governo ha inciso la rivalutazione delle pensioni superiori a 4 volte il minimo inps riducendo le fasce di perequazione e archiviando il meccanismo di rivalutazione progressiva. Per tutelare gli assegni inferiori al minimo è stata anche riconosciuta una rivalutazione straordinaria (cioè aggiuntiva rispetto al 7,3%) pari al 6,4% per i pensionati ultra 75enni e dell’1,5% per gli altri che ha portato la minima per i primi a 600€ al mese. Nel 2024 il citato meccanismo dovrebbe continuare a trovare applicazione con solo una differenza: la rivalutazione straordinaria per i pensionati con assegni non superiori al minimo scenderà al 2,7% per tutti i pensionati (sia ultra che infra 75enni).