Pensioni, Ecocert in arrivo anche per i dipendenti pubblici
I chiarimenti in un documento dell’Inps. Estesa la sperimentazione per il rilascio dell’estratto conto certificato per i lavoratori dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Termine entro 55 giorni dalla data di domanda
L’Estratto conto Certificato (Ecocert) raggiungerà sempre più dipendenti pubblici. L’Inps, infatti, avvisa con messaggio n. 1727/2023 che il documento sarà a breve disponibile anche a favore dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni (ex-Inpdap), cioè dipendenti degli enti locali, sanità, personale civile e militare dello stato e ai territori delle direzioni regionali di Piemonte, Emilia-Romagna, Marche, Campania, Napoli e Sicilia. Il termine del rilascio sarà di 55 giorni dalla data della domanda.
Ecocert è un documento essenziale per non avere sorprese spiacevoli al momento del pensionamento presso l’Inps. In quanto certifica i periodi temporali, il tipo di contribuzione versata (obbligatoria, figurativa, volontaria o da riscatto) e l’entità della relativa retribuzione utile ai fini della misura della pensione. Sino ad oggi Ecoert è stato disponibile solo per i lavoratori del settore privato (assicurazione generale obbligatoria, gestione separata, fondi speciali e fondo ferrovie). Sono rimasti esclusi i dipendenti del settore pubblico (Ex-Inpdap) e i lavoratori iscritti al fondo quiescenza Poste.
Negli ultimi anni, tuttavia, l’Inps ha iniziato ad includere anche il settore pubblico. E’ partito, in tal senso, un progetto sperimentale che ha visto l’emissione dell'EcoCert cinque sedi territoriali dell'Inps (Asti, Avellino, Macerata, Messina e Ravenna) con esclusivo riferimento agli iscritti a Cpdel (cassa pensioni dipendenti enti locali) e Cps (cassa pensioni sanitari). Ora la sperimentazione si estende: saranno coinvolti anche gli iscritti alla Ctps (cassa trattamenti pensionistici dei dipendenti dello stato), Cpi (cassa pensioni insegnanti) e Cpug (cassa pensioni ufficiali giudiziari) e ai territori delle direzioni regionali di Piemonte, Emilia-Romagna, Marche, Campania, Napoli e Sicilia.
Per il pubblico impiego l’estensione va salutata con favore anche per via delle nuove norme sulla prescrizione dei contributi. Infatti, dal 1° gennaio 2020, anche i contributi nelle ex gestioni Inpdap si prescrivono dopo cinque anni (come nelle gestioni private): trascorso il termine, il datore di lavoro non può più versare i contributi, cioè non può regolarizzare i versamenti omessi. In tal caso, dovrà ripagare il lavoratore mediante la costituzione di una rendita vitalizia (legge 1338/1962) e ciò, per il lavoratore, significa non poter usare quei contributi (prescritti) per la pensione.
Le nuove norme hanno effetti diversi in base alla cassa di iscrizione. Se iscritto a Cpdel, Cps, Cpug e Ctps, il lavoratore comunque è tutelato perché le contribuzioni denunciate dopo il 31 dicembre 2019, ma riferite a periodi antecedenti cinque anni, cioè oltre la prescrizione, comunque sono accreditate sulla posizione contributiva del lavoratore, dunque utilizzabili per la pensione. Per gli iscritti alla Cpi, inclusa la cassa degli insegnanti delle scuole primarie paritarie (pubbliche e private), degli insegnanti di asili e di scuole dell'infanzia comunali valgono, invece, le nuove regole.
Si ricorda che le nuove regole non sono ancora a regime, perché è stata più volte rinviata l'entrata in vigore. Da ultimo con la legge 14/2023, conversione del dl 198/2022 (Milleproroghe), disapplicando fino al 31 dicembre 2023 i termini di prescrizione dei contributi dovuti ai fondi ex-Inpdap per periodi fino al 31 dicembre 2018.