Pensioni, Ok agli aumenti del 7,3% dal 1° gennaio 2023
In Gazzetta Ufficiale il Dm che sancisce la maxi rivalutazione del 7,3% dal 1° gennaio 2023 delle pensioni erogate dall’INPS. Ma c’è il rischio taglio con la legge di bilancio.
In arrivo i maxi aumenti per le pensioni. Dal 1° gennaio 2023, saliranno del 7,3% per via della consueta operazione di rivalutazione. Lo stabilisce il decreto 10 novembre 2022 del ministero dell’Economia concertato con quello del Lavoro apparso in Gazzetta Ufficiale sabato scorso (G.U n. 271 del 19 novembre 2022). Si tratta del maggiore incremento da oltre 20 anni a questa parte a causa della straordinaria crescita dell’inflazione registrata nel 2022. L’adeguamento porterà le minime a 563,73€ dal 1° gennaio 2023 e gli assegni sociali da 460,28€ a 493,88€.
La perequazione
Si tratta dell’ordinaria rivalutazione annuale degli importi di tutte le pensioni, al fine di adeguarli al costo della vita per proteggere il loro potere d'acquisto, almeno in parte, dall'erosione dovuta all'inflazione. Viene effettuata ogni anno in via provvisoria in base all’indice Istat registrato nei primi nove mesi dell’anno corrente salvo conguaglio, in base all’indice definitivo, da effettuarsi l’anno successivo. Il decreto appena pubblicato fissa l’adeguamento provvisorio da applicarsi alle pensioni da pagare dal 1° gennaio 2023 in misura pari al 7,3% salvo, per l’appunto, conguaglio da applicarsi dal 1° gennaio 2024, in base all'indice definitivo.
Gli anticipi
Il decreto Aiuti-bis ha introdotto due misure a favore dei pensionati: un anticipo della rivalutazione pari al 2% dei ratei spettanti nell'ultimo trimestre 2022 se d’importo lordo entro i 2.692 euro; e l'anticipo al 1° novembre del conguaglio della perequazione dovuto per l'anno 2022, con riconoscimento della rivalutazione dell'1,9% (il conguaglio-aumento è stato dello 0,2%). Pertanto dal 1° gennaio 2023 i pensionati che hanno già ricevuto l’anticipo del 2% nell’ultimo trimestre 2022 riceveranno solo il residuo del 5,3%.
Le fasce
La rivalutazione non è applicata in misura uguale per tutte le pensioni, ma variabile a seconda di tre fasce di appartenenza in cui ricade l'assegno oggetto di rivalutazione: 100% dell’inflazione per gli assegni compresi entro le 4 volte il trattamento minimo; 90% per quelli compresi tra 4 e 5 volte il Tm (quindi del 6,57%) e del 75% per quelli superiori a 5 volte il predetto Tm (quindi del 5,475%). La legge di bilancio 2023 per recuperare risorse potrebbe rivedere le percentuali di rivalutazione degli assegni superiori a 4 volte il Tm riducendo il tasso di rivalutazione «effettivo».
Documenti: DM 10 novembre 2022