Pensioni, per gli statali riposo forzato a 65 anni
I dipendenti statali e pubblici che abbiano raggiunto i requisiti pensionistici entro l'anno 2011 e hanno perfezionato i 65 anni di età, dovranno andare in pensione forzatamente e senza possibilità di ripensamenti salvo che l'amministrazione di appartenenza non gli conceda, ma ormai è solo una remota possibilità, il trattenimento in servizio fino a 67 anni.
Molti alti funzionari e dirigenti vivono infatti pensionamento come un dramma da ritardare il più possibile. Ma tra le varie norme e regole che si sono susseguite in questi ultimi anni chi ha raggiunto i requisiti entro il 2011, ritenuto fortunato da molti altri, si trova obbligato a lasciare il posto di lavoro al raggiungimento dei 65 anni di età.
"Vittime" della novità sono i dipendenti pubblici uomini e donne che hanno raggiunto, entro il 31 12 2011, la quota 96 (cioè i vecchi 61 anni di età e 35 di contributi o i 60 anni di età e 36 di contributi) oppure 40 anni di contributi; e, solo per le donne, 61 anni di età e 20 di contributi.
Se non sono stati ancora raggiunti i 65 anni di età si può ancora scegliere se rimanere sul lavoro o andare in pensione. Però una volta raggiunti 65 anni di età l'amministrazione pubblica di appartenenza dovrà porre in quiescenza il dipendente. Sempre però tenendo in considerazione che la percezione della pensione sarà posticipata di 12 mesi dalla data del perfezionamento del requisito (restano infatti in vigore le finestre mobili in quanto i requisiti sono stati perfezionati con la vecchia disciplina). Finestra che dovrà essere tenuta in debita considerazione dalla pubblica amministrazione prima di poter procedere alla risoluzione del rapporto lavorativo.