Pensioni, Stop ai vecchi sconti per invalidi e non vedenti
Le deroghe previste dalla Riforma Amato in favore dei lavoratori invalidi e non vedenti non si applicano più a chi ha iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996. È forse tempo di rivedere queste norme discriminatorie?
La legge 503/92, nota come Riforma Amato, è stata una delle tappe fondamentali del sistema previdenziale italiano, fissando i nuovi requisiti per il pensionamento, innalzati rispetto al passato, ma mantenendo allo stesso tempo alcune deroghe, due in particolare per i lavoratori invalidi e i lavoratori non vedenti. La normativa ha riconosciuto loro alcune agevolazioni previdenziali, tra cui la possibilità di un pensionamento anticipato, tenendo conto dei loro bisogni specifici e delle loro condizioni di salute.
Le deroghe
L'articolo 1, comma 8, del D.lgs. 503/92 ha mantenuto la possibilità, per i lavoratori dipendenti del settore privato con un'invalidità pari almeno all'80%, valutata secondo i requisiti medico-legali della legge 222/84, di ritirarsi al raggiungimento di un'età anagrafica attualmente pari a 61 anni per gli uomini e 56 anni per le donne unitamente al possesso del requisito contributivo richiesto per la pensione di vecchiaia (20 anni). Qui i dettagli. La prestazione è assisista da un meccanismo di differimento nell'erogazione del primo rateo pensionistico pari a 12 mesi dalla maturazione dei requisiti.
L'art. 1, comma 6, del Dlgs n. 503/92 consente ai lavoratori non vedenti dipendenti del settore privato di pensionarsi al raggiungimento di un'età anagrafica di 56 anni gli uomini e 51 anni le donne unitamente al possesso di un requisito contributivo ridotto a dieci anni. Per i lavoratori autonomi il requisito anagrafico è aumentato di cinque anni (qui maggiori dettagli). La prestazione è assisista da un meccanismo di differimento nell'erogazione del primo rateo pensionistico pari a 12 mesi dalla maturazione dei requisiti (18 mesi gli autonomi). Queste deroghe consentono, in sostanza, ai suddetti lavoratori di mantenere inalterati i requisiti anagrafici e contributivi per il pensionamento vigenti al 31 dicembre 1992, nonostante le successive riforme abbiano aumentato tali requisiti per la generalità dei lavoratori. Tuttavia, c'è una data che segna un confine netto e ingiusto: il 1° gennaio 1996.
La data spartiacque: 1° gennaio 1996
Chi ha iniziato a lavorare prima del 1° gennaio 1996 ha potuto beneficiare di queste agevolazioni, ma chi è entrato nel mercato del lavoro successivamente e non ha nessun modo di riscattare o accreditare contribuzione in data anteriore, ne è stato escluso. Questo significa che i lavoratori con invalidità o non vedenti assunti dal 1996 in poi non solo subiscono un calcolo della pensione totalmente contributivo (come tutti i lavoratori), che di per sé è meno favorevole rispetto al sistema retributivo misto precedente, ma perdono anche e soprattutto il diritto a beneficiare delle agevolazioni concesse per le loro condizioni di salute.
Questa situazione genera una disparità palese e inaccettabile tra lavoratori invalidi di diversa generazione. Mentre chi ha avuto la fortuna di iniziare a lavorare prima del 1996 può contare su una pensione più vantaggiosa e su una serie di agevolazioni previdenziali, chi ha cominciato a lavorare dopo si trova in una condizione di svantaggio significativo.
Una Scelta Senza Giustificazione Sociale
La domanda sorge spontanea: quale logica giustifica una tale disparità? La condizione di salute e le difficoltà che derivano dall'invalidità o dalla cecità non cambiano magicamente in base all'anno in cui si è iniziato a lavorare. Allora perché una legge che dovrebbe tutelare i più vulnerabili crea invece divisioni ingiustificate?
È evidente che questa normativa è il risultato di scelte politiche che non hanno tenuto in debita considerazione le necessità dei lavoratori invalidi e non vedenti. La deroga stabilita dalla L. 503/92, limitata a chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, sembra più una questione di bilancio che di equità e giustizia sociale.
Il Bisogno di una Revisione Urgente
È tempo che il legislatore riveda questa norma e che garantisca a tutti i lavoratori con invalidità e cecità la possibilità di beneficiare delle stesse agevolazioni, indipendentemente dalla data di inizio della loro carriera lavorativa. Non possiamo accettare che le condizioni di vita e di lavoro di una persona siano determinate da una data arbitraria.
Il nostro sistema previdenziale deve essere al servizio dei cittadini, in particolare di quelli che affrontano maggiori difficoltà. È necessaria una riforma che ripristini la giustizia e l'equità per tutti i lavoratori invalidi e non vedenti, a prescindere dal loro anno di assunzione. Solo così potremo costruire una società veramente inclusiva, dove le leggi tutelino i diritti di tutti, senza eccezioni o esclusioni.