Riforma Pensioni, A rischio le misure per i lavoratori precoci
Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti anticipa: la misura per i precoci ha costi alti. La piattaforma sindacale chiede il ripristino di meccanismi di flessibilità nell'accesso alla pensione e la previsione della Quota 41 per i lavoratori precoci.
Le posizioni di partenza restano comunque molto distanti: la parte sindacale si è presentata al Tavolo di confronto chiedendo l'introduzione di un tetto all'anzianità contributiva a 41 anni per tutti i lavoratori a prescindere dall'età anagrafica, proposta mutuata dalla Pdl 857 dell'Onorevole Damiano del 2013 ma arenata da anni in Parlamento. Senza penalizzazioni e senza ulteriori adeguamenti alla speranza di vita. Una proposta irricevibile secondo il Governo per gli altissimi costi. In questi mesi di confronto a porte chiuse l'esecutivo ha quindi aperto ad una soluzione mediana, nel tentativo di trovare un denominatore comune con la parte sindacale l'esecutivo ha messo allo studio il riconoscimento di un bonus contributivo (o meglio una maggiorazione convenzionale dell'anzianità contributiva utile ai soli fini del diritto alla pensione) oscillante tra i 2 ed i 6 mesi per ogni anno di lavoro (effettivo) svolto nella minore età. Un riconoscimento solo parziale del problema volto a circoscrivere il più possibile le platee dei lavoratori che otterrebbero il beneficio e, quindi, a limitare i costi. Con l'abbinamento della cancellazione della penalizzazione sulle uscite anticipate prima del 62° anno di età (che, come noto, scatterà il prossimo 1° gennaio 2018 essendo stato solo congelato dall'articolo 1, comma 113 della legge 190/2014 sino al 2017). Ma anche questo bonus ridotto avrebbe un costo non indifferente per le Casse dello Stato e, quindi, la misura potrebbe slittare all'anno prossimo. Soprattutto se si vogliono inserire altri capitoli di spesa (come l'incremento della quattordicesima per le pensioni basse).
Se così dovesse essere si tratterebbe di una vera e propria beffa dato che, da quanto si apprende, l'APE non riguarderà i lavoratori precoci. L'anticipo pensionistico richiederà il possesso di almeno 63 anni di età, e quindi taglierà fuori, ad esempio, chi ha 40 anni di contributi ed ha un'età di 60 anni: pur mancandogli 2-3 anni alla pensione anticipata (per la quale sono necessari 42 anni e 10 mesi di contributi e 41 anni e 10 mesi le donne), non è in possesso del requisito anagrafico pari a 63 anni. A questo problema, a nostro avviso si potrebbe porre rimedio riconoscendo la copertura figurativa (anche ai soli fini del diritto alla pensione, quindi senza esborsi per lo Stato) del periodo in cui viene riconosciuto l'anticipo. In questo modo anche chi ha 40 anni di contributi e 60 anni di età (tanto per fare un esempio) potrebbe accedere all'anticipo, raggiungere i 42 anni e 10 mesi di contributi e, quindi, accedere alla pensione anticipata standard. Certo resterebbe il problema della restituzione del prestito una volta conseguita la pensione: ma se questo schema va bene per chi ha 63 anni potrebbe essere utilizzato con un minimo sforzo anche per chi ha 40 anni di contributi ed è rimasto senza lavoro.