Riforma Pensioni, Accordo su Precoci e uscite flessibili dai 63 anni
Si lavora ancora per definire le categorie di lavoratori che potranno accedere all'APE sociale. Via libera alla Quota 41 ma solo per alcune categorie di lavoratori precoci. Verso il via libera al cumulo gratuito dei periodi assicurativi maturati in diverse gestioni previdenziali.
Anticipo dai 63 anni
Ci sarà, in particolare, l'anticipo pensionistico cioè la possibilità di chiedere un prestito per il tramite di banche ed assicurazioni a partire dal 63° anno di età unitamente a 20 anni di contributi in attesa di maturare la normale pensione di vecchiaia. Il prestito sarà poi restituito a rate con prelievi direttamente sulla pensione per i successivi 20 anni. Coinvolti tutti i lavoratori iscritti a forme obbligatorie di previdenza (dai dipendenti del settore privato al pubblico impiego agli autonomi) il cui assegno pensionistico di vecchiaia non risulti inferiore ad una determinata soglia di reddito, ancora da individuare. L'APE sarà sperimentato per due anni. Dunque dal 2017 al 2018. Poi potrà essere prorogato.
Il verbale rimanda, tuttavia, ad un ulteriore round di approfondimento il compito di dettagliare, le categorie di lavoratori che potranno accedere all'APE Sociale, azzerando o riducendo in modo sensibile la restituzione dell'assegno. Nel documento siglato si indica, infatti, che la restituzione del prestito sarà completamente azzerata per i lavoratori che si trovano in condizioni di bisogno. Grazie alla fiscalizzazione degli oneri di restituzione della rata. La platea dovrebbe includere, oltre ai disoccupati di lungo periodo, gli invalidi, chi assiste familiari disabili al 100% e chi svolge attività gravose (si pensi agli operai del settore edile, i macchinisti ferrovieri, i marittimi ed attraverso l'inclusione della categorie ad alto rischio infortunio elaborate dall'Inail). Successivi tavoli di confronto dovranno meglio individuare le platee dei beneficiari.
Per gli altri lavoratori che decideranno di uscire volontariamente il peso della restituzione del prestito sarà molto intenso, sicuramente superiore a quello delle altre proposte sino ad oggi formulate dai partiti politici. Come già anticipato da pensionioggi.it nei giorni scorsi il taglio dovrebbe oscillare tra il 5 ed il 7% per ogni anno di anticipo (qui ulteriori approfondimenti sui costi dell'uscita anticipata) potendo quindi raggiungere facilmente il 20% del valore dell'assegno in occasione del massimo anticipo richiesto (3 anni e 7 mesi).
Confermata anche la RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata), ovvero la possibilità per il lavoratore di chiedere prima del compimento della pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi) la possibilità di attingere al montante accreditato nella previdenza integrativa (ove stipulata dal lavoratore), volontariamente e nella misura scelta, per poter usufruire di una rendita temporanea per il periodo che manca alla maturazione del diritto alla pensione. Lo strumento sarà agevolato fiscalmente con una tassazione inferiore a quella attualmente prevista per le anticipazioni , e pari a quella prevista sulla pensione complementare erogata in rendita. Le aziende potranno, inoltre, finanziare liberamente parte dell'APE e della RITA riducendo il costo per il lavoratore nell'accesso a questi strumenti di sostegno al reddito in vista della pensione.
Pensioni Basse
C'è poi l'intervento in favore delle pensioni basse attraverso l'estensione della quattordicesima a 3,3 milioni di persone, ovvero ai pensionati ultra 64enni con redditi complessivi personali fino 1.000 euro al mese (2 volte il trattamento minimo nella gestione Inps). Si tratta quindi di quasi 1,2 milioni in più rispetto alla attuale platea di beneficiari. Per coloro, 2,2 milioni, che hanno già il beneficio l'importo sarà aumentato, ma non è ancora stato definito il rialzo in base agli scaglioni di contributi versati (attualmente l'istituto porta in dote ai pensionati sino a 750 euro al mese una somma tra i 350 e 500 euro con la mensilità di luglio). Nel complesso per l'aumento di chi già riceve la somma aggiuntiva si spenderà il 30% dello stanziamento dedicato a questo capitolo. Ci sarà anche l'aumento della no-tax area con l'obiettivo di parificare l'imposizione fiscale sulle pensioni a quella vigente per la generalità dei lavoratori dipendenti (cioè con garanzia dell'esenzione sino a 8.125 euro di reddito annuo).
Precoci ed Usuranti
La novità principale della giornata è l'intervento in favore dei lavoratori precoci, il più in bilico dell'intero capitolo sulla previdenza. Il Governo ha riconosciuto la possibilità di accedere alla pensione anticipata, a prescindere dall'età anagrafica, con 41 anni di contributi per chi ha lavorato 12 mesi effettivi, anche non continuativi, prima del compimento dei 19 anni di età. A condizione di appartenere ad alcune categorie meritevoli di tutela (che dovranno essere, anch'esse, definite nei successivi confronti tra Governo e Sindacati). Si parla per ora dei lavoratori in difficoltà, come disoccupati senza ammortizzatori sociali, disabili e chi ha svolto attività gravose ed usuranti. Attualmente i precoci possono accedere alla pensione anticipata al raggiungimento di 41 anni e 10 mesi di contributi (42 anni e 10 mesi gli uomini). Dunque si potrebbe arrivare ad uno sconto sino ad un 1 anno e 10 mesi nella migliore delle ipotesi. Per i precoci c'è anche lo stop della penalizzazione per coloro che accedono alla pensione anticipata prima del 62° anno di età che sarebbe scattato dal 2018.
Modifiche in arrivo anche per i lavori usuranti. Oltre ad un possibile ampliamento della platea dei beneficiari della normativa di favore prevista dal Dlgs 67/2011, l'accordo prevede il blocco dell'adeguamento della speranza di vita dal 2019, l'abolizione del sistema delle finestre mobili, la conferma anche oltre il 2017 che per l'accesso alla normativa agevolata basta aver prestato almeno 7 anni di attività lavorativa negli ultimi 10 anni. In arrivo anche alcune semplificazioni in merito alla documentazione da presentare.
Carriere discontinue
Nel verbale c'è un accordo anche sul cumulo gratuito dei periodi assicurativi accreditati in gestioni previdenziali diverse, questione che interessa soprattutto chi ha carriere lavorative discontinue. Questi lavoratori, in sostanza, potranno unire i contributi versati nelle diverse gestioni previdenziali senza più rischiare di lasciare sul terreno parte dell'assegno o tramite il pagamento di forti oneri di ricongiunzione.
La prosecuzione del Confronto
Governo e sindacati proseguiranno, quindi, il confronto nei prossimi giorni per approfondire in particolare due temi: l'individuazione delle platee dei beneficiari dell'ape agevolata, il prestito 'gratuito' previsto per alcune categorie di lavoratori disagiati, e quella dei lavoratori precoci a cui poter consentire di andare in pensione con 41 anni di contribuzione. "Da domani comunque riprendiamo il lavoro", ha detto Nannicini, che ribadisce come l'obiettivo finale sia la legge di stabilita'. Quanto alle risorse, il governo ha messo in bilancio un pacchetto complessivo in tre anni di 6 mld di cui 1,5 mld nel 2017 che dunque aumenterà progressivamente negli anni all'aumentare delle platee dei beneficiari.
Nelle intenzioni del governo e dei sindacati anche la volontà di dare il via, una volta chiuso il capitolo legge di stabilità, a una Fase 2 del confronto sulle pensioni: su tavolo la riforma del sistema di calcolo contributivo, per renderlo più equo e flessibile e dare una risposta sopratutto ai giovani con redditi bassi e discontinui e lo sviluppo della previdenza integrativa. Non si è discusso invece di due misure particolarmente preziose come l'approvazione di una ottava salvaguardia pensionistica e della proroga dell'opzione donna, misure già finanziate a legislazione vigente. Ma comunque un accordo potrebbe essere vicino.
Camusso (Cgil): risorse non sufficienti ma si sono fatti passi in avanti
Sulle pensioni "si è fatto un buon lavoro, ma non è ancora concluso". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, al termine del tavolo sulle pensioni, spiegando come, in particolare, sia risultata positiva la distinzione tra lavori, privilegiando nell'uscita chi ha svolto attività più faticose. "I sei miliardi stanziati non sono sufficienti e non dimentichiamo gli esodati e il resto della piattaforma". Così il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, spiegando che si è fatto "un buon lavoro" ma "non è finito" e "si guarda alla stanziamento con la lente rivolta alla fase successiva". Insomma, aggiunge, "la discussione continua". "Dopo tanti anni i pensionati vedono un po' di giustizia". Così il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, al termine del tavolo al ministero del Lavoro. Questo, aggiunge, non significa che "ci accontentiamo: la nostra piattaforma è nella nostra testa e nei nostri cuori". Quindi per Furlan "il lavoro va avanti, restano ancora tante cose da fare", ma quello di oggi "è un buon risultato".
Documenti: Il verbale siglato il 28.09.2016 da Governo e Sindacati