Riforma Pensioni, Ecco gli over 63 che andranno in pensione anticipata
Nel mix di proposte per la flessibilità in uscita ci sarà spazio per tutelare chi ha perso il lavoro e per gli addetti a mansioni usuranti.
I disoccupati
Chi perde il lavoro dopo i 60 anni deve, infatti, attendere generalmente l'età di 66 anni e 7 mesi per guadagnare una pensione. In realtà sino ad oggi si è garantita una tutela solo a chi ha perso l'occupazione entro il 2011, prima dell'entrata in vigore della Legge Fornero con le cosiddette salvaguardie pensionistiche: in quattro anni sono stati spediti in pensione quasi 170mila lavoratori con sette provvedimenti ad hoc che hanno rimesso eccezionalmente in carreggiata le vecchie regole. L'esborso è stato di oltre 10 miliardi di euro.
Una tutela necessaria per correggere, almeno in parte, i danni sociali creati dalla Riforma del 2011 ma che con il passare del tempo sta creando una disparità di trattamento, ormai sempre meno accettabile, rispetto a coloro che hanno avuto la "colpa" di perdere il posto di lavoro dopo il 31 dicembre 2011 uscendo, pertanto, per sempre dal perimetro delle salvaguardie pensionistiche. Per questa ragione la prima categoria di lavoratori a cui si rivolgeranno le pensioni flessibili saranno proprio i disoccupati in un'età ricompresa tra i 62 e 63 anni. E' probabile che questa forma di anticipo sarà riconosciuta solo dopo aver esaurito l'intera durata degli ammortizzatori sociali.
Lavoratori Addetti a Mansioni Usuranti e Notturni
Per questi soggetti il decreto legislativo 67/2011 già riconosce alcuni benefici che consistono nella possibilità di accedere alla pensione con 61 anni e 7 mesi di età, 35 anni di contributi e raggiungimento della quota 97,6. Dunque la correzione da apportare sarebbe minore e potrebbe passare per la soppressione della finestra mobile di 12 mensilità e per l'abolizione delle quote da sostituire con un sistema più snello. E' probabile che l'intervento estenda i benefici anche ad altri soggetti che attualmente svolgono attività non incluse tra i lavori usuranti (si pensi in particolare agli edili).
Chi ancora lavora
E' il punto ancora più incerto dell'intera manovra del Governo. In quanto ancora non è chiaro se l'intervento sarà selettivo, cioè si rivolgerà ai soli lavoratori disoccupati o impiegati in attività usuranti sopra evidenziati oppure se sarà strutturale, cioè rivolto a tutti. In questa categoria rientrano tutti coloro che un lavoro lo hanno ma che vorrebbero lasciarlo prima dell'attuale età pensionabile per dedicarsi ad altro anche accettando una decurtazione di un certo rilievo sull'assegno. O quelle aziende che vorrebbero mandare a casa la forza lavoro più anziana per assumere giovani. In questo ampio calderone c'è, tanto per fare alcuni esempi, la dipendente pubblica che ha 63 anni e 30 di contributi o il postino che ha 64 anni e 35 anni di servizio alle spalle e che non riesce più a mantenere i ritmi di lavoro.
Sullo sfondo, per ora, restano le esigenze di altre categorie ontologicamente distinte che premono per il riconoscimento di specifici ed ulteriori benefici come i lavoratori precoci, gli invalidi, i caregiver, cioè i familiari che assistono a tempo pieno parenti invalidi, i macchinisti ferroviari, i quindicenni, i lavoratori con carriere discontinue che hanno difficoltà a riunire i contributi versati in diverse gestioni previdenziali. Sarebbe utile che il progetto di Riforma non si dimentichi di loro.