Riforma Pensioni, Ecco i costi della Flessibilità in Uscita
Sale l'onere finanziario del “pacchetto pensioni” allo studio del Governo e che entrerà nella prossima legge di Bilancio 2017
A pesare maggiormente sui costi necessari alla riforma delle pensioni in cantiere non saranno tanto né l’Ape (l’anticipo della pensione) né la quattordicesima allargata, quanto soprattutto il riconoscimento dello scivolo pensionistico ai precoci, cioè a chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni di età. Per i quali si ipotizza come già anticipato da pensionioggi.it nei giorni scorsi una maggiorazione convenzionale dell'anzianità contributiva da un minimo di tre ad un massimo di sei mesi per ogni anno di lavoro svolto nella minore età.
I costi per questa categoria di lavoratori oscillano tra 1,2 e 1,8 miliardi a regime (dopo 10 anni) a seconda delle ipotesi di intervento (se più favorevole o meno favorevole per gli interessati). In particolare il riconoscimento di un bonus del 50% per ogni anno di contribuzione prima dei 18 anni di età avrebbe un impatto sui conti pubblici pari a circa 1,8 miliardi di euro; dimezzando il bonus a 3 mesi si andrebbe invece da 1,2 a 1,3 miliardi. Sarebbe di 60-67mila la platea annua degli interessati.
Le altre misure avrebbero un costo nettamente inferiore. L'Ape, l'anticipo pensionistico, avrebbe un costo oscillante tra i 600 ed i 700 milioni l'anno a seconda di come sarà calibrato l'anticipo: l'ipotesi più succulenta, che prevede uno sconto di 3 anni e 7 mesi sull'età pensionabile di vecchiaia, avrebbe costo di 700 milioni di euro; l'altra ipotesi, cioè uno sconto meno generoso, pari a soli tre anni, costerebbe circa 600 milioni di euro. Ma il costo potrebbe variare ulteriormente di altri 200 milioni di euro in entrambe le ipotesi a seconda di come sarà graduata la fiscalizzazione degli oneri di restituzione del prestito. Se più o meno favorevoli per gli interessati. Favorire il pensionamento di chi ha svolto lavori usuranti determinerebbe invece una spesa di 145 milioni di euro a regime ove si ampliassero le categorie dei lavoratori ammessi al regime di favore con l'abbinamento di uno stop all'adeguamento alla speranza di vita. Raddoppiare la platea dei pensionati a cui riconoscere la quattordicesima, portandoli da 1,2 a 2,4 milioni, porterebbe i costi a 800 milioni l’anno mentre l'allineamento della no tax area dei pensionati a quella valida per i dipendenti costerebbe 260 milioni di euro l'anno. In questo caso si tratterebbe di portare la soglia di esenzione fiscale a circa 8.145 euro annui per tutti i pensionati.
Ancora il cumulo gratuito dei periodi assicurativi, cioè la possibilità di sommare ai fini pensionistici tutti gli spezzoni contributivi versati in diverse Casse, costerebbe 500 milioni a regime; ma la cifra stimata, secondo quanto si apprende, includerebbe anche il riscatto della laurea (senza la spesa si abbasserebbe a 440 milioni). Altre proiezioni di spesa sono mostrate per il lavoro di cura familiare, con un costo oscillante tra i 135 e 200 milioni di euro a regime a seconda di come graduare l'intervento, la riduzione del prelievo fiscale sui rendimenti della previdenza integrativa, il congelamento delle aliquote di contribuzione per gli iscritti alla gestione separata, un raffreddamento dell'adeguamento della speranza di vita; nel dossier non si fa cenno all'opzione donna nè all'ottava salvaguardia.
Documenti: il Pacchetto di misure in arrivo in Autunno