Riforma Pensioni, Ecco il progetto del Governo per le uscite anticipate
Gli interessati dovranno restituire il prestito in un arco di tempo pari a venti anni con prelievi che potranno toccare anche il 15% dell'assegno. Ma non ci saranno penalizzazioni aggiuntive sulle pensioni.
La flessibilità in uscita si rivolgerà ai lavoratori in possesso di almeno 63 anni e 7 mesi (62 anni e 7 mesi le donne del privato) a partire dal 1° gennaio 2017, cioè a coloro a cui mancano non più di tre anni al compimento dell'età pensionabile di vecchiaia. Questi lavoratori, in sostanza, stipuleranno un prestito con una banca, garantito dallo stato ma veicolato completamente dall'Inps, che provvederà ad anticipare l'assegno netto per gli anni che mancano alla pensione di vecchiaia, da restituire in vent'anni attraverso una rata che incidera' sull'assegno di pensione. L'importo della rata oscillerà tra il 2 ed il 15% dell'assegno. I prelievi più elevati interesseranno, in particolare, gli esodi cd. volontari cioè coloro che decidono di ritirarsi prima dal lavoro.
Sarebbe questa l'unica decurtazione a cui saranno esposti gli assegni ha spiegato Nannicini ai sindacati. Una decurtazione quindi temporanea, pari a venti anni, applicata al solo scopo di recuperare le somme anticipate nei primi anni. Dall'incontro emerge quindi una importante novità rispetto alle ipotesi della vigilia: non ci saranno penalizzazioni aggiuntive sugli assegni. L'unica decurtazione deriva dall'ammortamento del prestito pensionistico erogato. Che, quindi, aggiungiamo noi, sarebbe destinata a scomparire una volta ripagato il prestito. L'entità della decurtazione dipenderà comunque dagli anni di anticipo (prima si esce maggiore sarà il prelievo) e dalla condizione del lavoratore: ci saranno specifiche detrazioni fiscali per le classi più deboli (es. disoccupati di lunga durata) in modo da temperare l'effetto restituzione sulla rata dell'assegno. L'ipotesi sarà sperimentale, durerà tre anni dal 2017 al 2019 e coinvolgerà i lavoratori nati a partire dal 1951.
Nannicini: "Indispensabile il coinvolgimento delle banche".
Il coinvolgimento degli istituti finanziari, delle banche e delle assicurazioni, dunque, ha detto Nannicini, "non viene da una questione ideologica ma nasce esclusivamente dal rispetto dei vincoli di bilancio visto che è di 10 miliardi la stima dei costi previsti per la flessibilità in uscita". L'ipotesi del governo, dunque, aggiunge, è l'anticipo finanziario della pensione netta per gli anni che mancano a quella di vecchiaia, attraverso un prestito bancario da restituire in vent'anni. Non una penalizzazione classica, perciò, continua, "ma solo una rata di ammortamento di 20 anni" con la copertura assicurativa ed una detrazione fiscale sulla parte capitale anticipato per alcuni soggetti più deboli e meritevoli di tutela. L'Inps sarà il front office dell'anticipo pensionistico. All'Ente di previdenza, infatti, toccherà creare il rapporto con gli enti finanziari che erogheranno l'anticipo netto della pensione a quei lavoratori che certificheranno la richiesta di flessibilità in uscita. In altri termini l'assegno l'ente erogatore dell'assegno resterà comunque l'Inps.
Sindacati: "Positivi i contenuti dell'incontro. Si prosegue il 23 Giugno".
Primi commenti positivi da parte del fronte sindacale che registra la disponibilità del Governo a voler finalmente rimettere mano alla Legge Fornero. La Camusso, leader della Cigil, ribadisce la novità positiva "che non ci saranno penalizzazioni". Abbiamo una serie di incontri già calendarizzati, oggi abbiamo iniziato un percorso". Il leader Uil, Carmelo Barbagallo, aggiunge: "Abbiamo capito che non prenderemo la pensione né dalle banche né dalle assicurazioni ma dall'Inps". Anche il segretario generale della Cisl, Anna Maria Furlan, sottolinea l'inversione di tendenza: "è cambiato il clima e stiamo affrontando un confronto vero senza posizioni statiche. Proseguiremo questo percorso per dare risposte anche ai giovani e alla previdenza complementare. Siamo all'inizio di un percorso".
Il calendario per l'attuazione delle modifiche alla legge Fornero si fa dunque serrato. Già sono state fissate altre due date per proseguire il confronto sulla flessibilità: il 23 giugno e il 28 giugno. Incontro, quest'ultimo che approfondirà il tema della rivalutazione delle pensioni. L'obiettivo è quello di arrivare a prendere decisioni che possano essere inserite nella prossima legge di stabilita'.