Riforma Pensioni, Governo diviso su come superare Quota 100
Dem contrari al rinnovo. Letta: "meglio concentrare le risorse per usuranti e opzione donna". La Lega punta ad ammorbidire lo scalone per la classe 1960.
Il Governo è ancora alla ricerca di un accordo politico per superare Quota 100 dal 1° gennaio 2022. "Stiamo ancora lavorando alla riforma, con buonsenso e determinazione. L'obiettivo è non tornare alla Fornero" ha detto ieri, Claudio Durigon, responsabile del dipartimento Lavoro della Lega in merito alle possibili soluzioni sulle pensioni. Il governo ha fissato i suoi paletti con il Documento programmatico di bilancio (Dpb) inviato a Bruxelles la scorsa settimana: per ciascun capitolo della manovra sono state definite le grandi cifre e - il messaggio è chiaro - non si intende stravolgere quell'impianto.
Il nodo potrebbe essere sciolto entro giovedì quando il Cdm dovrebbe varare la manovra ma non è detto che la riforma slitti ancora e venga presentata tramite un emendamento governativo alla legge di bilancio.
Dai Dem stop al rinnovo delle Quote
L'esecutivo ha respinto la proposta di Matteo Salvini di applicare Quota 102 per due anni, perché creerebbe uno scalone. Si starebbe lavorando su un meccanismo con età fissa di uscita a 64 anni fino al 2024 e contributi crescenti ma l'idea non piace nè ai sindacati nè ai Dem con Enrico Letta che ieri si è schierato apertamente contro il sistema delle Quote: "Il problema di fondo - ha detto Letta a Che tempo che fa - è che è sbagliato il metodo della Quota. Quota 100 è stato un errore: chi ne ha usufruito ha avuto un vantaggio ed è contento ma per l'80% sono uomini, è uno strumento diseguale che discrimina le donne. Secondo me più che il tema della Quota, le due cose da fare sono flessibilità a seconda dei lavori gravosi e poi dare un messaggio importante alle donne con Opzione donna". "Combatteremo perché in legge di bilancio il punto essenziale siano le donne e i giovani".
Dello stesso avviso anche Teresa Bellanova (Italia Viva) che ha tacciato Quota 100 come una misura "populista" e poco efficace per favorire l'uscita delle categorie di lavoratori (donne, giovani e discontinui) meno fortunati dal punto di vista della carriera professionale.
Al rinnovo di quota 100 è contrario anche il Presidente di Confidustria Carlo Bonomi : "Noi siamo fortemente contrari a quota 100, 102 o 104. Siamo contrari perché guardiamo i numeri da imprenditori e i numeri dicono che quota 100 non ha ottenuto l'effetto che ci aspettavamo. Ricordo che ci era stato detto che per uno che andava in pensione venivano assunti in tre, nella realtà l'effetto è di 0,4, quindi non abbiamo neanche l'effetto sostitutivo". "Stiamo pensionando chi un lavoro ce l'ha e non stiamo offrendo un lavoro ai giovani. Noi riteniamo invece che si debba lavorare sui lavori usuranti, sui quali effettivamente c'è un problema. Va rivisto lavoriamo su quello", ha aggiunto a margine dell'assemblea dell'Unione Industriali di Torino.
Le ipotesi
Le ipotesi sul tavolo restano diverse. Una quota 102 con 64 anni e 38 di contributi (che, almeno nel 2022, sarebbe inutile in quanto coinciderebbe con le medesime platee che hanno usufruito della quota 100) senza penalizzazioni sul sistema di calcolo dell'assegno; la proposta Inps di anticipare l'erogazione della quota contributiva della pensione all'età di 63-64 anni e rinviare quella retributiva al raggiungimento dell'età di vecchiaia (67 anni); l'applicazione di riduzioni permanenti sul trattamento pensionistico (es. tagli delle quote retributive in funzione della distanza dal raggiungimento dell'età di vecchiaia o il passaggio al sistema di calcolo contributivo) a partire dai 64 anni.
La proposta andrà calibrata con eventuali altri strumenti di flessibilità in discussione (proroga dell'ape sociale con ampliamento delle categorie degli addetti alle mansioni gravose; proroga dell'opzione donna; proroga del contratto di espansione).
Invariati i requisiti "Fornero"
In ogni caso non ci saranno modifiche in merito ai canali di pensionamento "fornero". Chi è nel misto potrà continuare anche nel 2022 a pensionarsi con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne) + finestra di tre mesi oppure con 67 anni e 20 anni di contributi (sia uomini che donne); chi è nel contributivo (cioè è privo di contributi al 31.12.1995), oltre ai predetti due canali, potrà uscire con 64 anni di contributi e 20 anni di contribuzione effettiva unitamente ad un rateo pensionistico non inferiore a 2,8 volte il valore dell'assegno sociale oppure con 71 anni unitamente a 5 anni di contribuzione effettiva. In sostanza il nuovo canale si aggiunge a questi e non li sostituisce.