Riforma Pensioni, Poletti: Pronti alla Flessibilità in uscita da 63 anni
L'Ape, l'anticipazione pensionistica che il Governo intende introdurre per flessibilizzare l'uscita dal lavoro, "è una possibilità per tutti i cittadini. Tutti hanno titolo a fare una valutazione e possono decidere di uscire prima".
L'entità delle risorse che saranno stanziate per il pacchetto previdenza non è stata però ancora stabilita dal Governo. Da qui la prudenza di Poletti: «Non si può dire adesso quale sarà la dimensione dell’intervento, ricorda Poletti. Certamente vogliamo sostenere le pensioni minime, varare l’Ape e risolvere la questione delle ricongiunzioni onerose, è una questione di equità: non possiamo far pagare altri costi a chi ha già versato i contributi ma in gestioni diverse». Ma sull'APE il Ministro lascia intendere che la convenienza sarà esclusivamente per coloro che si trovano in condizioni di disagio economico perchè disoccupati da lungo periodo senza più possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali come Naspi e mobilità: "Penso che sarà particolarmente utile per tutte le persone in difficoltà, quelle che hanno perso il lavoro ed esaurito gli ammortizzatori sociali. Costoro potranno accedere alla pensione se hanno almeno 63 anni. Gli altri valuteranno sulla base delle loro condizioni. L’Ape non è un obbligo ma una libertà in più».
L'APE sarà un progetto sperimentale, che durerà tre anni, sino al 2019 e che coinvolgerà i lavoratori che hanno 63 anni dal 1° gennaio 2017 (62 anni le donne lavoratrici dipendenti del settore privato) unitamente ad almeno 20 anni di contributi. In pratica, chi è distante meno di tre anni e sette mesi dall'accesso alla pensione potrà chiedere all'Inps di certificare il requisito e di accedere allo strumento. Il prestito sarà senza “garanzie reali” e in caso di premorienza non ci si rivarrà sugli eredi. I tempi per la restituzione del prestito saranno di 20 anni. Restano tuttavia molti lati oscuri ancora da chiarire: il ruolo delle banche (che dovrebbero finanziare l’uscita anticipata), l’eventuale garanzia posta dallo Stato, la consistenza delle rate di ammortamento, i costi per i lavoratori di aziende in ristrutturazione. Poletti ha indicato che qualsiasi misura che sarà approvata dovrà essere socialmente sostenibile: la restituzione del prestito avverrà con una rata sulla pensione, ma si sta ragionando sulle detrazioni fiscali in modo da ridurre i costi di questo meccanismo, in particolare per "i soggetti più deboli e meritevoli di tutela" (ad esempio, chi ha perso il lavoro).
«Spesso mi criticano perché sarei un ministro del Lavoro troppo attento alle imprese. Che io, del resto, considero fondamentali per creare opportunità di lavoro e crescita. Per questo abbiamo eliminato l’Irap sul costo del lavoro, daremo ancora la decontribuzione sulle assunzioni e taglieremo l’Ires. La decisione su dove mettere le risorse sarà presa dal consiglio dei ministri, cercando un punto di equilibrio. Io continuo a pensare che bisogna partire dai più deboli: in particolare dalle pensioni minime e dall’Ape il meccanismo per consentire il pensionamento anticipato soprattutto per chi è nelle situazioni di maggiore difficoltà». «Il governo è favorevole alla contrattazione di secondo livello. Nella passata legge di Stabilità c’era già una tassazione agevolata al 10% del salario di produttività. È nostra intenzione rafforzare questa misura con la prossima manovra. Inoltre, in questa fase, le parti sociali hanno il compito di occuparsi della riforma del modello contrattuale ed è bene che lo facciano».
Sulle politiche attive Poletti come sia vicino il decollo dell'assegno di ricollocazione e del portale nazionale per l'incontro della domanda e dell'offerta di lavoro, adempimenti previsti dal Dlgs 148/2015. Da settembre si parte: "Manca solo un mio decreto ministeriale - ricorda Poletti - e poi sarà disponibile il voucher per un importo probabilmente compreso fra 2mila e 5mila euro che chi è disoccupato da oltre 4 mesi potrà spendere presso i centri per l’impiego pubblici e privati autorizzati. I quali lo incasseranno solo se entro sei mesi avranno trovato un lavoro a chi lo cerca. Si tratta di un intervento che in una prima fase potrebbe riguardare 50mila disoccupati».
Sempre a Settembre, ricorda Poletti, si avvierà il sostegno per l'inclusione attiva, il SIA, una misura per il sostegno alla povertà: "dal 2 settembre i cittadini coi requisiti potranno presentare al comune la domanda. Partiamo con 750milioni di euro e prevediamo di raggiungere circa un milione persone di cui 500mila minori, priorità indicata dalla legge. Il Sia anticipa il reddito di inclusione previsto dalla legge delega che attueremo nella prima metà del 2017 e per la quale puntiamo a reperire altri 500 milioni, da aggiungere al miliardo previsto, così da raggiungere una platea di 2 milioni di poveri».