Statali, Dal 1° settembre le visite fiscali passano all'Inps
Palazzo Chigi ha approvato in via definitiva la riforma del pubblico impiego insieme al decreto che rivede il sistema dei “premi di produttività”. Ecco cosa cambia.
Tra le novità c'è il tanto sbandierato polo unico Inps per le visite fiscali. «Dal primo settembre», ha spiegato il ministro, ci sarà un polo unico per le visite fiscali, con le competenze sui controlli che passeranno dalle Asl all'Inps, omologando il settore pubblico a quello privato. È prevista una fase ponte, fino a settembre, per il cambio delle regole sulle visite fiscali.
Ecco le principali novità
Innanzitutto cambiano le regole per la determinazione dei fabbisogni delle Pa. Si passerà da un'impostazione rigida delle assunzioni a un modello che guarda alle esigenze concrete basate su un piano di fabbisogni di natura triennale. Viene tracciata una roadmap per assorbire coloro che entro il 2018 abbiano maturato tre anni di servizio e confermato lo stop alle collaborazioni nelle pubbliche amministrazioni a partire dal 2018. Quanto al procedimento per il licenziamento, non potrà essere annullato per cavilli purché ad esempio, e questo dovrebbe essere una novità dell'ultima ora, lo sforamento dei tempi raddoppi la durata dell'azione (portandola a 180 giorni). Per gli statali resta salvo l'art.18 con un tetto di 24 mensilità per il risarcimento. In arrivo anche una serie di norme per rendere più cogenti il rispetto degli obblighi in materia di assunzione dei disabili (collocamento obbligatorio).
Per quanto riguarda il piano straordinario di assunzioni il Governo ha accettato le osservazioni provenienti dalle Commissioni Parlamentari includendo coloro che hanno cessato il rapporto prima dell’entrata in vigore del decreto. Saranno, infatti, ammessi al piano tutti coloro che risultano titolari di un rapporto di lavoro alla data del 28 agosto 2015, data di entrata in vigore della Legge Delega. Vengono superati alcuni ostacoli nella ricostruzione dell'anzianità necessaria, tre anni, per cui si dovrebbero poter sommare i periodi di servizio maturati in diverse amministrazioni.
Stretta sui licenziamenti
Si ampliano poi le condotte che possono portare al licenziamento disciplinare. Accanto alle classiche false timbrature, assenze ingiustificate, false dichiarazioni per ottenere posti o promozioni e così via, le nuove regole impongono l'addio a chi viola in modo «grave e reiterato» i codici di comportamento, mostra uno «scarso rendimento» a causa di reiterate violazioni degli obblighi per le quali è già stato sanzionato, oppure va incontro a «costanti valutazioni negative». Proprio qui arriva una delle novità dell'ultimo testo, perché la sua versione definitiva spiega che per determinare il licenziamento la valutazione negativa dovrà ripetersi per tutti e tre gli anni coperti da ogni contrattazione.
La valutazione dei dipendenti pubblici
Sulla valutazione della performance dei dipendenti pubblici il giudizio dei cittadini conterà ai fini del voto. Le pagelle non saranno più vincolate alle gabbie della legge Brunetta ma i contratti dovranno garantire una differenziazione: niente premi a pioggia. L'ultima stesura del provvedimento dovrebbe rendere più morbida la ripartizione del salario accessorio e prevedere che il 50% vada a remunerare la produttività solo se ci sono abbastanza fondi, visto che con l'accessorio c'è da fare fronte anche alle identità di turno (si pensi agli ospedali). Per salvare i premi, porrebbe spuntare anche un ulteriore alleggerimento dei piani di rientro negli enti in rosso. Saranno messi tetti ai fondi per premi laddove risultino tassi di assenteismo anomalo, concentrato a ridosso del fine settimana o in date da bollino rosso.