La normativa attuale, com'è noto, è particolarmente severa per questa tipologia tutta particolare di lavoratori che, oltre alla propria attività lavorativa, svolgono in contemporanea anche l'assistenza ai familiari disabili. L'ordinamento, infatti, riconosce loro (a domanda) solo i contributi figurativi durante i giorni di assenza dal lavoro fruiti ai sensi della legge 104/1992. Ma niente di più. Ora però il Governo viene chiamato dall'Aula (l'Odg è stato approvato all'unanimità da tutte le forze politiche) a valutare la possibilità di prevedere, per i genitori che assistono i figli invalidi con totale e permanente inabilità lavorativa e ai quali è riconosciuta una percentuale di invalidità pari al 100 per cento, di chiedere di usufruire del prepensionamento al raggiungimento del requisito di trenta annualità di contribuzione. Dal prepensionamento, sottolinea la Bignami, deriverebbero indubbi vantaggi economici, consistenti innanzitutto nel risparmio statale derivante dall'eliminazione dei costi dovuti per supplenze e per sostituzioni che, nella realtà attuale, si producono a causa delle necessarie assenze dal posto di lavoro in cui incorre il dipendente pubblico per assistere il familiare disabile. GamsinInoltre bisogna tener conto delle difficoltà di relazione e comunicazione, della fatica e del logoramento delle persone sulle quali grava l'onere di accudire quotidianamente disabili nonché le difficoltà di natura economica che possono derivare dalla necessità di fare fronte ad impegni così prolungati nel tempo. Si vedrà ora cosa deciderà il Governo.
A cura di Paolo Piva - Coordinatore nazionale Lega Disabili