Nel 2018 resteranno, invece, invariati i requisiti per conseguire la pensione anticipata: le donne sia del settore privato che del pubblico impiego potranno ritirarsi a prescindere dall'età anagrafica se hanno raggiunto 41 anni e 10 mesi di contributi e gli uomini 42 anni e 10 mesi di contributi. Tale maturato contributivo, è bene ricordarlo, può essere raggiunto anche cumulando la contribuzione presente in diverse gestioni previdenziali non coincidenti da un punto di vista temporale. La legge di bilancio del 2017 ha, infatti, previsto la facoltà di cumulo dei periodi assicurativi tra l'assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti, le gestioni speciali dei lavoratori autonomi le gestioni esclusive e sostitutive dell'AGO, la gestione separata dell'Inps nonchè le casse professionali anche ai fini del conseguimento della pensione anticipata. Per il cumulo della contribuzione con le casse dei liberi professionisti si attende però la pubblicazione di una apposita circolare attuativa e la stipula di apposite convenzioni tra Casse ed Inps per l'erogazione della pensione. Nel 2018 salgono anche i requisiti anagrafici per l'assegno sociale: dagli attuali 65 anni e 7 mesi si passerà a 66 anni e 7 mesi equiparando i requisiti per la pensione di vecchiaia.
Gli effetti per le lavoratrici sono ancora più pesanti considerando la progressiva chiusura dell'opzione donna, cioè la possibilità di anticipare l'uscita optando per il calcolo interamente contributivo. Questa facoltà, infatti, è rimasta a disposizione solo per coloro che hanno raggiunto i 57 anni (58 anni le autonome) unitamente a 35 anni di contributi al 31.12.2015. Chi non ha centrato i requisiti entro il 2015 resta fuori a meno si riesca a raggiungere un'intesa, tra Governo, Parlamento e Parti Sociali per una ulteriore proroga.
I sindacati hanno chiesto, in occasione della fase due del confronto sulle pensioni con il Governo,una serie di interventi proprio per allentare le rigidità della Legge Fornero con particolare attenzione proprio alle donne. Le modifiche proposte spaziano dal riconoscimento di uno sconto sull'età pensionabile e/o sui requisiti contributivi per ogni figlio nato o per il lavoro di cura alla proroga del regime sperimentale, un mix di proposte sulle quali il Governo dovrà dare una risposta in occasione della presentazione della prossima legge di bilancio.
I canali di flessibilità introdotti nel 2017
Con l'ultima legge di bilancio sono stati tuttavia introdotti alcuni elementi di flessibilità in particolare per le categorie di lavoratori più disagiate. Così è entrato in vigore l'Ape sociale e l'agevolazione contributiva per i lavoratori precoci, cioè coloro che hanno almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età. Queste misure sono però riservate ai soggetti in condizione di maggiore difficoltà (disoccupati, invalidi, caregivers e addetti a mansioni gravose) e peraltro entro un limite di risorse annualmente stabilite. L'unica strada per anticipare l'uscita in modo generalizzato è costituita dal prestito pensionistico che dovrebbe vedere la luce entro la fine del 2017: i lavoratori che hanno 63 anni e almeno 20 anni di contributi potranno ottenere un prestito dalle banche in attesa di raggiungere la pensione di vecchiaia da restituire, una volta in pensione, nei successivi venti anni. Un'operazione costosa, da ponderare per bene prima di attivarla, perchè poi non sarà più revocabile.