Anche questo numero ipotetico perché si tratta semplicemente di coloro che hanno chiesto all'INPS di sapere se hanno i requisiti per poter effettuare la domanda cioè se sono in possesso di 63 anni, 20 anni di contributi, trovarsi a non più di 3 anni e 7 mesi dall'età di vecchiaia e avere una pensione lorda non inferiore a 710 euro mensili al netto della presunta rata di ammortamento del prestito che, come si intuisce, varia a seconda dell'entità del prestito richiesto. Non tutti potrebbero averli e, quindi, non tutti potranno scegliere di fare domanda concretamente.
Molti gli aspetti che stanno rallentando l'operazione. Innanzitutto il costo netto dell'anticipo che nonostante la detrazione fiscale riconosciuta dallo Stato resta molto elevato. Un ipotetico pensionando dovrà, infatti, accettare una riduzione della pensione pari a circa il 5% per ogni anno di anticipo. E questo rende poco conveniente per molte persone l'accesso all'anticipo pensionistico. Altro fattore l'aver tagliato fuori i lavoratori che non hanno maturato almeno 20 anni di contributi in una sola gestione pensionistica. Altro fattore rilevante sono i ritardi burocratici. Prima di tutto in molti casi l'Inps non ha ancora risposto alla richiesta di certificazione (l'Istituto ha infatti 60 gg di tempo dalla data della domanda).
Dato che le prime domande sono state possibili a partire dal 13 Febbraio l'Istituto avrebbe teoricamente tempo sino a metà aprile per certificare i requisiti. Inoltre dopo un anno di attesa dei decreti attuativi e la sigla ad inizio anno delle convenzioni quadro con banche ed assicurazioni ad oggi mancano ancora le adesioni formali di Unicredit ed Intesa i due istituti che dovrebbero, sin dall'inizio, concedere il prestito. Dunque anche quei pochi che hanno o riceveranno a breve la certificazione Inps non hanno la possibilità di produrre la domanda di accesso alla prestazione. Il problema è ancora più evidente perché il decreto ministeriale che regola le modalità di presentazione delle istanze prevede che chi voglia fare richiesta per ottenere gli arretrati sin dal 1° maggio 2017 deve chiederli entro il 18 aprile 2018, cioè entro sei mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri numero 150 del 2017. È ovvio che se entro questa data non dovesse arrivare la formalizzazione di Unicredit e Intesa nessun pensionando pur avendo requisiti potrà ottenere gli arretrati e dovrà rinunciare ad un anno di anticipo.
Non va molto meglio anche alla Rita, la rendita integrativa temporanea anticipata, i cui costi dell'anticipo sono posti a carico dei fondi pensione. Le forme di previdenza complementare che si sono adeguate alle indicazioni della Covip fornite lo scorso Febbraio si contano sulla punta delle dita e, quindi, praticamente nessun iscritto ha ancora potuto fare ancora domanda di anticipo. Se a questo si aggiungono i ritardi cronici per l'Ape sociale ed il pensionamento con 41 anni di contributi e al lungo contenzioso tra Inps e Casse Professionali sul cumulo dei contributi si può dire che molte delle misure introdotte con la Riforma del 2016 sono ancora distanti dall'essere pienamente realizzate. Non proprio un buon biglietto da visita per chi le ha sostenute in questi anni.