Quota 100, Stop dal 2022. Ecco le ipotesi

Nicola Colapinto Sabato, 24 Aprile 2021
Secondo la bozza del Recovery Plan, il modello di pensionamento anticipato uscirà di scena alla fine del 2021. Al suo posto scivoli selettivi sulla base dei criteri esistenti: ape sociale, pensione anticipata per gli usuranti ed opzione donna.

Nessuna proroga della quota 100 oltre il 31 dicembre 2021. E' questa per ora l'unica certezza che proviene dalla poche e scarne righe dedicate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza al dossier previdenza, cantiere aperto da anni. Dal 1° gennaio 2022 questa forma di pensionamento sarà sostituita da misure a favore dei lavoratori impegnati in «mansioni logoranti» con probabile accantonamento dell'ipotesi di un nuovo scivolo universale ancorché basato su criteri più rigidi dell'attuale mix (si parlava fino a poco tempo fa di una quota 102 con 64 anni e 38 anni di contributi con eventuale ricalcolo in chiave contributiva dell'assegno).

Nel Pnrr non c'è traccia di un nuovo meccanismo che possa traghettare alla pensione le coorti dei nati dal 1960 in su. Anche perchè tra le raccomandazioni formulate dall'Ue c’è anche quella di «attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica» e la fine della sperimentazione triennale della quota 100 si porrebbe in linea con tali obiettivi. Va comunque ricordato che chi ha raggiunto i requisiti per la quota 100 (62 anni e 38 anni di contributi) entro il 31.12.2021 potrà comunque presentare domanda di pensione anche negli anni a venire.

Cosa cambia dal 2022

L'obiettivo del Governo è quello di rilanciare gli strumenti di pensionamento anticipato selettivi, già introdotti nel nostro ordinamento negli ultimi due lustri. Si parte dalla pensione per i lavori usuranti e notturni di cui al dlgs n. 67/2011 (che già possono vantare l'accesso alla rendita pensionistica con 61 anni e 7 mesi di età unitamente a 36 anni di contribuzione). Vi rientrano minatori, lavoratori notturni, addetti alla “linea catena” (processi produttivi in serie con ripetizione costante dello stesso ciclo lavorativo) e conducenti di veicoli pesanti nei servizi pubblici. Alla Camera è già in discussione un disegno di legge che allargherebbe la platea agli edili.

Si punta anche alla proroga dell'ape sociale, lo strumento che eroga un reddito ponte di massimo 1.500 euro lordi mensili, sino alla pensione di vecchiaia e che attualmente è a disposizione sino al 31 dicembre 2021 dei disoccupati che hanno esaurito interamente (e da almeno 3 mesi) la disoccupazione indennizzata loro spettante (es. Naspi), dei caregivers, degli invalidi civili e degli addetti alle mansioni gravose (15 categorie dal personale delle pulizie agli insegnanti dell’infanzia, dagli operai agricoli ai pescatori e ai siderurgici). La misura potrebbe abbracciare anche i lavoratori fragili, cioè i soggetti con particolari patologie.

In pole position per una proroga anche l'opzione donna che consente di accedere alla pensione con 58/59 anni di età e 35 di contribuzione con un calcolo dell'assegno interamente contributivo. La crisi economica punterà anche al rafforzamento degli esodi incentivati nell’ambito di accordi aziendali, come il contratto di espansione (scade il 31.12.2021) e all'isopensione (già ampliata nella forma del maxi-scivolo di 7 anni sino al 2023) e gli assegni straordinari di solidarietà. Strumenti che hanno dimostrato un certo dinamismo e sono relativamente poco costosi per il bilancio dello Stato.

Nelle settimane scorse il ministro del Lavoro Orlando aveva accennato ad un’eventuale ripresa del confronto sul tema previdenza, ma solo dopo la chiusura dei dossier su altri capitoli ritenuti più urgenti, a partire dalla riforma degli ammortizzatori sociali. E i sindacati avevano lamentato più volte questa situazione di stallo. Sul fronte politico, ieri è intervenuto Claudio Durigon, sottosegretario leghista all’Economia, sollecitando una diversa forma di flessibilità quella nota come “Quota 41” ovvero l’uscita - per la generalità dei lavoratori - con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età.

 

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