Nicola Colapinto
Nicola Colapinto, avvocato con specializzazione in diritto del lavoro, seguo le principali questioni giuslavoristiche e previdenziali per PensioniOggi.it.
Jobs Act, via l'articolo 18 per i neoassunti. Si riduce il numero dei contratti
Lunedì, 29 Settembre 2014Il Governo accelera sull'approvazione della legge delega sul Jobs Act. Il provvedimento riformerà completamente il mercato del lavoro riducendo il numero dei contratti. Previsto un sussidio di disoccupazione per tutti i precari.
Kamsin La legge delega prevede «un testo organico semplificato» delle norme e uno sfoltimento delle tipologie contrattuali (adesso oltre 40). Saranno i decreti attuativi a entrare nel dettaglio, ma l'orientamento condiviso è quello di arrivare a non più 4-5 contratti. Dovrebbero rimanere: contratto a tempo indeterminato nella nuova versione a tutele crescenti, contratto a termine, apprendistato, part-time, voucher per i piccoli lavori. Dovrebbero quindi sparire le tante forme di precariato, a cominciare dai co.co.pro, che come ha recentemente osservato l'Ocse intrappolano i lavoratori italiani.
Partita ancora aperta invece sul contratto a tutele crescenti. Nella formulazione dell'emendamento approvato in commissione Lavoro del Senato, il contratto a tutele crescenti sarà applicato a tutte le nuove assunzioni e sarà sostitutivo del contratto a tempo indeterminato. La disposizione va a modificare l'attuale disciplina sul recesso che, come è noto, per le aziende con oltre 15 dipendenti prevede l'applicazione dell'articolo 18 dello Statuto del lavoratori. In caso di licenziamento individuale illegittimo la nuova norma dispone che al lavoratore spetti una «tutela crescente in relazione all'anzianità di servizio». Secondo alcuni questa formulazione in pratica significa la fine del diritto al reintegro sul posto di lavoro: al lavoratore spetterà solo un indennizzo monetario proporzionato al tempo trascorso in azienda. La minoranza Pd chiede che il diritto alle reintegra sia solo congelato per i primi tre anni di assunzione.
Per i lavoratori che già attualmente hanno un contratto a tempo indeterminato, non cambierà nulla. Il diritto al reintegro in caso di licenziamento giudicato illegittimo resterà invariato per i contratti in essere e per tutti i casi di "cessioni di contratto", come ad esempio avviene quando si passa da una società a un'altra per effetto di cessione di ramo d'azienda. Il contratto a tutele crescenti si applicherà infatti solo ai neoassunti.
La tutela del reintegro sarà tuttavia assicurata, così come prevista attualmente, in caso di licenziamenti discriminatori: il governo ha infatti più volte garantito che in questi casi non ci saranno modifiche, continuerà quindi sempre a valere la tutela del reintegro. In dubbio invece gli effetti del nuovo contratto nel pubblico impiego. Attualmente, infatti, i dipendenti pubblici godono delle tutele dell'articolo 18 dello Statuto ma dato che i rapporti sono stati privatizzati con il contratto a tutele crescenti i neoassunti rischierebbero di perdere il diritto alla reintegra, come i lavoratori privati.
Il governo ha proposto poi di dirottare nelle buste paga dei lavoratori il 50 per centro del Tfr maturato in azienda. Le norme attuali prevedono per i dipendenti la possibilità di destinare i versamenti della liquidazione al proprio di fondo di previdenza complementare; nel caso non vi sia il consenso dell'interessato per questo trasferimento i soldi restano in azienda oppure -se l'impresa ha più di 50 dipendenti -affluiscono a un fondo dello Stato presso I'lnps. Il flusso mensile delle liquidazioni è però una preziosa fonte di liquidità per le imprese, che, se passasse l'ipotesi, dovrebbero almeno in parte rinunciarvi.
Zedde
Statali, demansionamento volontario per la gestione degli esuberi
Mercoledì, 24 Settembre 2014Una norma del decreto legge sulla pubblica amministrazione consente al personale in disponibilità nelle Pa potrà presentare istanza di ricollocamento in una posizione economica inferiore.
Kamsin Al fine di ampliare le possibilità di ricollocamento, il personale in disponibilità delle pubbliche amministrazioni potrà presentare - nei 6 mesi anteriori alla data di scadenza del termine di 24 mesi previsto come periodo massimo di godimento dell’indennità spettante a seguito del collocamento in disponibilità - istanza di ricollocazione, nell’ambito dei posti vacanti in organico, anche in una qualifica inferiore o in posizione economica inferiore.
E' quanto prevede l'articolo 5 del decreto di riforma sulla Pa (dl 90/2014) che introduce una deroga ai limiti sul demansionamento previsti dalla normativa previgente nell'ottica di favorire il ricollocamento dei dipendenti pubblici in esubero.
Com'è noto, la disciplina previgente contenuta nell'articolo 2103 del Codice Civile, poneva seri limiti all'accettazione di una qualifica inferiore. Il citato articolo stabilisce infatti che il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti alla categoria superiore che abbia acquisito o a mansioni equivalenti alle ultime effettivamente svolte, senza alcuna diminuzione della retribuzione. Questa regola ora di fatto viene temperata con la possibilità di ricollocazione del personale in esubero nelle Pa anche su mansioni "inferiori".
Il provvedimento precisa tuttavia che la ricollocazione del dipendente non può comunque avvenire prima dei 30 giorni anteriori alla data di scadenza del termine di 24 mesi e che possa essere effettuata per qualifica o posizione economico di un solo livello inferiore (se di area o categoria diversa, di un solo inferiore ). In tale circostanza il personale ricollocato in qualifica o posizione inferiore non ha diritto all'indennità spettante a seguito del collocamento in disponibilità. Tale personale mantiene comunque il diritto di essere successivamente ricollocato nella originaria qualifica e categoria di inquadramento, anche attraverso le procedure di mobilità.
Per favorire l'assorbimento delle posizioni in disponibilità, il provvedimento prevede poi, che nell’ambito della programmazione triennale delle assunzioni, l’avvio di procedure concorsuali e le nuove assunzioni, a tempo indeterminato o determinato (per un periodo comunque superiore a 12 mesi), sono subordinate all’utilizzo del personale collocato in disponibilità. Il personale in disponibilità può, alternativamente: a) essere assegnato, nell’ambito dei posti vacanti in organico, in posizione di comando presso altre amministrazioni; b) avvalersi dell’istituto dell’aspettativa senza assegni presso organismi pubblici o privati. In queste circostanze il termine di 24 mesi, previsto come periodo massimo di godimento dell’indennità disponibilità, rimane sospeso.
Zedde
Riforma del Lavoro, ecco l'ABC delle novità contenute nel Jobs Act
Martedì, 23 Settembre 2014La Commissione Lavoro del Senato ha completato l’esame, in sede referente, del DDL 1428, meglio noto come “Jobs Act”, ossia il disegno di legge delega attraverso il quale il Governo intende intervenire per la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali.
Kamsin E' iniziato oggi, in Aula al Senato, l'esame del Disegno di legge in materia di lavoro (il cosiddetto Jobs Act), dopo le modifiche apportate al testo in Commissione Lavoro. La partita sul provvedimento è tutt'altro che chiusa in quanto si registra uno scontro all'interno del Partito Democratico sulle misure in tema di licenziabilità del lavoratore e sulle modifiche da apportare all'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Al netto delle varie discussioni politiche vediamo quali sono le novità con cui il governo punta a riformare il mercato di lavoro.
Contratti - Prima di tutto ci sarà una modifica sui contratti di lavoro. L'esecutivo punta ad introdurre un contratto a tutele crescenti con il superamento dell'articolo 18 per i neoassunti (la tutela rimarrebbe invece per chi ha già un contratto a tempo indeterminato) o comunque ci saranno forti disincentivi per un suo utilizzo in sede giudiziaria. Prevista la semplificazione delle tante forme di contratti flessibili introdotti dalla Riforma Biagi del 2003. L'intezione è quella di ridurre il numero a quattro-cinque rapporti lavorativi che potranno essere utilizzati dai datori di lavoro. Ci saranno anche diverse semplificazioni con un taglio agli adempimenti per la gestione dei rapporti di lavoro e in materia di sicurezza. L'obiettivo è dimezzare il numero di atti necessari.
Controlli - Con la delega dovrebbe vedere la luce una Agenzia unica per le ispezioni del lavoro che integri i servizi ispettivi di Ministero del lavoro, Inps, Inail e con forme di coordinamento con i servizi ispettivi di Asl e Arpa, e ci sarà una nuova stretta al fenomeno delle dimissioni in bianco e al contrasto del lavoro sommerso.
Ammortizzatori Sociali - L'altra zona calda è quella della Riforma degli ammortizzatori sociali. L'esecutivo vuole infatti concedere tutele uniformi e legate alla storia contributiva del lavoratore in caso di disoccupazione superando l'integrazione salariale e mobilità in deroga. Cambierà la normativa sui servizi e le politiche attive per il lavoro con un riordino degli incentivi per assunzioni e autoimprenditorialità. Un'Agenzia nazionale gestirà servizi per l'impiego, politiche attive e Aspi.
Incentivi - Sarà poi estesa la "maternità" con una indennità di maternità e diritto per le lavoratrici madri parasubordinate all'assistenza anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte dell'azienda. Ci sarà un tax credit come incentivo al lavoro femminile. Arriva poi il compenso orario minimo, applicabile ai rapporti di lavoro subordinato nonché nei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa.
Solidarietà - Via libera anche alla facoltà di cessione fra lavoratori dipendenti dello stesso datore di lavoro di tutti o parte dei giorni di riposo aggiuntivi spettanti in base al con tratto in favore del genitore lavoratore di figlio minore che necessita di cure.
Zedde
Esodati, ddl sulla sesta salvaguardia verso una rapida approvazione
Martedì, 16 Settembre 2014Arriva il sostanziale via libera dalla Commissione Lavoro del Senato ad una rapida approvazione del ddl sulla sesta salvaguardia. Il provvedimento consentirà l'accesso alla pensione con le previgenti regole ad ulteriori 32.100 lavoratori che entro la fine del 2011 avevano perso il lavoro.
Kamsin Tutti i Gruppi parlamentari presenti in Commissione si sono dichiarati disponibili a rinunciare alla presentazione di emendamenti al disegno di legge in materia di sesta salvaguardia approvato dalla Camera dei deputati e assunto come testo base.
E' quanto si legge nel resoconto diffuso dalla Commissione Lavoro del Senato dopo l'esame avvenuto oggi in sede referente del ddl sulla sesta salvaguardia. Il documento lascia intendere una rapida conversione del testo approvato in prima lettura dalla Camera dei Deputati lo scorso 4 Luglio. Senza alcuna modifica.
Visto l'orientamento favorevole alla rapida conclusione dell'iter del provvedimento - si legge nella nota - una volta pervenuti i pareri delle Commissioni permanenti 1a e 5a, acquisito il consenso dei rappresentati dei Gruppi, si potrà richiedere alla Presidenza del Senato la riassegnazione del provvedimento in sede deliberante. L'accelerazione dovrebbe portare all'approvazione definitiva del testo entro la fine del mese di Settembre, o al massimo, entro metà Ottobre, secondo quanto stabilirà il calendario di Palazzo Madama.
Nella giornata odierna è stato tuttavia adottato anche un atto di indirizzo in cui le forze politiche ritengono ormai chiusa la "partita" in materia di salvaguardie. "Salvi alcuni casi - si legge nel documento - numericamente assai limitati, che soltanto per circostanze particolari e peculiari non rientrano tra quelli salvaguardati e ai quali dovrà essere dedicata la necessaria attenzione in funzione di soluzioni ad essi rigorosamente circoscritte, con quest'ultimo provvedimento di salvaguardia deve considerarsi conclusa la fase degli interventi legislativi volti a risolvere problemi transitori di applicazione della riforma con l'esenzione dalla nuova disciplina pensionistica in favore di persone interessate da accordi di scioglimento dei rapporti di lavoro in prossimità del pensionamento. In altri termini non ci sarà una settima salvaguardia dalla disciplina Fornero".
Nel documento si sottolinea piuttosto che è "necessario, per altro verso, evitare che l'attesa di provvedimenti ulteriori di salvaguardia induca una parte dei potenziali interessati ad astenersi da possibili opportunità di occupazione".
Le forze politiche chiedono tuttavia al governo di a sviluppare - anche sulla scorta delle migliori esperienze straniere di politiche di active ageing - un insieme organico di interventi volti a incentivare e facilitare la permanenza e/o il reinserimento dei cinquantenni e dei sessantenni nel tessuto produttivo, con forme di flessibilizzazione dell'età del pensionamento, di combinazione del lavoro a tempo parziale con pensionamento parziale, di incentivo economico alle iniziative delle imprese volte a ridisegnare le posizioni di lavoro in funzione della migliore valorizzazione delle doti di esperienza, equilibrio e affidabilità delle persone nell'ultima fase della loro vita attiva.
Inoltre, laddove nessuna delle anzidette misure di promozione dell'invecchiamento attivo possa essere adottata, ad affrontare il problema degli ultrasessantenni che abbiano perduto l'occupazione senza avere ancora i requisiti per il pensionamento e che si trovino in difficoltà nella ricerca di una nuova occupazione, attivando strumenti di sostegno del reddito, di assistenza intensiva nella ricerca e di contributo economico per l'assunzione, mirati a incentivare il loro reinserimento nel tessuto produttivo e non la loro uscita dal mercato del lavoro.
Zedde
Riforma Scuola, arrivano incentivi fiscali per le aziende che finanziano gli stage
Lunedì, 15 Settembre 2014La Riforma della Scuola promette incentivi fiscali per le aziende che investono risorse nell'attivazione di stage e percorsi formativi per gli alunni. Si tratta degli School Bonds e dello School Guarantee.
Kamsin La Riforma della scuola, chiamata da Matteo Renzi «patto educativo», contiene anche un altro aspetto meritocratico a proposito delle aziende che investono sull'istruzione e sulla formazione. Si tratta dei cd. "school bond", una sorta di incentivi fiscali, sgravi e facilitazioni, per i privati che mettono soldi e garantiscono finanziamenti nell'apprendistato degli studenti, nei laboratori scolastici, nell'ampliamento del numero e della qualità degli stage che, prevede la riforma Renzi saranno obbligatori. Piu' nello specifico lo School Bonus sarà un bonus fiscale per un portafoglio di investimenti privati (da parte di cittadini, associazioni, fondazioni, imprese) nella scuola; l'incentivo - secondo quanto si legge nelle linee guida della Riforma - potrebbe trovare immediata applicazione nell’opera di potenziamento e riqualificazione degli istituti scolastici, dei loro laboratori tramite l’acquisto di nuove tecnologie chiave per i loro obiettivi formativi, nell’apertura prolungata della sede.
La novità sarà affiancata da una seconda misura, lo "School Guarantee", uno strumento mirato a premiare in maniera più marcata l’investimento nella scuola che crea occupazione giovanile. L’impresa che investe risorse su un istituto professionale, su un istituto tecnico o su un polo tecnico-professionale – ad esempio finanziando percorsi di alternanza scuola-lavoro, ricostruendo un laboratorio o garantendone l’utilizzo efficiente – potrà ricevere incentivi aggiuntivi rispetto allo School Bonus, nel momento in cui si dimostri il “successo formativo” dei processi di alternanza e didattica laboratoriale sviluppati nella scuola di riferimento. E per questa ragione a partire dal terzo anno della scuola superiore gli stage saranno incrementati, come durata, fino a 300 ore all'anno, e resi obbligatori negli ultimi tre anni negli istituti tecnici.
Anche i cittadini potranno contribuire alla crescita della scuola attraverso meccanismi di microfinanziamento diffuso a favore della scuola, il cosiddetto crowdfunding. Renzi lo vuole applicare in particolare al sostegno di progetti didattici, per premiare, e scalare, quelli che dimostrano di coinvolgere i ragazzi perché più innovativi. Ma anche sostenere le iniziative in grado di dare speranze concrete ai contesti più difficili, quindi di maggiore impatto sociale. Per stimolare il meccanismo il governo valuterà di mettere a disposizione finanziamenti fino a 5 milioni di euro all’anno per fare matching fund con rapporto 1:1 o 1:2 su progetti in grado di dimostrare uno specifico impatto o raccogliere significativo sostegno pubblico. Ciò significa che per ogni euro – o due euro, a seconda del rapporto – messo dai cittadini su questi progetti, lo Stato ne metterà a disposizione un altro.
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Riforma Scuola 2014, piu' merito nelle retribuzioni dei docentiZedde