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Renzi in Usa nel tempio Itc, cambiamo Italia con idee
Renzi tira dritto. Minoranza Pd, no 'soccorso azzurro'
- Roma, 22 set. - Sara' perche' c'e' un Oceano e un intero continente di mezzo, ma a San Francisco, dove e' in visita, le polemiche sulla riforma del lavoro sembrano arrivare attutite o non arrivare affatto alle orecchie di Matteo Renzi che, come nulla fosse, parla della necessita' di "fare arrabbiare qualcuno" per poter andare avanti a trasformare il Paese. E poco importa se quel "qualcuno" altri non sono che i sindacati confederati e la sinistra del suo stesso partito, decisa a dare battaglia.
Pd impegnato nel 'derby' sull'art. 18
Il modello che il premier sogna per l'Italia e' quella San Francisco che a lui appare come la "capitale del futuro" soprattutto se raffrontata alle tante "capitali del passato" che ci sono in Italia e rispetto alle quali serve un cambiamento "quasi violento" nel nostro Paese. Toni decisi quelli del presidente del Consiglio e Segretario del Pd ai quali fanno da coro le parole del sottosegretario Luca Lotti: "Il segretario del Pd e' stato scelto con le primarie sulla base di un programma chiaro. Qualcun altro ha perso le primarie e ora non solo pensa di dettare la linea ma lo fa prima ancora che si svolga una discussione nei luoghi preposti, come e' la Direzione del partito", ricorda Lotti per richiamare all'ordine le voci critiche che, un giorno dopo l'altro, sembrano aumentare all'interno del partito. "Qui - avverte Lotti - si tratta del futuro di milioni di giovani, non di far sopravvivere retaggi ideologici".
Un confronto serrato nel quale entra anche il vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini che arriva ad evocare "provvedimenti disciplinari" per chi non si allinea a quanto deciso assemblearmente dal partito e, in definitiva, a quanto enunciato da Renzi che di quel partito e' il segretario eletto dalle primarie e legittimato dal voto europeo. "Rispetto e' anche attenersi alle decisioni di tutto un partito - ha sottolineato Guerini - e sono sicuro che ci si arrivera' nei prossimi giorni, non per via disciplinare, ma attraverso il dibattito".
Per sapere se bastera' il dibattito, assicurano fonti di palazzo Chigi, bastera' attendere l'otto ottobre, data in cui e' prevista la conferenza europea sull'occupazione. Entro quel giorno, Renzi vuole avere in tasca la delega sulla riforma del lavoro. Per questo, spiegano ancora, e' disposto a concedere di trattare sui singoli punti della delega, ma chiede di poter arrivare all'appuntamento europeo con una prova in piu' della trasformazione in atto nel Paese. L'attenzione del premier e' infatti sempre concentrata sugli investimenti e su quei provvedimenti strutturali capaci di attirarne sempre di piu' dall'estero. Stati Uniti in primis, come dimostra il viaggio del premier al quale seguira', il 2 ottobre, un altra 'trasferta strategica' a Londra, nella City. Si trattera' della seconda volta nella capitale britannica da quando ha preso posto a Palazzo Chigi.
Non bastera', probabilmente, a sconfiggere gli scettici del Pd e non solo. Nei parlamentari, infatti, e' numeroso l'elenco di quanti vedono nella determinazione di Renzi a procedere con la riforma del lavoro, un modo per sviare l'attenzione da una piu' stringente necessita', quella di far ripartire il comparto industriale del Paese. "La riforma del lavoro cosi' come e' pensata, a tutto serve tranne che a rilanciare l'occupazione", dice un deputato di minoranza: "Agli imprenditori, oggi, non interessa quanto si risparmia nell'assumere o nel licenziare, interessa soprattutto ricominciare a produrre. Ma, se non c'e' chi compra all'estero e non c'e' chi compra in patria, produrre e vendere diventa difficile".
A tutto questo, poi, si aggiunge il tema politico della sempre piu' stretta 'collaborazione' con Forza Italia: le vicende giudiziarie che hanno toccato Donato Bruno da una parte, e Denis Verdini dall'altra potrebbero 'minare' il Patto del Nazareno influenzando l'agenda di governo. Soprattutto, la paura dell'opposizione interna del Pd e' che gli elettori mal digeriscano questo 'abbraccio' con Berlusconi, tanto piu' grave alla luce del nuovo fronte giudiziario che interessa il partito del Cavaliere.
Rimane, infine, il tema del ruolo di Forza Italia nell'esecutivo: per il momento ne resta fuori, ma - si chiede piu' di un esponente Pd - cosa succedera' se la riforma del lavoro dovesse essere approvata con i voti determinanti dei forzisti. Accettare quell'aiuto, secondo il deputato Pd, Cesare Damiano, avrebbe delle "conseguenze politiche" importanti. "Sulle questioni economiche del lavoro dovrebbe essere rifiutato il 'soccorso azzurro'.
E' chiaro che se fossero determinanti i voti di Forza Italia per tenere in piedi il governo su questo argomento ci sarebbe anche una conseguenza politica. Non vorrei che Renzi riuscisse a fare sui temi del lavoro quel che non e' riuscito a fare Berlusconi", ha spiegato il deputato.
Il premier visita Twitter, confronto su opportunita' Italia
- San Francisco, 22 set. - Non poteva mancare la visita al quartier generale di Twitter a San Francisco per Matteo Renzi, tra i piu' attivi sul social network con oltre 1 milione e 300mila 'seguaci'.
Dopo aver visitato gli uffici in un grande open space, il premier e' stato accolto dall'amministratore delegato Dick Costolo, con il quale ha avuto un confronto sulle opportunita' con cui Twitter puo' dare una mano in Italia, in particolare nel settore del turismo e della pubblica amministrazione. Costolo si e' impegnato a visitare presto l'Italia e a incontrare un gruppo di imprenditori per comprendere le reali opportunita' del Paese. Nel corso dell'incontro tra Renzi e Costolo c'e' stata anche l'occasione per uno scambio di battute sulle vacanze fiorentine dell'ad di Twitter.
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Riforma lavoro: il Pd impegnato nel 'derby' su art. 18
- Roma, 22 set. - E' ancora alta tensione nel Pd sulla riforma del lavoro. Alla vigilia dell'approdo in aula al Senato prosegue il dibattito sull'articolo 18 e domani mattina a palazzo Madama si terra' una riunione dei gruppi del Partito democratico: un'assemblea alla quale parteciperanno il ministro Giuliano Poletti e il responsabile Economia e Lavoro della segreteria dei Democratici, Filippo Taddei. Che oggi definisce "avvilente" il fatto che si voglia "ridurre tutto a un derby sull'articolo 18".
Delrio, nostra riforma supera l'articolo 18
E aggiunge: "Cerchiamo di fare di piu', io per parte mia cerchero' di favorire una discussione che sia il piu' possibile chiara. Lunedi' siamo in direzione proprio per parlare di questo". Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, ha sostenuto: "Siamo vicini ai cittadini italiani, vogliamo bene all'Italia e cerchiamo di fare misure che siano di buon senso, che aiutino il nostro Paese a ripartire, a cominciare dal mondo del lavoro; quindi stando insieme agli imprenditori e ai lavoratori".
Lo scontro nel Pd e' cosi' aspro che sono tornate a girare voci di una scissione. Anche se l'ex segretario Guglielmo Epifani le liquida cosi': "Le voci di scissione nel Pd sono una sciocchezza, roba inesistente. Ma non giova a nessuno accentuare lo scontro e sarebbe un errore gravissimo non trovare un'intesa sul Jobs act". Anche se secondo Epifani, superato il periodo di prova di tre anni, il reintegro deve rimanere "magari affinandolo".
Secondo il vicesegretario Pd Debora Serracchiani, c'e' la "sensazione che qualcuno voglia strumentalizzare il tema del lavoro per una resa dei conti nel Pd". E invece, afferma, "andranno rispettate le decisioni della direzione perche' siamo un partito non una ditta ne' una bocciofila". Direzione che si terra' lunedi' prossimo, 29 settembre: "Discuteremo di questi temi nella prossima direzione convocata per il 29, senza ricatti e anatemi ideologici. Ma, dopo la discussione, dobbiamo fare la sintesi e a quella dovranno attenersi i gruppi parlamentari" dice Marina Sereni.
Pier Luigi Bersani pero' ha gia' minacciato battaglia a difesa dell'articolo 18 con la presentazione di molti emendamenti alla legge delega. Secondo Maurizio Sacconi (Ncd) le proposte che arrivano dalla minoranza Pd sono peggiorative mentre Renato Brunetta ribadisce che Forza Italia e' pronta a votare il Jobs Act ma sottolineando che "se il Pd si spaccasse in due e avesse bisogno, per far passare la fiducia, del nostro voto non ci sarebbe piu' la maggioranza per Renzi con tutte le conseguenze del caso".
E' d'accordo anche il democratico Cesare Damiano: "E' chiaro che se fossero determinanti i voti di Forza Italia per tenere in piedi il governo su questo argomento ci sarebbe anche una conseguenza politica. Non vorrei che Renzi riuscisse a fare sui temi del lavoro quel che non e' riuscito a fare Berlusconi".
Intanto, Beppe Grillo attacca: "Il ricatto sull'articolo 18 e' fatto dalla Bce". E lancia l'hasthag #CoeRenzie" ricordando "quando Renzie difendeva l'articolo 18".
Renzi, Tutto per cambiare l'Italia Si alle riforme, ma servono idee
- San Francisco, 22 set. - Una promessa arriva da Matteo renzi in visita negli Stati Uniti: "Faremo di tutto per cambiare l'Italia". Il premier da San Francisco ricorda che questa "e' la citta' del futuro, mentre da noi ci sono le capitali del passato. La nostra scommessa e' trasformare noi stessi". Dagli Usa Matteo Renzi vuole dare "un messaggio di fiducia all'Italia" cambiando "la pubblica amministrazione...usando l'Ict (l'information technology) per cancellare la parola certificato e avere un amministrazione come un nuvola (il modello degli archivi immateriali e diffusi), cambiando il rapporto tra cittadini e burocrazia". In Italia "non si cambia se si ha una testa striminzita e ripiegata": con queste parole Matteo Renzi si e' rivolto a 150 rappresentanti di 'start up' della Silicon Valley fondate da italiani, nel corso dell'incontro. "Non sono qui per dirvi di tornare in Italia ma di andare avanti e cambiare il mondo", ha aggiunto il presidente del Consiglio, nell'incontro allo Yacht Club St. Francis. L'Italia e' un Paese che ha bisogno di una "rivoluzione sistematica" per risolvere tutti i principali problemi, "bisogna cambiare il Paese, il sistema politico, il mondo del lavoro"."Non bastano le riforme se non ci sono idee, le riforme possono cambiare qualcosa, le idee possono cambiare tutto", ha sottolineato Renzi. "Non cedo alla cultura dei cervelli in fuga e non faro' il discorso di tornare in Italia, vi chiedo di andare avanti e faremo di tutto per cambiare l'Italia, renderla un Paese piu' semplice, con un mercato del lavoro diverso, con una classe politica dimagrita". .
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Decreto Pa, diritti camerali dimezzati ma solo dal 2017
Una norma del decreto legge sulla Pa provvede al taglio del 35% dei diritti camerali dovuti dalle imprese alle Camere di Commercio. Nel 2017 la riduzione arriverà al 50%. Sullo sfondo l'intenzione di abolire definitivamente il contributo.
Kamsin Alla fine il governo ha dovuto fare dietrofront. Il tanto atteso taglio del 50% dei diritti camerali che le imprese devono pagare alla Camere di Commercio non avverrà dal prossimo anno, come era stato indicato nella prima versione del decreto di Riforma della Pubblica Amministrazione. Ma piu' gradualmente. L'articolo 28 del Dl riduce infatti l’importo del diritto annuale, per l’anno 2015, del 35 per cento, per l’anno 2016, del 40 per cento e, a decorrere dall’anno 2017, del 50 per cento, in una prospettiva di "riordino del sistema delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura" che contemplerà l’eliminazione del diritto annuale.
Verosimilmente la riduzione dei diritti camerali si applicherà sulle somme attualmente dovute dalle imprese, come determinata dal Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze; in altri termini la riduzione dovrebbe scattare sia con riguardo ai diritti dovuti in misura fissa, per i soggetti iscritti al REA e per le imprese individuali iscritte al registro delle imprese, sia quelli commisurati al fatturato dell'esercizio precedente, per gli altri soggetti.
La riduzione, inoltre, dovrebbe essere un primo "assaggio" in vista della definitiva soppressione di tali importi. Il governo infatti, con il ddl 1577 presentato in Senato, ha proposto la riforma dell’organizzazione, delle funzioni e del finanziamento delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.
Al suo interno, si prevede - tra l'altro - l'eliminazione del diritto annuale a carico delle imprese, la riduzione dei compiti e delle funzioni, il trasferimento al Ministero dello sviluppo economico delle competenze relative al registro delle imprese, il riordino della disciplina dei compensi dei relativi organi ed una disciplina transitoria che assicuri la sostenibilità finanziaria e il mantenimento dei livelli occupazionali.
Zedde