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Sblocca Italia, Napolitano firma il decreto
Il pacchetto casa che al consiglio dei ministri del 29 agosto scorso era stato approvato “salvo intese” tra il ministero delle infrastrutture e il ministero dell'economia, alla fine è entrato nel decreto.
Kamsin Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato oggi il decreto cosiddetto 'sblocca Italia', e il decreto legge "in materia di degiurisdizionalizzazione e processo civile". I decreti erano stati varati dal consiglio dei ministri lo scorso 29 agosto.
Nel decreto sblocca Italia ci sono "misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive". In particolare chi acquisterà una casa nuova o ristrutturata con un indice di risparmio energetico elevato e la concederà in affitto per otto anni a canone concordato, avrà un bonus fiscale dallo Stato del 20 per cento del prezzo di acquisto fino ad un massimo di 300mila euro da spalmare in otto anni. Nel decreto non c'è invece il rinnovo del bonus del 65 per cento sulle ristrutturazioni edilizie che migliorano l'efficienza energetica. Questo perché, in realtà, il bonus è ancora in vigore fino al 31 dicembre di quest'anno e dunque il veicolo idoneo per confermare lo sgravio sarà contenuto nella prossima legge di stabilità. Ma il decreto contiene alcuni incentivi in materia di riqualificazione energetica e antisisimica.
Il provvedimento sulla Giustizia ha invece l'obiettivo di smaltire l'arretrato civile. Nel testo ci sono le norme sull'arbitrato, la negoziazione assistita da avvocati e anche il taglio delle ferie dei magistrati.
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Nelle partecipate ci sono piu' amministratori che dipendenti
"Abbiamo stimato che attraverso operazioni di fusioni, chiusura, introduzione di costi standard per il funzionamento delle societa' partecipate si puo' arrivare a risparmiare 3 miliardi nel giro di 2-3 anni. E' un risparmio significativo". Kamsin E' quanto ha indicato il commissario sptraordinario alla spending review Carlo Cottarelli intervenendo al Meeting Confesercenti a San Martino in Campo. "Al contempo - ha detto - si puo' fare un'operazione di trasparenza.
Oggi non se ne conosce neppure il numero esatto. La banca dati del Tesoro nel contiene circa 8 mila. Nel giro di tre anni - secondo Cittarelli - si puo' arrivare da circa 8 mila a mille, che e' l'obiettivo indicato da Renzi a fine aprile". Sulle perdite in termini di occupazione, il commissario ha rimarcato che "ce ne sono 1.500 con numero di amministratori superiore a quello dei dei dipendenti, mille non hanno dipendenti. Si tratta - ha concluso - non di togliere lavoro ma rendite di posizione".
Zedde
Cig, scatta la contribuzione al fondo di solidarietà residuale
Le aziende potranno versare il contributo ordinario, dovuto per le mensilità da gennaio a settembre 2014, entro il giorno 16 dicembre 2014, senza applicazione di sanzioni ed interessi. E' quanto ha precisato l'Inps con il messaggio 6897/2014. Kamsin Il pagamento dei contributi relativi al mese di ottobre del fondo di solidarietà residuale è invece previsto per il 16 Novembre.
Il Ministro del Lavoro con Decreto 79141 del 7 Febbraio 2014, in concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze ha istituito a suo tempo presso l’ INPS il Fondo di solidarietà residuale con lo scopo di dare una copertura integrativa salariale a quei settori rimasti esclusi dai precedenti interventi normativi in materia. Il Decreto a suo tempo ha fissato che il Fondo a partire dal 1° Gennaio 2014 è soggetto al finanziamento con contributi sia a carico dei lavoratori dipendenti sia a carico del datore di lavoro nelle aziende con più di 15 dipendenti da versare mensilmente.
L’ Inps, dopo aver fissato la prima scadenza al 16 Settembre e per gli arretrati Gennaio/Luglio al 16 Dicembre con una maggiorazione dell’ 1% per interessi legali, ha aggiornato le scadenze: pagamento del primo contributo il 16 Novembre per il versamento dei contributi relativi al mese di Ottobre (il 17 perché il 16 è festivo) e nuovo termine per gli arretrati Gennaio/Settembre fissato per il 16 Dicembre.
Zedde
Jobs Act, il Senato dice sì alle ferie solidali per i colleghi in difficoltà
La commissione lavoro del Senato ha dato il via libera alla possibilità di regalare le ferie ai colleghi in difficoltà. Potenziati anche gli accordi aziendali di solidarietà e il contratto di ricollocazione.
Kamsin Possibilità di regalare alcuni giorni delle proprie ferie ai colleghi in difficoltà, contratto di ricollocazione, potenziamento degli accordi di solidarietà, stretta sulle dimissioni in bianco. Sono queste le novità approvate ieri dalla commissione Lavoro del Senato che sta esaminando la delega al governo sul Jobs Act.
Nel nostro ordinamento arriveranno dunque le cosiddette ferie solidali. In pratica i lavoratori potranno cedere gratuitamente i giorni di riposo «aggiuntivi», cioè eccedenti il tetto minimo fissato per legge, a colleghi che hanno un figlio minore che «necessita di presenza fisica e cure costanti per le particolari condizioni di salute». Il Senato ha dato disco verde anche al contratto di ricollocazione, uno strumento già introdotto sperimentalmente con la legge di Stabilità 2014 utilizzato attualmente per la vertenza Alitalia. Si tratta di un contratto trilaterale tra lavoratore disoccupato, centri per l'impiego e agenzia per il lavoro privata scelta dallo stesso lavoratore: a fronte di una effettiva ricollocazione del lavoratore per «un periodo congruo», l'agenzia riceverà un compenso che varia a seconda del profilo del lavoratore (più è difficile da ricollocare, maggiore sarà il bonus). Se il lavoratore si rifiuta di seguire i corsi proposti dal tutor o di accettare il lavoro proposto perde una parte del sussidio.
Novità anche per i contratti di solidarietà: sarà più semplice l'applicazione di quelli "espansivi", ovvero finalizzati a nuova occupazione.
E' rinviato a martedì il vero nodo che ancora divide le forze politiche: quell'articolo 4 che delega il Governo al riordino delle forme contrattuali vigenti, nell'ambito del quale si dovrà decidere la fisionomia del nuovo contratto a protezione crescente e dunque il perimetro di applicazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Statuto che, per il presidente della commissione Maurizio Sacconi (Ncd), che è anche relatore del Ddl delega, va riscritto «con lo scopo di incoraggiare la propensione ad assumere, di aumentare la dimensione delle imprese, di accrescere la produttività del lavoro».
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Legge di stabilità, a rischio l'estensione del bonus degli 80 euro
Sempre piu' a rischio l'ipotesi di estendere lo sgravio irpef degli 80 euro anche nei confronti dei pensionati e delle famiglie numerose.
Kamsin Sarà difficile garantire l'estensione del bonus degli 80 euro oltre il perimetro dei lavoratori dipendenti compresi tra 8 e 26 mila euro di reddito. A pesare sono le ristrettezze di bilancio aggravate dalla difficile congiuntura economica fotografata dall'Istat sotto forma di recessione, deflazione e consumi al palo. Per ora sul tavolo il governo deve trovare circa 10 miliardi di euro solo per confermare nel 2015 lo sgravio Irpef a chi lo prende già dallo scorso maggio. E per andare oltre sarà necessario verificare se e quanto funzionerà la spending review dalla quale il governo punta ad incassare non meno di 16 miliardi di euro l'anno prossimo. Traguardo difficile anche se al ministero il quadro sarà più chiaro fra un paio di settimane.
Le ipotesi di estensione riguardano essenzialmente i pensionati a basso reddito e le famiglie numerose. Nelle settimane scorse l'ipotesi circolata era quella di cancellare almeno l'Irpef sulle pensioni di importo mensile lordo compreso tra 625 e 665 euro. Cioè 1,2 milioni di pensionati tra 7.500 e 8.000 mila euro l'anno ai quali lo Stato chiede circa 45 euro al mese di tasse. In questo modo, dato che si tratta di contribuenti che non rientrano nella no tax area, a differenza dei dipendenti che fino a 8 mila versano zero euro di imposta, verrebbe sanata una palese ingiustizia. Ci vogliono circa 500 milioni di euro per condurre in porto questa operazione che, ragionano i consiglieri di Renzi, avrebbe il pregio di essere molto visibile nei confronti dell'opinione pubblica a differenza di altre opzioni prese in esame.
È comunque certo che i bonus che in qualche modo sono parte integrante del welfare italiano non verranno minimamente sfiorati. Si tratta in particolari delle detrazioni da lavoro e pensione che valgono quasi 38 miliardi (per 36 milioni di contribuenti). E non corrono rischi neppure le detrazioni per i familiari a carico per un valore di oltre 10 miliardi (3,5 per il coniuge e 6,7 per i figli). Più a rischio le spese sanitarie ( 2,3 miliardi per 14 milioni di contribuenti ), nel senso che potrebbe essere operata una selezione graduata in base al reddito.
Sul tavolo c'è anche il progetto di estendere il bonus alle famiglie numerose. L'idea potrebbe essere quella di alzare la soglia massima di reddito per le famiglie numerose e aggiustarla a seconda del numero dei figli: il limite potrebbe salire da 26 a 30 mila euro con due figli a carico, a 42 mila con tre e a 50-55 mila con quattro.
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Tagli a sanita': scontro regioni-governo, poi l'intesa
- Roma, 11 set. - Il governo rispetti gli impegni e non faccia tagli alla sanita'. E' duro l'avvertimento degli enti locali che, in modo compatto, questa mattina si sono schierati contro il governo per le possibili 'sforbiciate' al settore santario. Una risposta corale e bipartisan. A lanciare il monito e' stato il presidente della conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino: "Con il governo abbiamo siglato in agosto un patto d'onore sulla sanita'. Se si rompe, viene meno il rapporto di fiducia e collaborazione".
Parole nette le sue: "Ad inizio agosto - spiega Chiamparino - abbiamo firmato con il governo un patto d'onore che prevedeva da parte nostra l'ottemperanza alle regole e alle indicazioni del patto per la salute in termini di riordino dei servizi sanitari entro la fine dell'anno. Da parte del governo, l'impegno ad un fondo di 109 miliardi con un aumento di 2,5 miliardi l'anno per il 2015 e per il 2016. Se il governo viene meno a questi impegni - avverte - viene anche meno il patto con noi e si rompe il rapporto di fiducia. Quell'impegno e' scritto nero su bianco. Noi vorremmo continuare il rapporto di collaborazione".
Ancora piu' 'minacciose' le parole del governatore del Veneto, Luca Zaia: "Il governo ci pensi bene prima che possa mettersi in moto una vera rivolta. Provino a tagliare un solo euro alla sanita' veneta e mi troveranno personalmente steso di traverso sulla strada che vogliono percorrere di distruzione della sanita' in Italia, in particolare dove, come in Veneto, ogni euro risparmiabile e' gia' stato risparmiato senza aspettare i super esperti di turno. Qui da noi ridurre ancora la spesa equivarrebbe inevitabilmente a tagliare la assistenza agli utenti", ha detto, spiegando che la sua posizione e' "senza alcun margine di trattativa".
Dopo un paio d'ore, arrivano rassicurazioni da fonti di Palazzo Chigi: nessuno vuole tagliare la sanita', viene specificato, ma nessuno vuole gli sprechi. Una smentita di cui Chiamparino prende "atto con soddisfazione anche se siamo ancora di fronte a notizie di stampa" osserva. E aggiunge: "Abbiamo fatto bene a porre il problema". E a scanso di equivoci sottolinea: "Voglio chiarire che, un conto e' se si dice che bisogna risparmiare nella sanita' attraverso la riorganizzazione e modernizzazione e su questo noi ci siamo impegnati sottoscrivendo il Patto per la Salute. Se invece vuole ridurre il fondo sanitario, allora questo incontrebbe la nostra opposizione".
Zaia da parte sua aggiunge: "Attendiamo fatti e non tweet. Ccomunque vigileremo, fidandoci notoriamente poco degli annunci di questo governo". Anche la Cgil dice di non fidarsi: "La smentita dell'esecutivo non e' propriamente una smentita quindi non ci rassicura affatto" dicono Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil, e Stefano Cecconi, responsabile delle politiche della Salute di Corso d'italia. E sottolineano che "aggiungere ai 30 miliardi di tagli gia' effettuati negli scorsi anni sulla sanita' un ulteriore 3% e' assolutamente insostenibile. Una scelta di questo tipo equivarrebbe alla decisione di non assicurare piu' i livelli essenziali di assistenza, come peraltro gia' avviene in alcune regioni".
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Csm-Consulta: 'rivolta' dei senatori FI, Berlusconi irritato
- Roma, 11 set. - La telefonata ai capigruppo di FI arriva di primo mattino. Silvio Berlusconi comunica che bisogna convergere tutti su Antonio Catricala', il candidato vicino a Gianni Letta ma sponsorizzato dallo stesso Cavaliere. La decisione presa ieri di votare scheda bianca non era solo il segnale dei malpancisti azzurri che non gradiscono l'intrusione di campo dell'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio: serviva anche a 'monitorare' il Pd, anche se il via libera a Luciano Violante non e' arrivato affatto a cuor leggero.
Ma l'accordo sul ticket per la Consulta l'ex premier, giurano i fedelissimi, era intenzionato a mantenerlo. Tuttavia Berlusconi non aveva fatto i conti con la rivolta dei senatori e, dice qualcuno tra gli azzurri, della lobby degli avvocati. Anche Nicolo' Ghedini, infatti, sosteneva la candidatura di Donato Bruno. Alla fine per il presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato sono arrivati 120 voti. "Anche voi avete i vostri 101...", e' la battuta che esponenti del Pd rivolgevano ai forzisti.
La 'resistenza' degli azzurri di palazzo Madama non e' stata accolta bene a villa San Martino. Secondo quanto riferiscono i fedelissimi del Cavaliere Berlusconi e' irritato per "una operazione" non 'autorizzata'. Non avete considerato le conseguenze del vostro gesto, non posso permettere che una minoranza mi imponga il candidato, e' stato lo sfogo a caldo dell'ex premier. Per alcuni azzurri vicini al Cavaliere di mezzo c'e' anche lo zampino della minoranza Pd: mancano all'appello, infatti, e' il ragionamento dei vertici di FI, pallottoliere alla mano, circa 200 voti, non sono solo di Forza Italia. Fatto sta che Verdini e Letta per tutta la giornata hanno tenuto i contatti tra Arcore e palazzo Chigi.
Ci ho messo la faccia e un gruppetto di parlamentari mi fa questo scherzo?, e' il ragionamento dell'ex presidente del Consiglio. Berlusconi per tutto il pomeriggio ha promesso la linea dura contro i 'frondisti': se mai FI e Pd dovessero concordare un altro candidato al posto di Catricala', questo non potra' essere Bruno, cosi' lo hanno fatto fuori. Una tesi che, pero', andra' verificata lunedi' pomeriggio. Perche' anche tra i vertici azzurri c'e' chi sussurra che Berlusconi possa arrivare a piu' miti consigli. E cosi' il nome di Bruno non esce affatto dai 'radar'. Anzi. In ogni caso il 'telegramma' inviato ad Arcore e' chiaro e, spiega un 'big' di FI, puo' essere valido anche per i prossimi passaggi parlamentari.
Dopo aver dato il via libera a palazzo Madama alla riforma costituzionale, molti senatori non sono piu' disposti a 'pigiare' solo il bottone. Il timore, al di la' del cortocircuito odierno, e' che quanto successo possa avere ripercussioni per il futuro. Cosi' - e' l'allarme del Cavaliere - si crea un precedente gravissimo e si da' l'idea che ogni volta che qualcuno non e' contento delle decisioni prese dai verici puo' cercare di cambiarle. A rischio, quindi, ci sarebbe lo stesso patto del Nazareno, i 'frondisti' potrebbero tornare a sentirsi proprio sulle riforme. "Il problema ce l'ha Forza Italia - dicono da Largo del Nazareno -, e' chiaro che fino a quando non risolvono lo scontro interno Violante non puo' passare. Noi pero' insistiamo su di lui".