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Cade nella piscina di casa, grave bambino di 4 anni nel Trapanese
Esodati, dalla Lombardia 500 mila euro per i beffati dalla Riforma Fornero
Il Consiglio regionale lombardo ha approvato oggi un emendamento all'assestamento di bilancio per autorizzare la concessione di un finanziamento di 500 mila euro a favore dei lavoratori esodati, in attesa di raggiungere l'età del pensionamento e in situazioni di difficoltà finanziaria. Kamsin Nel merito è intervenuto il consigliere regionale Antonio Saggese, firmatario del provvedimento: "Tramite la concessione di un finanziamento di 500 mila euro - ha detto Saggese - Regione Lombardia intende offrire un sostegno economico per cercare di coprire il periodo che manca alla pensione a quei lavoratori che si trovano nella drammatica situazione di essere senza stipendio e di non poter vantare nell’immediato il diritto alla previdenza. Per coloro che si trovano in questa situazione diventa quindi impossibile sostenere ogni tipo di spesa.
Attraverso questo provvedimento, le cui modalità attuative saranno stabilite dalla Giunta, Regione Lombardia si pone come obiettivo quello di dare una risposta molto concreta alle famiglie di lavoratori beffati dalla riforma Fornero. Come abbia potuto il Governo precedente creare queste difficoltà e come può il governo attuale non trovare delle soluzioni mi risulta inspiegabile”.
“E' assurdo – ha proseguito Saggese - che sia la Regione Lombardia a dover trovare una soluzione a un problema che non è stato originato da noi ma dal Governo, che ha anche approvato un decreto che porta in dote un ulteriore penalizzazione per gli esodati ancora in attesa della pensione. Se tramite i decreti precedenti, infatti, il sostegno al reddito disposto per legge copriva per intero il periodo intercorrente tra la cessazione del rapporto di lavoro e l’erogazione dell’assegno previdenziale, questa ultima versione relativa al 2013 copre i lavoratori fino al 31 dicembre 2013, lasciando quindi senza garanzie reddituali minime i soggetti che si sono visti posticipare le cosiddette finestre nell’arco del 2014. Con questo provvedimento si potranno concedere prestiti d'onore da poter rimborsare comodamente nel momento in cui sarà percepita la pensione".
Zedde
Lorenzin, la fecondazione eterologa a carico del Ssn
- Roma, 29 lug. - "La fecondazione eterologa sara' inserita nei livelli essenziali di assistenza, vincolando una porzione del Fondo sanitario nazionale per consentire l'accesso a tale tecnica nei centri pubblici". Lo ha annunciato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, nel corso di un'audizione alla commissione Affari sociali e sanita' della Camera, convocata per presentare le conclusioni alle quali e' giunto il tavolo tecnico convocato dal ministro e per annunciare i contenuti del suddetto decreto legge. Il ministro ha tenuto a sottolineare come si debba mettere, tanto i centri privati quanto quelli pubblici, in condizioni di effettuare la fecondazione eterologa. "Le direzioni competenti del ministero della Salute hanno gia' lavorato alle indicazioni provenienti dal tavolo degli esperti per tradurle in contenuti di norme, di concerto con l'ufficio legislativo: l'obiettivo e' quello di mettere regioni e centri PMA in condizioni di partire subito con l'eterologa, appena approvato il decreto legge che ho intenzione di proporre in uno dei prossimi Consigli dei ministri, prima della pausa estiva". Lo ha annunciato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nel corso di un'audizione presso la commissione Affari sociali e sanita' della Camera, convocata per presentare le conclusioni alle quali e' giunto il tavolo tecnico convocato dal ministro e per annunciare i contenuti del suddetto decreto legge. Il ministro della Salute ha tenuto a chiarire di non aver "intenzione di fare il decreto ma - ha osservato - ho visto l'accelerazione che c'e' stata, con alcuni centri che hanno iniziato l'eterologa e la regione Toscana che ha fatto linee guida, e ho pensato fosse necessario vista anche la necessita' di fare chiarezza su alcuni aspetti come il numero delle donazioni, la tracciabilita' donatore-nato, che non sono disciplinate dalla legge 40". Lorenzin ha ricordato inoltre come la necessita' di un atto normativo emerga anche per garantire a tutti i cittadini italiani lo stesso diritto ad accedere all'eterologa in qualunque regioni vivano. "Si tratta di profili solo giuridici, non di questioni etiche - ha precisato - penso quindi a un decreto scarno che ci consenta, con un accordo di buon senso, di fare l'eterologa perche' questo prevede la sentenza della Consulta, dando elementi di omogeneita' in tutte le regioni - ha concluso - ed evitando cosi' ricorsi".
Riforme: la maggioranza regge al primo voto segreto
Riforma Pensioni, si tratta alla Camera per nuove modifiche al testo
Alla Camera si ragiona se alzare la soglia d'età sotto cui il pensionamento d'ufficio per professori universitari e medici non può scattare. È in corso una riflessione per portarla dai 65 ai 68 anni. Kamsin E' quanto si apprende da fonti vicine all'esecutivo riprese in una nota diffusa oggi dall'Ansa. La modifica al dl Pa dovrebbe essere presentata a breve, rivedendo quanto previsto venerdì, con il tetto fissato a 65. Dovrebbe anche spuntare una distinzione nella categoria dei medici e un diverso trattamento per i ricercatori.
Per tutto il resto dei dipendenti pubblici il limite restano i 62 anni, rimangono inoltre esclusi dalla misura i magistrati, per loro il limite è quindi fermo ai 70 anni. Un altro emendamento dovrebbe autorizzare, nelle scuole dove le graduatorie sono esaurite, a sostituire, visto lo stop al trattenimento in servizio, i presidi con i vice-presidi (che diventano presidi vicari) e che verrebbero esonerati dall'attività didattica e rimpiazzati da supplenti. In questo modo si eviterebbe la reggenza, istituto attraverso cui un presidente era posto alla guida di più scuole. Altre novità potrebbero interessare gli avvocati di enti pubblici.
Il testo della legge di conversione al decreto legge 90/2014 è attualmente all'esame della Camera dove si attendono in particolare i pareri della Commissione Bilancio sugli emendamenti approvati in commissione Affari costituzionali venerdì scorso. In particolare si attende il via libera alle innovazioni piu' "critiche" come quelle in favore dei quota 96 della scuola e quello che mette la parola fine alle penalizzazioni per coloro che accedono alla pensione anticipata sino al 2017 anche prima di aver raggiunto i fatidici 62 anni (vedi i dettagli). La commissione Bilancio, infatti, nel parere sul provvedimento che presenterà in assemblea, dovrebbe vincolare il via libera ad alcune modifiche sulle norme in questione.
Zedde
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Riforme, fallita la mediazione Urla e cori in Aula contro Grasso
- Roma, 29 lug. - Fallisce la mediazione, avanti tutta a colpi di voto tra astuzie procedurali e contestazioni plateali. Al Senato c'e' un ultimo tentativo di accordo, che finisce su un binario morto.
Prevalgono allora i rispettivi falchi, e naufraga il sogno di una revisione condivisa della Carta costituzionale. Primo atto, questa mattina. L'Aula riprende la discussione, va al microfono Vannino Chiti, leader riconosciuto dei dissidenti del Pd. Chiede di concentrare il dibattito su alcuni temi precisi, quindi ridurre gli emendamenti a "una decina" e poi rinviare alla prima settimana di settembre il voto finale sul ddl riforme.
Il suo partito non fatica molto a dare ufficialmente il via libera all'idea. Ma gia' Forza Italia lancia avanza subito i primi distinguo. Dice si' ai tempi suggeriti, ma mette subito in chiaro che non potranno essere toccati i termini dell'accordo tra Renzi e Berlusconi. Lasciando intendere che tra questi bisogna mettere anche l'Italicum. Pronta la risposta di M5S, Lega e Sel.
Il primo a rispondere, mille miglia lontano da Roma, e' Beppe Grillo. Il M5S e' pronto a lasciare il Parlamento se dovesse passare una riforma che preveda il Senato non elettivo, chiarisce: Vogliamo risposte concrete da Renzi o qua nessuno va in ferie, avverte il capogruppo della Lega al Senato Gian Marco Centinaio. Sel, da parte sua, si prende un paio d'ore prima di affiancarsi formalmente agli irriducibili. "Dire 'togliete gli emendamenti e poi discutiamo' e' una condizione irricevibile", spiega Nicola Fraoianni, che esprime apprezzamento per l'iniziativa di Chiti ma spiega come sia impossibile trattare "con chi insulta". Il riferimento e' ai "gufi, frenatori e rosiconi" che popolano il lessico politico del Presidente del Consiglio.
Nel frattempo tenta una mediazione personale il Presidente del Senato. Pietro Grasso interrompe prima i lavori d'Aula per permettere a tutti di raccogliere le idee. Poi propone di continuare la discussione sulle riforme a partire dai punti meno controversi. Alla fine incassa un ennesimo no. Questa volta del governo. E' la giornata dei veti incrociati. Quando riprendono i lavori dell'Aula nervi tesi e colpi bassi. Sel e Ncd si affrontare a colpi di sottigliezze procedurali. In palio la sopravvivenza di una norma, quella sul Senato elettivo, ripetuta in innumerevoli emendamenti. Basta una bocciatura e decadrebbe ovunque. Ma sono Lega e M5S che protestano con piu' foga. "Tirate fuori le palle!" intima il grillino Crimi. "Grasso schiavo di Renzi", fa eco Roberto Calderoli. Le prossime saranno giornate calde.
Riforme: cori contro Grasso in Aula Senato, seduta sospesa
Riforme: tensione in Aula su primo voto segreto emendamento Sel
Senato, e' stallo sulla riforma Spunta la mediazione di Grasso
- Roma, 29 lug. - E' ancora stallo sulle riforme al Senato, ma spunta la mediazione del presidente del Senato Grasso.
I fatti delle ultime ore: non e' servita l'ora di riunione della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama per sciogliere i nodi. Le opposizioni hanno avanzato le loro proposte, ma di fatto - spiegano fonti di FI - "il Pd resta fermo sulla richiesta che prima di ogni nuovo confronto e opposizioni ritirino gran parte degli emendamenti". Di fatto, quindi, resta l'impasse, ed ora la maggioranza e' riunita per decidere il da farsi.
Ma a proporre una mediazione che possa favorire l'uscita dall'impasse e' stato il presidente Pietro Grasso che in capigruppo ha avanzato l'ipotesi di accantonare i primi due articoli, ovvero quelli portanti della riforma costituzionale che riguardano la composizione del nuovo Senato, le modalita' di elezione e le sue funzioni, e partire dalle votazioni sull'articolo 3, sul quale sono poche le proposte emendative. Nel frattempo, maggioranza, governo e opposizioni cercano un punto di incontro. Ma il governo, viene ancora riferito, non ha risposto favorevolmente alla proposta, preferendo prendere tempo e rimandare ogni risposta alla nuova capigruppo, gia' convocata per il primo pomeriggio. Ora la maggioranza e' riunita nelle stanze del capogruppo Pd Zanda.
La proposta di Grasso ha trovato il favore di M5S e Sel, riferisce Loredana De Petris, mentre altre fonti di opposizione spiegano che il governo avrebbe lasciato intendere di poter accogliere al mediazione di Grasso solo alla luce di quanti emendamenti l'opposizione e' disponibile a ritirare. Per il relatore leghista, Roberto Calderoli, viene ancora riferito, non ci sarebbero tuttavia margini per un'intesa.
Vannino Chiti, 'capofila' dei senatori 'dissidenti' del Pd, aveva in mattinata lanciato una proposta per tentare di trovare una via d'uscita dopo la lettera di ieri del premier Matteo Renzi: concentrare il dibattito e il confronto in Senato su alcuni temi, tra cui le modalita' di elezione del Senato, il numero dei deputati e l'immunita', quindi ridurre gli emendamenti a "una decina" e poi rinviare alla prima settimana di settembre il voto finale sul ddl riforme. Il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda, aveva aperto alla proposta Chiti, purche' tutte le votazioni sugli emendamenti al ddl riforme si concludano, come da calendario fissato dalla capigruppo, entro l'8 agosto. Poi il voto finale sul testo delle riforme puo' avvenire anche a settembre, ha spiegato Zanda, per il quale pero' per procedere in questo modo serve "l'accordo di tutti".
Anche Forza Italia apre alla proposta Chiti "purche' vi sia la condivisione di tutti e il patto del Nazareno, siglato da Renzi e Berlusconi, non venga stravolto e resti punto fondante delle riforme", ha detto in Aula Donato Bruno.
Contrario Beppe Grillo, che si dice pronto a lasciare il Parlamento se dovesse passare una riforma che preveda il Senato non elettivo. "Rimarremo ancora fino a quando sara' possibile cercare di impedire il colpo di Stato con l'eliminazione del Senato elettivo", scrive Grillo, "dopo, se questi rottamatori della Costituzione non ci lasceranno scelta, ce ne andremo". Poi la riunione della conferenza dei capigruppo e il nuovo stallo: ora la mediazione tentata dal presidente Grasso. .
Decreto Pa, Madia: decisione entro la settimana. Possibile la fiducia
Sono oltre mille gli emendamenti presentati alla Camera al decreto legge di riforma della pubblica amministrazione. E' sempre più probabile quindi che sul provvedimento, che ieri ha visto l'avvio della discussione generale nell'Aula di Montecitorio, dopo l'ok delle Commissioni Affari Costituzionali, che il governo chiederà la questione di fiducia. Kamsin L'esecutivo intende infatti chiudere la prima lettura entro venerdì in modo da poter incardinare un testo "blindato" al Senato la prossima settimana ed ottenere la conversione in legge prima della pausa estiva. "Dipenderà anche dal fatto se c'è la volontà di tutti i gruppi di continuare un dibattito costruttivo, come si è fatto in Commissione" ha detto il ministro per la Pubblica amministrazione, Marianna Madia.
Ieri tuttavia sono piovute le prime grane da parte della Ragioneria dello Stato che ha dato parere negativo (vedi i dettagli) sulle misure in favore dei quota 96 della scuola e dei lavoratori precoci. Il ministro in aula ha tuttavia ieri voluto spiegare una delle novità più saliente del decreto, come rivisto dalla commissione Affari costituzionali della Camera, ovvero quella modifica che dà la facoltà, entro determinati vincoli, di mandare a riposo i dipendenti più in là con l'età e prendere al posto loro dei giovani: le eccellenze, le risorse «indispensabili non saranno sostituite»; per gli altri pensionabili d'ufficio a decidere sarà la singola amministrazione. Il pensionamento d'ufficio, secondo quanto prevede l'emendamento, si può attivare dopo il raggiungimento della massima anzianità contributiva (42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne) se sono stati raggiunti i 62 anni, che diventano 65 per docenti e ricercatori universitari e medici. Non si applica, invece, ai magistrati.
Ora il decreto darà una indicazione precisa alle amministrazioni che vogliono svecchiare il loro organico. Ma per i fiori all'occhiello non c'è nulla da temere, dato che, evidenzia il ministro, il dl stabilisce come il pensionamento "obbligato" debba essere anche «motivato» e non possa pregiudicare i servizi. Spiegando il meccanismo della nuova norma Madia risponde anche alle critiche secondo cui "mandare in pensione a 65 anni tutto il personale medico universitario non è frutto di una buona logica". Ha spiegato la Madia: con il dl "responsabilizziamo molto le amministrazioni", sarà il singolo ente a dover capire se un suo dipendente, inclusi dirigenti, professori o primari, sia "un'eccellenza che serve o se invece ha senso dare opportunità alle nuove generazioni".
Zedde