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Decreto fisco, oggi il via libera in Cdm alla dichiarazione dei redditi precompilata
Si vanno definendo le misure contenute nel decreto attuativo della delega fiscale che sarà discusso dal Consiglio dei Ministri di oggi. Una delle principali novità riguarda la semplificazione delle procedure sui rimborsi Iva. Kamsin La correzione che dovrebbe essere approvata diminuisce gli oneri a carico delle imprese (che attualmente hanno l'obbligo di prestare adeguate garanzie allo stato qualora l'importo superi i 5mila euro) stabilendo che fino a 15mila euro non sarà più necessario alcun adempimento per ottenere il credito spettante; per le somme superiori sarà sufficiente un visto di conformità apposto da Caf e professionisti abilitati per certificare che i dati della dichiarazione da cui risulta il credito siano veritieri. In alcuni casi però la garanzia resterà necessaria. Si tratta in particolare delle imprese o delle attività produttive che sono a inizio o fine attività e quelle destinatarie di avvisi di accertamento fiscali.
Il provvedimento dovrebbe anche cancellare in via definitiva la solidarietà sugli appalti in ambito fiscale, eliminando anche quella per l'omesso versamento delle ritenute da parte del subappaltatore; resterà invece la responsabilità per i contributi assistenziali e previdenziali. Novità anche in caso di bilancio in perdita, il decreto infatti vuole estendere da 3 a 5 anni il periodo in cui una società può chiudere in rosso senza rischiare le penalizzazioni fiscali come l'aliquota Ires maggiorata al 38 per cento; inoltre la comunicazione delle operazioni con Paesi black list (cioé quelli ritenuti paradisi fiscali dall'Italia) sarà annuale e non più trimestrale o mensile come avviene attualmente. Potrebbe anche essere innalzata la soglia (ora fissata a 500 euro) a partire dalla quale va fatta la comunicazione.
Nel decreto delegato troverà anche spazio la dichiarazione dei redditi precompilata a partire dal prossimo anno con la promessa che dal 2016 i contribuenti troveranno anche le spese mediche sostenute che danno diritto a detrazioni d'imposta. La dichiarazione sarà inviata ad oltre 35 milioni di contribuenti direttamente dai servizi telematici delle Entrate, dal sostituto d'imposta, dal Caf o dai professionisti abilitati (commercialisti, consulenti del lavoro) e conterrà, oltre ai dati anagrafici, i dati sui redditi percepiti nel 2014, i dati sugli immobili posseduti, i contributi versati e deducibili, gli interessi passivi sui mutui, le polizze vita e i dati sui fondi pensioni.
La dichiarazione a domicilio arriverà il 15 aprile di ogni anno e il contribuente, che potrà comunque accettare, modificare o tornare alla dichiarazione compilata in modo tradizionale , dovrà consegnare la dichiarazione al sostituto, al Caf, ai professionisti abilitati o direttamente alle Entrate, entro il 7 luglio di ogni anno.
Zedde
Renzi a M5S: ditemi come e vediamoci mercoledi'
Balotelli, se vinciamo domani voglio bacio dalla regina
M5S: Grillo, siamo una forza democratica e facciamo paura
Pattuglia di deputati pronti a lasciare Sel, Vendola, un errore
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Riforme: tweet Boschi, al lavoro. Domani emendamenti relatori
- Roma, 19 giu. - Giornata fitta di incontri per il ministro Maria Elena Boschi per arrivare a siglare un'intesa sulle riforme. E' la stesa Boschi, in un tweet, a confermare: "Al lavoro sulle riforme. #Italiariparte". E di fatti, Boschi ha oggi incontrato prima il coordinatore nazionale di Ncd, Gaetano Quagliariello, poi il capogruppo di Forza Italia al Senato, Paolo Romani.
E ancora, il senatore Vittorio Fravezzi (Upt), vicepresidente vicario del Gruppo Per le Autonomie, presenti anche il senatore Karl Zeller ed il deputato Daniel Alfreider, come rappresentanti della Svp, ed il senatore valdostano Albert Laniece. Nel pomeriggio, al Senato, lunga riunione tra la presidente della commissione Affari costituzionali e relatrice del ddl, Anna Finocchiaro, e il sottosegretario Luciano Pizzetti.
Fonti parlamentari di maggioranza riferiscono che entro domani sera i due relatori, Finocchiaro e Roberto Calderoli, presenteranno i loro emendamenti al ddl del governo.
Si sgretola il partito di Vendola Lasciano Migliore e Fava
- Roma, 19 giu. - Dopo alcuni scontri interni a causa del decreto Irpef, Sel, il partito di Nichi Vendola, sta subendo delle perdite. Arrivate a Nichi Vendola le dimissioni di Gennaro Migliore capogruppo di Sel alla camera, seguite da quelle di Claudio Fava, vicepresidente della Commissione Antimafia.
"C'e' il pericolo che qualche esponente vada via, non che il partito si spacchi. Le scissioni parlamentari sono altra cosa e spero che Gennaro Migliore torni sui propri passi perche' gli voglio bene e l'ho considerato come un figlio". Lo ha detto il presidente Sel, Nichi Vendola, arrivando nella sede del partito per partecipare alla segreteria che valutera' il da farsi dopo le dimissioni del capogruppo alla Camera. "E' in corso una discussione che riguarda una parte dei parlamentari e non il corpo diffuso di Sinistra e Liberta'", ha aggiunto Vendola. "Credo che abbiamo avuto un chiarimento che possa mettere sul giusto sentiero il nostro partito. Era del tutto legittimo votare si'" al dl Irpef, "partendo dal fatto che quello che non si puo' fare e' trasformare questo passaggio in un pretesto per entrare nella compagine di governo. Distruggere Sel - ha rilevato ancora - sarebbe uno spreco, perche' e' una comunita' esempio di buon governo".
La lettera in cui Gennaro Migliore annuncia le dimissioni dal partito e spiega le sue posizioni "incompatibili con l'appartenenza al nostro partito"inizia cosi': "Care compagne e cari compagni oggi non saro' presente alla riunione del coordinamento nazionale che, tra i punti all'ordine del giorno, discutera' delle mie dimissioni da capogruppo di Sel alla Camera. E' una decisione che ho preso nelle ultime ore e che ha a che vedere con l'interruzione del reciproco rapporto di fiducia che e' seguito alla discussione nel gruppo parlamentare sul decreto Irpef e al successivo voto parlamentare".
"Non ho - scrive Migliore - cambiato idea sul fatto che in un partito si discute liberamente, ma poi si sostiene cio' che la maggioranza decide: come ho fatto nella campagna elettorale e come ho provato a fare in ogni singolo atto parlamentare. Ho pero' cambiato idea, ieri definitivamente, sulla possibilita' che mie posizioni siano compatibili con l'appartenenza al nostro partito. Mi fermo prima. Prima che qualcuno mi chieda improbabili 'riallineamenti' (come se si potesse riallineare un pensiero, un'idea, come qualche rappresentante del gruppo dirigente ha ventilato e non semplicemente constatare la lealta' che ho sempre manifestato in ogni organizzazione in cui ho militato). Prima che alla prossima occasione di dissenso riparta il processo mediatizzato e le accuse di sequestrare la linea.
Percio' rassegno le mie dimissioni irrevocabili dal coordinamento nazionale, da tutti gli organismi in cui sono stato eletto e dal partito stesso". Migliore nella sua lettera torna allo scontro di ieri in Sel. "In primo luogo - scrive Migliore - intendo ribadire che la discussione nel gruppo, per quanto aspra, non ha mai preso la strada dello schierarsi pro o contro il governo, ma si e' confrontata sul significato politico di un voto (numericamente non determinante ai fini dell'approvazione del decreto e quindi non 'sospettabile' di fare da stampella al governo) che qualificasse la nostra azione parlamentare di sinistra di governo.
Il gruppo alla Camera ha votato compatto contro la fiducia al governo perche' questo era il mandato dell'assemblea nazionale. Ha discusso su come votare sul decreto Irpef poiche' l'assemblea non aveva dato nessuna indicazione vincolante, ne' nel documento finale ne' nelle conclusioni del presidente del partito". "Al momento del voto nel gruppo - continua - ho inteso rassegnare le mie dimissioni poiche' non condividevo la proposta di astenerci, avanzata fin da subito dal coordinatore del partito e poi ribadita da Vendola, per poter esprimere in piena liberta' il mio pensiero, ovvero che un provvedimento che contiene una misura di sostegno a 10 milioni di lavoratori, come quella degli 80? e altri positivi provvedimenti, dovesse far parte delle 'nostre' rivendicazioni e che, se fossimo stati al governo, noi stessi avremmo promosso.
Successivamente il gruppo ha votato seguendo l'indicazione maggioritaria espressa al suo interno, a parte due astensioni motivate 'in rappresentanza di altri'. Tale votazione e' stata prima rivendicata e poi additata come un grave errore politico, fino al punto di accusare il gruppo stesso di 'sequestrare la linea del partito'. Mi chiedo cosa si intenda per 'sequestro della linea', visto che di un singolo provvedimento si stava discutendo e che si era appena votata la sfiducia (pur esistendo tra noi, a partire da chi parla, una posizione pubblica che ha sempre richiesto di aprire una riflessione sulla nostra collocazione rispetto al governo).
Se si intendesse che 'l'intenzione' di chi propone di votare a favore di un provvedimento sia la premessa per cambiare l'opzione politica voluta dalla maggioranza si sta distorcendo la realta', anche perche' tra coloro i quali si sono espressi per il si al provvedimento non c'e' un automatismo tra quella scelta e il ragionamento sulla collocazione rispetto al governo. Inoltre, vista la immediata sanzione della "gravita'" del voto favorevole, resta difficilmente comprensibile il motivo per cui tutti l'abbiano votato. Claudio Fava, vicepresidente della Commissione Antimafia, con una lettera ha comunicato oggi pomeriggio al presidente di Sel, Nichi Vendola, le proprie irrevocabili dimissioni dal partito. "Ti comunico - scrive Fava a Vendola - la decisione di dimettermi da Sinistra Ecologia e Liberta'. Una scelta dolorosa e insieme inderogabile. Dolorosa per chi, come me, ha immaginato, fortemente voluto e partecipato alla fondazione di Sinistra Ecologia e Liberta'. Inderogabile per la distanza che ormai separa Sel dal suo progetto originario". "La scelta congressuale e le decisioni di questi mesi - aggiunge - ci hanno portati ad abbandonare il terreno della nostra sfida politica naturale che era quello del socialismo europeo.
Abbiamo preferito una collocazione in Europa e una pratica politica in Italia di forte arroccamento identitario. Una marginalita' che ci rende inadeguati rispetto all'ambizione che c'eravamo dati: costruire una forza autonoma della sinistra impegnata in un cambiamento del paese e nella ricostruzione di uno spazio politico largo, plurale, responsabile". "Sono venute meno le condizioni per continuare questa strada insieme", osserva Fava. "Permettimi solo di chiarire, anticipando il florilegio di interpretazioni che questa decisione raccogliera', che questa non e' una scorciatoia verso altri partiti. La differenza che tu proponi oggi sui giornali tra 'renziani' e 'non renziani' e' una semplificazione ingenerosa e grossolana.
La scelta, per me, non e' tra la rassegnazione a una deriva minoritaria in cui non mi riconosco piu' e l'adesione a un'altra forza politica: esiste anche il primato della propria coerenza e soprattutto della propria autonomia. Senza alcuna subalternita' nei confronti di nessuno", conclude.
Grillo 'pressa' Renzi sulle riforme, Ma ci stai o no?
- Roma, 19 giu. - Noi pensiamo di potere dare un contributo fondamentale alle riforme costituzionali e alla legge elettorale. Il voto di preferenza, il taglio ai costi della politica e il dimezzamento del numero dei parlamentari sono solo alcuni dei punti che mettiamo sul tavolo ignorati finora. Renzi, ci stai o no?". Beppe Grillo 'pressa' Matteo Renzi e dal suo blog ricorda punti di programma e disponibilita' M5S.
Renzi: riforme quasi chiuse
"Diciamo fin da ora ai cittadini italiani - e' la presa di posizione a futura memoria - che non c'e' alcuna preclusione da parte del MoVimento 5 Stelle ad affrontare anche un tavolo di trattative sulle riforme costituzionali. Vogliamo lavorarci in modo rapido e responsabile, non c'e' da parte nostra nessuna intenzione di ritardare il processo. Il vaglio finale dei nostri iscritti al portale sara' la garanzia della partecipazione democratica, valore fondante del MoVimento 5 Stelle". - Siamo in un Paese in cui la disoccupazione giovanile e' salita al 46% e la lotta alla corruzione ci costa circa 60 miliardi l'anno.
Qual e' la causa? Una classe politica eletta in modo incostituzionale, con una legge elettorale che ha limitato fortemente la scelta dei propri eletti da parte dei cittadini. Per rinnovare la classe politica, noi abbiamo pronta una legge elettorale, che garantisce le preferenze ed esclude gli impresentabili. Da giorni chiediamo di portarla al tavolo di trattativa con il Governo", ricorda ancora Grillo.
"Proprio in queste ore - puntualizza - c'e' stata un'improvvisa accelerazione da parte del PD che ha definito blindato l'accordo con Berlusconi sulle riforme, lo stesso giorno in cui Berlusconi affermava che non c'e' l'accordo sulla riforma del Senato, rilanciando addirittura il presidenzialismo. Il MoVimento 5 Stelle ha offerto la disponibilita' a sedersi a un tavolo di trattative ad un governo che ha sempre detto di non avere altra scelta che Berlusconi".
"A detta di Renzi, la riforma elettorale avrebbe dovuto essere pronta a Gennaio e la riforma del Senato ai primi di Giugno. Dal momento che entrambe le riforme sono ancora ferme al palo, l'Italicum dovra' essere modificato al Senato e sul Senato l'accordo non esiste, non si usi il pretesto della tempistica - avverte Grillo - per non rispondere alla nostra proposta".
Sel: Fava se ne va, no condizioni per continuare insieme
Alitalia, i sindacati dicono no agli oltre 2 mila licenziamenti
Resta contraria la posizione dei sindacati al termine dell'incontro con Alitalia sul nuovo piano industriale che prevede una contrazione dell'occupazione dagli attuali 13.821 dipendenti agli 11.470 previsti dal piano industriale concordato con Etihad. Kamsin "Siamo come il polo nord e il polo sud", "non possiamo condividere 2.251 licenziamenti", "2251 esuberi non li accetteremo mai". Insomma tra azienda e sindacati si e' al 'muro contro muro' anche se il confronto prosegue gia' domani per le problematiche del personale navigante.
"Da parte nostra - afferma il segretario generale aggiunto della Uil trasporti, Marco Veneziani - c'e' la disponibilita' a lavorare e di vedere precisamente quale e' la situazione.
Vogliamo esaminare bene il piano. L'azienda - riferisce il sindacalista - ha confermato i 2.251 esuberi ma noi vogliamo vedere il piano e come ridurre al massimo il numero degli esuberi. Insomma, il numero degli esuberi e come gestirli sara' affrontato solo dopo un ulteriore approfondimento del piano industriale e comunque non accetteremo mai 2.251 esuberi".
"Oggi - riferisce il segretario nazionale della Filt - Mauro Rossi - abbiamo parlato dei numeri che gia' sono noti e che sono stati confermati anche nella loro suddivisione. Il confronto va avanti - ha aggiunto il segretario delle Cgil - il tema con il quale ci siamo confrontati oggi e' il presupposto di quel piano che parte dai licenziamenti e noi abbiamo chiarito che non possiamo condividere 2.251 licenziamenti. Si e' deciso di procedere nel confronto per capire da dove scaturiscono questi esuberi". E Rossi ha chiarito che la posizione del sindacato e' nota chiara e netta: "Questo e' il nostro punto di vista e non si tratta di fare sconti". "Un'azienda che vuole investire 560 milioni non puo' avere la necessita' di mettere per strada 2.251 persone". Insomma il bilancio dell'incontro di oggi per Rossi e' che tra Alitalia e sindacati "siamo uno al polo nord de gli altri al polo sud".
Mentre l'accordo tra Alitalia e Ethiad va verso una conclusione vengono smentite le voci che vedrebbere come presidente della nuova Alitalia Luigi Cordero di Montezemolo. La candidatura dell'attuale presidente della Ferrari "non e' un tema all'ordine del giorno", riferiscono ' voci vicine all'entourage di Montezemolo.Le stesse fonti fanno notare che peraltro non e' stato ancora raggiunto un accordo tra Alitalia ed Etihad.
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