Pensioni
Riforma Pensioni, la nomina Boeri aprirà a nuovi interventi nel 2015?
La nomina di Boeri all'Inps potrebbe accelerare il processo di revisione della Riforma Fornero del 2011. L'economista era critico sul brusco innalzamento dell'età pensionabile, esodati e ricongiunzioni onerose.
Kamsin Nel Consiglio dei Ministri di ieri il governo ha nominato Tito Boeri nuovo presidente dell'Inps. L'economista prende il posto di Tiziano Treu, che a ottobre era stato messo al posto di Vittorio Conti con la qualifica di commissario straordinario e il compito di riformare la governance dell'Inps e portare a compimento la fusione dell'istituto di previdenza con quelli dei lavoratori pubblici (Inpdap) e dello spettacolo (Enpals).
Il curriculum - Milanese, classe 1958, Boeri è professore ordinario all'Università Bocconi (dove si è anche laureato), direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti, responsabile scientifico del festival dell'economia di Trento ed editorialista della Repubblica. Nel suo curriculum vanta un dottorato in Economia alla New York University e un'esperienza di dieci anni, da senior economist, all'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse). È stato anche consulente del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), della Banca Mondiale, della Commissione Europea e dell'Ufficio Internazionale del Lavoro.
Gli interventi sulle Pensioni promossi da Boeri
Come si ricorderà, Boeri, è stato uno dei principali critici alla Riforma delle Pensioni Fornero, accusata dall'economista, di non essere all'altezza degli obiettivi, soprattutto perché poco attenta alla domanda di lavoro. Il nodo principale, scriveva Boeri nel 2013 dalle pagine dell'Espresso, era l'aver innalzato troppo bruscamente l'età pensionabile senza affrontare in modo compiuto il problema dei lavoratori esodati ed esodandi: "La riforma non ha neanche posto rimedio alla barbarie dei ricongiungimenti onerosi e ha affrontato in modo brutale il problema dell'indicizzazione delle pensioni. Così, invece di trovare coerenza, di inseririsi in un disegno unitario con la riforma del mercato del lavoro, la rende ancora più pesante per i lavoratori e per le imprese" sosteneva Boeri.
Ma la critica era rivolta soprattutto alla mancanza di gradualità: "nel caso della riforma delle pensioni non c'era bisogno di attuare un innalzamento così brusco dell'età minima di pensionamento. Sarebbe bastato rideterminare gli importi pensionistici applicando riduzioni attuariali, pari a circa il 2-3 per cento in meno per ogni anno di pensionamento precedente al raggiungimento della nuova età richiesta. Al tempo stesso, si poteva chiedere ai datori di lavoro di versare i contributi sociali per questi lavoratori fino a quando avessero maturato il diritto a una pensione piena. Al di là del caso degli esodati, la riforma non tiene conto delle grandi differenze nei livelli di produttività e nei programmi di vita dei lavoratori anziani. Alcuni svolgono mansioni in cui sono altamente produttivi e motivati, altri magari, anche per ragioni famigliari, preferiscono ritirarsi dalla vita attiva pur sapendo che così facendo percepiranno una pensione più bassa.
Un sistema pensionistico sostenibile può permettere scelte diverse sull'età di pensionamento, posto che chi va in pensione prima (ricevendo un assegno per un periodo più lungo) deve incassare somme più basse. La riforma Fornero invece ha costretto anche quei lavoratori che avrebbero accettato una decurtazione della propria pensione pur di uscire prima a posticipare il pensionamento. Specie in un momento così difficile per il nostro mercato del lavoro sarebbe stato meglio garantire maggiore flessibilità nei piani di pensionamento. Bisognava anche abolire i ricongiungimenti onerosi, permettendo ai lavoratori di totalizzare i contributi versati una volta raggiunti i requisiti per la pensione di vecchiaia" concludeva Boeri.
La nomina al vertice dell'Inps di Boeri potrebbe ora agevolare un processo di revisione della Riforma Fornero. Diversi esponenti politici, anche della maggioranza, hanno piu' volte annunciato la volontà, in occasione della Riforma della Governance dell'Inps calendarizzata per l'anno prossimo di rimettere mano a quei punti critici che il neo-presidente dell'Inps già indicava un anno fa.
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Referendum Pensioni 2015, Governo presenta le memorie
In vista della pronuncia da parte della Corte costituzionale sull’ammissibilità del referendum sui trattamenti pensionistici (Comitato promotore – Sen. Roberto Calderoli), il Consiglio dei Ministri ha dato il proprio assenso a presentare alla Corte le memorie che la legge n. 352 del 1970 dà al Governo la facoltà di presentare. Kamsin E' quanto si legge nel comunicato stampa diffuso dalla Presidenza del Consiglio oggi al termine del Cdm.
Le memorie dovrebbero chiarire la posizione del Governo circa l'abrogazione della Riforma Pensionistica Fornero varata nel dicembre 2011 promossa dalla Lega Nord. Il partito, guidato ora da Matteo Salvini, vuole indire un referendum abrogativo, nella prossima primavera, volto a cancellare l'articolo 24 del decreto legge 201/2011 e a ripristinare, pertanto, la pensione di anzianità. Il quesito chiede di abrogare la Legge Fornero del Governo Monti che colpisce i giovani, le lavoratrici ed i lavoratori.
La Consulta è infatti chiamata a stabilire, nelle prossime settimane, se il referendum è ammissibile o meno.
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Zedde
Pensioni, la penalizzazione determina la durata dell'Aspi e Mini-Aspi
Stop alle nuove prestazioni di disoccupazione per coloro che possono accedere alla pensione senza alcuna decurtazione dell'assegno di pensionamento.
Kamsin Il perfezionamento di un diritto a pensione, di vecchiaia o anticipata, fa decadere le prestazioni di disoccupazione, anche se sono in corso di erogazione a condizione che il lavoratore non risulti soggetto alla penalizzazione. E' quanto, in sintesi, ha precisato l'Inps con la Circolare Inps 180/2014 diffusa ieri sul sito dell'Istituto.
Le prestazioni di Aspi e Mini-Aspi possono essere fruite, ribadisce l'Inps, sino al perfezionamento dell'età pensionabile (cioè 66 anni e 3 mesi e 20 anni di contributi, oppure 42 anni e mezzo di contributi - 41 anni e mezzo le donne), in quanto il diritto ad Aspi e mini Aspi decade al «raggiungimento dei requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato». Ma se, nel caso della pensione anticipata, il lavoratore risulta soggetto alla penalizzazione il diritto all'Aspi e/o alla Mini-Aspi non si interrompe.
La Vicenda - Com'è noto, i soggetti che maturano il diritto alla pensione anticipata prima dei 62 anni d'età sono soggetti a una riduzione dell'assegno pensionistico, di misura variabile (1 o 2%) in base agli anni di effettivo anticipo della pensione rispetto all'età di 62 anni. In tal caso, spiega l'Inps, è possibile fruire di Aspi e mini Aspi fino al compimento di 62 anni di età, sempreché non sia presentata domanda di pensione anticipata. In altre parole, la decadenza dalla fruizione di Aspi e mini Aspi scatta dal primo giorno del mese successivo a quello di compimento del 62esimo anno di età; ovvero, qualora il soggetto faccia domanda di pensionamento, dal primo giorno del mese successivo a quello in cui è stata presentata domanda di pensione prima dei 62 anni d'età.
La deroga - Fino al 31 dicembre 2014 è stato previsto che, in alcune specifiche ipotesi, non trovi applicazione la penalizzazione, anche se il pensionamento anticipato avvenga prima di 62 anni d'età (quando l'anzianità contributiva derivi esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro includendo i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l'assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e cassa integrazione guadagni ordinaria, per donazione sangue, per i congedi parentali, per ì congedi e i permessi di assistenza a disabili). In tali casi, la decadenza da Aspi e mini Aspi scatta dal primo giorno del mese successivo a quello di perfezionamento dei requisiti per la pensione anche se prima dei 62 anni di età (poiché non c'è penalizzazione).
L'Inps non lo precisa nella Circolare di ieri, tuttavia seguendo questo criterio dal 1° gennaio 2015 e fino al 31 dicembre 2017 la decadenza opererà in ogni caso di pensionamento prima dei 62 anni d'età, poiché la legge di Stabilità 2015 introduce una sospensione della penalizzazione, una sorta di moratoria, appunto fino al 31 dicembre 2017.
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Pensioni, Damiano: suggeriamo ulteriori modifiche con il Milleproroghe
“Siamo soddisfatti che il Governo abbia inserito nella legge di stabilità alcune nostre proposte in favore dei lavoratori precoci e sulla pensione anticipata. Ma si poteva fare di piu'. Soprattutto con riguardo al tema delle Partite Iva occorreva piu’ attenzione da parte del Governo’”. E' quanto ha dichiarato Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera. Kamsin “Siamo contenti del fatto – prosegue Damiano – che il Presidente del Consiglio abbia ascoltato le nostre proposte. Ci permettiamo di fornire un altro suggerimento al Governo: quello di utilizzare il prossimo ‘Milleproroghe’, che dovra’ andare al Consiglio dei ministri o domani o comunque entro la fine dell’anno, per non aumentare i contributi previdenziali a carico delle Partite Iva della gestione separata dell’Inps prorogando il blocco gia’ realizzato nei due anni precedenti”.
“Sarebbe un segnale immediato, di attenzione e di coerenza, in attesa di una riforma piu’ complessiva che aiuti i giovani professionisti che hanno intrapreso la strada del lavoro autonomo”, conclude il presidente della Commissione Lavoro della Camera.
Zedde
Riforma Pensioni, lo stop alla penalizzazione è legge
Sino al 2017 va in soffitta il sistema di penalizzazioni che colpiva i lavoratori con meno di 62 anni di età. Da comprendere gli effetti della misura sugli assegni già decurtati.
Kamsin E' fatta. L'articolo 1, comma 115 della legge di stabilità 2015, approvata ieri in via definitiva dalla Camera, porta un piccolo dono sotto l'albero per il prossimo anno per i cd. lavoratori precoci. Viene, infatti, eliminata la penalizzazione per tutti coloro che matureranno tra il 1° gennaio 2015 ed il 31 Dicembre 2017 i requisiti contributivi per accedere alla pensione anticipata (cioè 42 anni e 6 mesi di contributi e 41 anni e 6 mesi per le donne).
Una sorta di moratoria che per ora, per l'appunto, arriverà sino al 2017 ma che, probabilmente, sarà prorogata anche oltre nei prossimi anni non appena si troveranno le risorse nelle future manovre.
La penalizzazione di cui stiamo parlando, com'è noto, prevede un taglio dell'1% per ogni anno di anticipo sino a 60 anni e del 2% per ogni anno ulteriore rispetto all'età dei 60 anni. A conti fatti pertanto un lavoratore che ha 60 anni e decide di lasciare incorre in un taglio del 2%, taglio che sale al 4% se ha 59 anni e al 6% se ha 58 anni. Scopo della norma è, infatti, quello di incentivare il lavoratore a restare sul posto di lavoro sino, almeno, a 62 anni per limitare i costi per lo Stato.
Chi sono i beneficiari - La legge attuale prevede che le predette penalizzazioni non si applicano limitatamente a quei soggetti la cui anzianità contributiva (cioè 42 anni e mezzo o 41 anni e mezzo) sia composta da sola prestazione effettiva da lavoro (piu' alcuni, ma limitatissimi e tassativi, periodi di contribuzione figurativa: ferie, cigo, malattia, servizio di leva, congedi e permessi per l'assistenza disabili, donazione di sangue, maternità obbligatoria). Dal prossimo anno, invece, potrà essere fatta valere tutta la contribuzione, a qualsiasi titolo, accreditata.
I principali beneficiari di questa modifica sono pertanto i lavoratori che, nel corso della propria carriera contributiva, hanno avuto periodi ad esempio di disoccupazione indennizzata, mobilità, cigs, maggiorazioni contributive da amianto, da invalidità, scioperi, congedi matrimoniali, riscatto, contribuzione volontaria. Tali periodi, secondo la legislazione vigente, devono essere infatti "recuperati" con periodi lavorativi in quanto non sono utili a "depenalizzare". Ma dal 2015 anche questi periodi saranno utili a bloccare la penalizzazione.
Il vantaggio, dunque, è evidente. Si immagini, ad esempio, un lavoratore che ha 58 anni di età e 42 anni e mezzo di contributi al gennaio 2015 di cui, però, un anno di contribuzione (figurativa) da amianto. Con la legge attuale ha tre alternative: o andare in pensione nel gennaio 2015 accettando un taglio del 6% circa sull'assegno, per sempre; o lavorare almeno un anno in piu' (se ha la fortuna di avere ancora un lavoro) in modo da integrare 42 anni e mezzo di versamenti con contribuzione effettiva da lavoro ed andare in pensione senza penalizzazione; oppure, se ha perso il lavoro, attendere sino a 62 anni ed evitare, parimenti, la penalità.
Dal 2015, se l'emendamento sarà tradotto in legge, le cose si semplificano: il lavoratore potrà andare in pensione a 42 anni e 6 mesi di contributi nel gennaio 2015 senza incappare nella penalizzazione.
Cosa succede dopo il 2017 - Dal 1° gennaio 2018, salvo proroghe, il beneficio però viene meno. Per tutti. Torna il taglio dell'1% per ogni anno di anticipo sino a 60 anni e del 2% per ogni anno ulteriore rispetto all'età dei 60 anni. Quindi se, proseguendo l'esempio precedente, il nostro lavoratore raggiungerà i requisiti di 42 anni e 10 mesi (perchè dal 2016 scatta un adeguamento di 4 mesi alla speranza di vita) nel gennaio 2018 dovrà, per forza di cose, attendere i 62 anni per evitare un taglio del 6%.
La legge nulla dice, invece, per quanto riguarda i lavoratori che già hanno subìto il taglio dell'assegno, perchè hanno lasciato prima del 2015. L'Inps, tuttavia, potrebbe ammettere al ricalcolo e quindi alla depenalizzazione dell'assegno a partire dal 1° gennaio 2015 su apposita domanda dell'interessato.
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Zedde
Pensione anticipata, servono almeno 35 anni di contributi effettivi
Per conseguire la pensione anticipata i lavoratori nel sistema retributivo o misto devono perfezionare almeno 35 anni di contributi senza considerare i periodi di disoccupazione e malattia.
Kamsin I periodi di accredito figurativo derivanti dalla fruizione dell'Aspi o della Mini-Aspi non sono utili a perfezionare il requisito minimo di 35 anni di contributi necessario all'erogazione della pensione di anzianità o della nuova pensione anticipata. E' quanto ha precisato oggi l'istituto di previdenza pubblica con la Circolare Inps 180/2014.
L'Istituto ricorda che, come già indicato al punto 2.1 della circolare Inps 35/2012, ai fini del raggiungimento del requisito contributivo minimo per il diritto alla pensione anticipata, da parte dei lavoratori nel sistema misto o retributivo, è valutabile la contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata in favore dell’assicurato, fermo restando il contestuale perfezionamento del requisito dei 35 anni di contribuzione utile per il diritto alla pensione di anzianità, come disciplinata dalla previgente normativa, cioè con esclusione, pertanto, della contribuzione figurativa per disoccupazione ordinaria e malattia.
Pertanto "considerata la relazione di equivalenza che sussiste tra le indennità di disoccupazione ASpI e mini-ASpI e la previgente indennità di disoccupazione ordinaria la contribuzione figurativa riconosciuta per i periodi di fruizione delle indennità di disoccupazione ASpI e mini-ASpI è utile ai fini del diritto e della misura della pensione anticipata, ma non anche ai fini del requisito dei 35 anni di contribuzione richiesto per il diritto alla pensione di anzianità" sostiene l'Inps.
Ricapitolando, dunque, i lavoratori nel sistema retributivo o misto possono conseguire la pensione anticipata al perfezionamento di 42 anni e 6 mesi di anzianità contributiva (41 anni e mezzo le donne) a condizione che, almeno 35 anni di contributi siano integrati escludendo la contribuzione figurativa derivante da disoccupazione ordinaria, Aspi, Mini-Aspi, e malattia.
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