Pensioni
Riforma Pensioni, Poletti: serve maggiore flessibilità in uscita
Il ministro apre su un'ipotesi di revisione della legge Fornero sulle Pensioni nell'ottica di garantire maggiore flessibilità in uscita. Il Ministro però ribadisce come la priorità spetti agli esodati e a tutti coloro che si ritrovano senza tutele. Kamsin Dopo l'invito rivolto dall'Inps, in occasione della relazione annuale al parlamento, Poletti ha ricordato comunque che modificare le Riforma Fornero non sarà facile in quanto l'intervento avrebbe "una sua corposa problematicità dal punto di vista economico".
C'è, quindi, un nodo risorse che non può essere ignorato davanti a un'operazione simile. Mettere le mani sull'impalcatura uscita dalla riforma Fornero avrebbe d'altra parte tante implicazioni. Due sono le categorie che meritano secondo Poletti la precedenza: esodati e quanti hanno perso il lavoro e ora sono senza ammortizzatori o pensione. Inoltre per il ministro ogni discorso sulla flessibilità va inserito nelle 'dinamiche" che riguardano le "scelte del governo sull'utilizzazione delle risorse". Di certo il menù delle ipotesi circolate sul fronte flessibilità è vario. Ci sono le proposte della commissione Lavoro della Camera, guidata da Cesare Damiano (Pd), tra cui il ritorno al sistema delle quote con la possibilità di andare in pensione a 62 anni, con 35 anni di contributi e con una penalizzazione intorno all'8%. C'è poi la proposta dell'Ex ministro del Lavoro Giovannini che suggerisce il prestito previdenziale: si esce un po' prima con una assegno anticipato che verrà restituito man mano. La sede per l'eventuale modifica sarà dunque la prossima Legge di Stabilità a cui i tecnici dell'esecutivo stanno iniziando a lavorare.
Zedde
Pensioni, Domani l'emendamento per i quota 96 nel Dl sulla Pa
Domani sarà la giornata chiave per conoscere il destino dei quota 96 della scuola. Il termine per presentare le proposte di modifica al decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione scadrà infatti domani. Kamsin Tutti i capigruppo della commissione bilancio hanno già annunciato che presenteranno una proposta di modifica per mandare in pensione entro settembre 4 mila professori prossimi alla pensione rimasti intrappolati dalle norme della legge Fornero. Si tratta, come già anticipato su Pensioni Oggi nei giorni scorsi, del personale docente che ha maturato un diritto a pensione secondo la vecchia disciplina entro il 31 agosto 2012, termine dell'anno scolastico 2011/2012. Personale che pertanto potrà beneficiare delle vecchie regole di pensionamento ed accedere al trattamento pensionistico già a partire dal prossimo 1° settembre, in deroga alla disciplina vigente, previa presentazione di apposita istanza presso l'Inps.
In salita invece le istanze dei 9000 macchinisti dei treni che cercano una sponda parlamentare per riportare a 58 anni l'età di pensionamento salita a 66 anni.
Intanto ieri la conferenza dei capigruppo ha deciso di rimandare l'approdo in aula del provvedimento, inizialmente previsto per il 14 luglio, al 22 luglio. Il decreto deve essere convertito in legge entro il 23 agosto, pena la sua decadenza. E' probabile che una volta modificato alla Camera venga poi blindato al Senato.
Zedde
Esodati, un anno in piu' per i lavoratori in mobilità
I lavoratori collocati in mobilità ordinaria a seguito di accordi governativi o non governativi, stipulati entro il 31 dicembre 2011, cessati dal rapporto di lavoro entro il 30 settembre 2012 e che perfezionano, entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità, ovvero, anche mediante il versamento di contributi volontari, entro dodici mesi dalla fine della mobilità, i requisiti di pensionamento previgenti Dl 201/2011 potranno mantenere le vecchie regole pensionistiche nel limite di 5.500 unità. Kamsin E' quanto prevede l'articolo 2, comma 1, lettera a) del nuovo disegno di legge in materia di esodati (qui il testo del provvedimento) che darà il via libera ad ulteriori 32mila salvaguardie.
Per il profilo di tutela riguardante i lavoratori in mobilità pertanto la misura consentirà anche a chi non è riuscito a perfezionare entro la fine dell'indennità di mobilità un diritto a pensione con le vecchie regole la possibilità di accedere al regime derogatorio a condizione che il diritto a pensione sia raggiunto entro i successivi 12 mesi dalla fine dell'ammortizzatore sociale attraverso il versamento dei volontari. In passato infatti molti lavoratori hanno visto sfumare la tutela proprio per non essere riusciti a rispettare questo particolare parametro.
Pertanto qualora fosse il requisito contributivo a non essere perfezionato entro la mobilità i lavoratori in questione potranno procedere al versamento dei volontari in modo da perfezionarlo comunque entro i successivi 12 mesi dal termine della mobilità. In tal caso il versamento potrà riguardare anche periodi eccedenti i sei mesi precedenti la domanda di autorizzazione stessa. Il versamento potrà comunque essere effettuato solo con riferimento ai dodici mesi successivi al termine di fruizione dell’indennità di mobilità. Pertanto un lavoratore che abbia raggiunto, ad esempio, 39 anni e 3 mesi di contributi al termine della mobilità potrà farsi autorizzare ai volontari per versare i rimanenti 9 mesi al fine di raggiungere 40 anni di contributi ed accedere alla salvaguardia.
L'intervento pare invece non tutelare (a seguito di una precisazione dell'Onorevole Damiano e a differenza di quanto lo scrivente aveva riportato nell'articolo) chi avrà raggiunto il requisito anagrafico utile per la pensione di anzianità (61 anni e 3 mesi) entro i 12 mesi dalla fine dell'indennità di mobilità.
Zedde
Pensioni, Udc: dal governo ci aspettiamo una revisione della Riforma Fornero
'Sulle pensioni chiediamo al governo di aprire un tavolo comune con le parti sociali. E' urgente affrontare alcune questioni come quella degli esodati e cancellare, una volta per tutte, gli errori della legge Fornero''. Kamsin E' quanto ha indicato il vicesegretario vicario Udc Antonio De Poli che, commentando la relazione annuale dell'Inps diffusa ieri. ''Oltre due milioni di italiani - aggiunge - sono con una pensione sotto i 500 euro, mentre altri 6,8 milioni stanno sotto i 1000 euro: sono cifre che impongono una riflessione. La riforma Fornero ha tagliato la progressivita' creando problemi come gli esodati, creando delle nicchie di poverta'''.
La legge Fornero? ha detto De Poli: ''E' stata come un bancomat, usata 'per fare cassa' o, utilizzando un linguaggio piu' diplomatico, per intervenire a garanzia di un sistema che rischiava di andare in default, come sottolinea il dato del deficit emerso dalla relazione annuale dell'Inps'', continua De Poli secondo cui ''e' necessario che la questione delle pensioni torni al centro dell'Agenda politica nazionale per trovare una soluzione che sia sostenibile da un punto di vista finanziario ma che garantisca, allo stesso tempo, la dignita' di chi ha lavorato e ha fatto sacrifici per arrivare alla pensione''.
Zedde
Pensioni, Poletti: dal prossimo anno via libera alla busta arancione
Dopo il fisco arriverà anche la previdenza "amica". Secondo il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti è infatti ormai tutto pronto per la cosiddetta "busta arancione", quella comunicazione che i pensionati riceveranno a casa e che gli rappresenterà per ognuno la futura pensione. Kamsin Poletti ha indicato che si partirà con una fase di «sperimentazione», da avviare «entro la fine di quest'anno» per portare il lavoro «a compimento» nel 2015. La busta arancione rientra in un'ottica di trasparenza e semplificazione, a cui ha aperto la strada la dichiarazione dei redditi precompilata che dovrebbe vedere la luce sempre dal prossimo anno.
Ieri del resto c'è stata la disponibilità del Commissario Straordinario dell'Inps Vittorio Conti all'avvio delle procedure per dare maggiore consapevolezza ai lavoratori delle prestazioni che potranno ricevere al termine della carriera. L'idea per il Commissario è quella di spingere chi è oggi è ancora attivo a prendere le possibili contromisure, ad esempio investendo nella previdenza complementare. Già dai prossimi mesi quindi c'è da aspettarsi dunque la novità nella cassetta postale. Conti tuttavia non minimizza le difficoltà, soprattutto politiche. L'iniziativa della busta arancione, che si era fatta strada già sotto il governo Letta, annovera oltre a «una componente tecnica» anche «una politica, esponendo il governo a una responsabilità, perché significa tenere fissa l'architettura previdenziale».
Zedde
Riforma Pensioni, i prossimi passi dell'esecutivo
Il governo ha indicato che troverà la soluzione al problema dei quota 96 della scuola in un emendamento al decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione. Kamsin E' questa la rassicurazione che è arrivata la scorsa settimana dall'esecutivo in occasione della prima lettura alla Camera della sesta salvaguardia. L'obiettivo è quello di risolvere la questione per quei 4 mila professori in procinto di andare in pensione ma rimasti intrappolati nelle maglie restrittive del decreto legge 201/2011. Ora, grazie ad un emendamento ad hoc, l'esecutivo dovrebbe stanziare i 416 milioni necessari a mandare finalmente in pensione dal 1° settembre i 4 mila docenti.
L'apertura giunge in realtà inaspettata dopo mesi e mesi di stallo parlamentare e pare confermare l'intenzione di Renzi di mettere mano al capitolo pensioni con un intervento di piu' ampio respiro. Una riforma delle pensioni che parta dai fronti piu' caldi, quelli che stanno a cuore a centinaia di migliaia di lavoratori. Non a caso la settimana scorsa è stata approvata alla Camera la sesta salvaguardia, il nuovo capitolo sugli esodati che consentirà la tutela di ulteriori 32 mila posizioni. E nel ddl delega sulla Pa, che l'esecutivo sta ultimando prima della sua presentazione alle Camere, ci sarà l'estensione del pensionamento anticipato a 64 anni anche nei confronti del pubblico impiego nonchè la possibilità dell'impiego part-time, sempre per i dipendenti pubblici, a cinque anni dal compimento dell'età pensionabile. Altri nodi che non erano stati sciolti sotto il precedente esecutivo. Nello stesso disegno di legge delega il governo aveva anche pensato di permettere l'anticipo estendendo l'opzione donna a tutti i lavoratori fino al 2018 al prezzo di avere l'assegno calcolato totalmente con il sistema contributivo. La misura tuttavia potrebbe slittare per problemi di copertura alla prossima legge di stabilità.
Sullo sfondo resta però la possibilità di un intervento piu' ampio sull'età pensionabile. Una riforma in grado di temperare, non di stravolgere, le regole introdotte nel 2011 per consentire l'uscita in via anticipata di quei lavoratori che sono rimasti senza lavoro al prezzo di una decurtazione sull'assegno. Anche perchè la Lega Nord ha raccolto le 500 mila firme per il referendum sull'abolizione della legge Fornero e cio' sta creando una certa pressione sulle forze politche.
Il veicolo legislativo per approntare le modifiche strutturali alla Riforma Fornero potrebbe essere, come già annunciato, la prossima legge di stabilità. L'idea è quella di utilizzare il prestito pensionistico ideato dall'ex ministro del lavoro Enrico Giovannini e ora ripreso dal suo successore Giuliano Poletti, oppure di riproporre la proposta firmata dal presidente della commissione lavoro Cesare Damiano di creare uscite flessibili a partire da 62 anni con penalizzazioni fino all'8% sulla pensione. Progetto che, come il prestito pensionistico, si è arenato sotto il governo Letta. Qualunque sia la soluzione è tempo che si acceleri per iniziare ad affrontare realmente, dopo anni di rinvii, le problematiche che interessano milioni di lavoratori.
Zedde