Esodati, Aggiornato il Report dell'Ottava Salvaguardia
L'Inps aggiorna il documento contenente le domande accolte e respinte sull'ottava salvaguardia pensionistica. Al 20 Novembre risultano accolte poco più di 14mila istanze.
L'ottava salvaguardia tutela, infatti, coloro che con le vecchie regole pensionistiche, vigenti prima della Riforma Fornero, avrebbero maturato la decorrenza della pensione entro il 6 gennaio 2018 o il 6 gennaio 2019 (a seconda dei diversi profili di tutela) oppure il diritto a pensione entro tre anni dalla scadenza dell'indennità di mobilità ordinaria o dello speciale trattamento edile. Restano ancora fuori dal perimetro, secondo i sindacati, poche migliaia di lavoratori, spesso donne del settore privato, già disoccupati o che avevano già siglato accordi per l'uscita dal posto di lavoro prima del 31 dicembre 2011 e che, dunque, contavano di pensionarsi con le regole ante fornero entro pochi anni. Questi soggetti non possono fare istanza per l'Ape sociale o la quota 41 per i lavoratori precoci perchè strumenti con maggiori vincoli sia oggettivi che soggettivi rispetto alla salvaguardia pensionistica.
Maria, ad esempio, è una lavoratrice del settore privato che ha siglato un accordo con incentivo all'esodo per risolvere il rapporto di lavoro prima del 2012 e che, in assenza della Legge Fornero, avrebbe maturato il diritto a pensione nel maggio del 2019 (con decorrenza nel 2020). E' disoccupata dal 2012 ma non può accedere all'ottava salvaguardia perchè la decorrenza della prestazione pensionistica è successiva al 6 gennaio 2019 nè può chiedere l'Ape sociale in quanto la sua disoccupazione non è frutto di un licenziamento da parte del datore di lavoro. L'Ape social, infatti, non contempla chi si è dimesso, chi ha risolto il rapporto di lavoro in modo consensuale, i contratti a tempo determinato, nè tutela coloro che hanno un maturato contributivo inferiore a 30 anni. A Maria non resterebbe altra strada quindi che l'Ape volontario (cioè un prestito con penalità sulla pensione) sempre che venga prorogato oltre il 2018. Per evitare tali conseguenze, i Comitati chiedono un ultimo provvedimento di salvaguardia per circa 6mila lavoratori, un numero irrisorio rispetto agli oltre 15 mila posti avanzati solo con l'ultima salvaguardia.