Pensioni, L'Ape volontario è cumulabile con l'Ape sociale
Le indicazioni contenute nella Circolare 28 dell'Inps. Ammessa la cumulabilità anche con un ammortizzatore sociale come l'indennità contro la disoccupazione.
Con una differenza. Potrà essere finanziata, a differenza di quanto si era detto in passato, non solo la parte eccedente quella erogata tramite il sussidio statale ma l'intero assegno. Come se i due strumenti viaggiassero su binari completamente paralleli. Ad esempio un lavoratore con un assegno lordo di 2.800 euro al mese, cioè circa 2.000 euro al mese nette, che intende anticipare l'uscita di 36 mesi potrà riscuotere in anticipo il 75% di detto importo, cioè 1.500 euro nette mensili. Che si potranno aggiungere, eventualmente, all'Ape sociale di 1.500 euro lorde al mese (circa 1.350 euro nette). Una semplificazione non indifferente per il pensionato.
Naturalmente il lavoratore per cumulare le prestazioni dovrà risultare in possesso dei requisiti per entrambi gli strumenti. Per l'Ape volontario dovrà verificare di trovarsi a non più di 3 anni e 7 mesi dalla pensione di vecchiaia e rispettare l'importo soglia di una pensione non inferiore a 700 euro al mese al netto della rata di ammortamento del prestito pensionistico, mentre per l'ape sociale dovrà trovarsi in uno dei quattro profili di tutela previsti dalla legge (disoccupato, invalido, caregiver, addetto a mansioni gravose) e soddisfare il previsto requisito contributivo (30 o 36 anni a seconda dei casi). Le quote mensili del prestito pensionistico, inoltre, non costituiscono reddito da lavoro nè sono soggette a prelievo irpef e, pertanto, non daranno luogo alla revoca dell'ape sociale.
L'ipotesi del cumulo va studiata con attenzione per ottimizzare il reddito disponibile durante la fase antecedente la pensione e, poi, il reddito da pensione. Il percettore dell'Ape sociale avrà dunque tutto l'interesse a ridurre la quota di Ape volontario in virtu' del fatto che già possiede un reddito di accompagnamento alla pensione. E a non chiedere la quota massima possibile. Ad esempio nell'esempio sopra esposto un titolare con già con 1.350 euro netti di ape sociale avrà interesse a chiedere una quota aggiuntiva tramite l'ape volontario di 500-750 euro al mese e non la cifra massima di 1.500 euro.
Si presti attenzione, infine, al fatto che la data di decorrenza dei due strumenti non coincide necessariamente. Per l'Ape sociale, infatti, occorre possedere 63 anni e, dato che la misura dura sino al 2018, si rivolge solo ai soggetti nati entro il 31 dicembre 1955 (salvo proroga) mentre l'Ape volontario interessa i nati entro il 31 luglio 1956 (anche qui salvo ulteriore proroga).
L'operazione naturalmente è facoltativa per l'interessato: si potrà anche non chiedere l'Ape volontario e tenersi solo la quota di reddito garantita dall'Ape sociale oppure, se del caso, integrare il sussidio solo con la Rita, la rendita integrativa temporanea anticipata. Ove si scegliesse di abbinare l'Ape sociale a quello volontario resterebbero però i divieti stabiliti per il sussidio agevolato. In particolare il pensionando avrà limitazioni sulla possibilità di rioccuparsi, non potrà trasferire la residenza all'estero e, se dipendente del pubblico, dovrà accettare uno slittamento nell'erogazione della buonuscita.
Non solo. L'Inps ha chiarito anche che il prestito pensionistico è cumulabile con qualsiasi strumento di sostegno al reddito. Pertanto anche un disoccupato che percepisce la naspi o l'indennità di mobilità potrebbe fare istanza per l'Ape volontario mixandolo dopo un periodo di tre mesi dall'esaurimento integrale della disoccupazione con l'Ape sociale. Le combinazioni possibili, come si nota, sono molteplici.