Riforma Pensioni, quattro le ipotesi sul tavolo del Governo
Si va da un costo minimo di 1 miliardo fino a una spesa di 12 miliardi. L'ipotesi piu' probabile è però quella meno costosa, il cd. prestito pensionistico. In pista anche una Riforma della Gestione Separata.
Kamsin La minoranza Dem rimette sul banco il capitolo pensioni. In una lettera indirizzata ieri al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, Gianni Cuperlo, ricorda come sia fortemente atteso un intervento che riveda l'età pensionabile, con particolare riguardo alle lavoratrici donne, le piu' penalizzate dalla Riforma del 2011, e la soluzione, definitiva, della vicenda esodati. Il tema della rivisitazione della Riforma Fornero sta tornando del resto d'attualità in molte riunioni dei consiglieri economici di Palazzo Chigi ora che il jobs act è pronto decollare con i nuovi contratti a tempo indeterminato senza l'articolo 18.
E quindi, una volta incassata la riforma del lavoro, il governo ha indicato che sarà riaperto il dossier: l'obiettivo è di mettere in cantiere l'"assegno flessibile" già settembre con la legge di stabilità 2016. Impossibile farlo prima fanno notare in quanto la partita sul Jobs Act si chiuderà all'inizio dell'estate. Gli effetti ricadrebbero quindi sul bilancio dell'anno prossimo, quando la ripresa del Pil potrebbe mettere sul piatto maggiori risorse da spendere. Anche Confindustria sta facendo pressing sul governo, Pd ed Ncd, soprattutto per mettere a riposo i dipendenti più anziani (ancora in azienda o cassintegrati) tutelati dall'articolo 18 e assumere lavoratori più giovani con le nuove regole del jobs act, più flessibili in uscita e più convenienti in entrata.
Le ipotesi alle quali si lavora sono essenzialmente quattro: il mini-assegno anticipato da restituire a rate, la "quota 100" proposta dal Pd Cesare Damiano, la pensione flessibile a penalizzazioni decrescenti, il ricalcolo dell'assegno totalmente con il sistema contributivo. La distanza, inoltre, dovrebbe essere accorciata rendendo meno oneroso il riscatto della laurea e favorendo il "dialogo" dei contributi versati in differenti gestioni dell'AGO, frutto di carriere lavorative sempre piu' discontinue. Al Ministero del Lavoro si pensa soprattutto all'eliminazione delle finestre mobili per l'esercizio della totalizzazione nazionale e alla rivisitazione degli oneri per la ricongiunzione dei contributi.
A palazzo Chigi l'ipotesi più gettonata (piace a Yoram Gutgeld, uno dei consiglieri del premier Matteo Renzi) è quella del "prestito pensionistico" (un miniassegno di 700-800 euro erogato nei due anni che mancano all'età pensionabile) da restituire a rate mensili una volta che si è andati in pensione. Piace soprattutto perchè ha un costo minore, circa 1 miliardo con una dote annua iniziale di 400 milioni. Un pò meno sostenibile l'ipotesi del ricalcolo dell'assegno con il contributivo; molto meno praticabile è la formula Damiano: la "quota 100", che consentirebbe di lasciare il lavoro con 60 anni di età e 40 anni di contributi, costa circa 12 miliardi. Una cifra alta, che però corrisponde a quella "investita" per tutelare esodati fino al 2020.
Altro fronte di intervento, suggeriscono in molti, dovrebbe essere sulla gestione separata: l'obiettivo qui sarebbe portare le aliquote contributive al 24% trattando i professionisti alla stregua degli autonomi.
seguifb
Zedde