Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

Si va da un costo minimo di 1 miliardo fino a una spesa di 12 miliardi. L'ipotesi piu' probabile è però quella meno costosa, il cd. prestito pensionistico. In pista anche una Riforma della Gestione Separata.

Kamsin La minoranza Dem rimette sul banco il capitolo pensioni. In una lettera indirizzata ieri al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, Gianni Cuperlo, ricorda come sia fortemente atteso un intervento che riveda l'età pensionabile, con particolare riguardo alle lavoratrici donne, le piu' penalizzate dalla Riforma del 2011, e la soluzione, definitiva, della vicenda esodati. Il tema della rivisitazione della Riforma Fornero sta tornando del resto d'attualità in molte riunioni dei consiglieri economici di Palazzo Chigi ora che il jobs act è pronto decollare con i nuovi contratti a tempo indeterminato senza l'articolo 18.

E quindi, una volta incassata la riforma del lavoro, il governo ha indicato che sarà riaperto il dossier: l'obiettivo è di mettere in cantiere l'"assegno flessibile" già settembre con la legge di stabilità 2016. Impossibile farlo prima fanno notare in quanto la partita sul Jobs Act si chiuderà all'inizio dell'estate. Gli effetti ricadrebbero quindi sul bilancio dell'anno prossimo, quando la ripresa del Pil potrebbe mettere sul piatto maggiori risorse da spendere. Anche Confindustria sta facendo pressing sul governo, Pd ed Ncd, soprattutto per mettere a riposo i dipendenti più anziani (ancora in azienda o cassintegrati) tutelati dall'articolo 18 e assumere lavoratori più giovani con le nuove regole del jobs act, più flessibili in uscita e più convenienti in entrata.

Le ipotesi alle quali si lavora sono essenzialmente quattro: il mini-assegno anticipato da restituire a rate, la "quota 100" proposta dal Pd Cesare Damiano, la pensione flessibile a penalizzazioni decrescenti, il ricalcolo dell'assegno totalmente con il sistema contributivo. La distanza, inoltre, dovrebbe essere accorciata rendendo meno oneroso il riscatto della laurea e favorendo il "dialogo" dei contributi versati in differenti gestioni dell'AGO, frutto di carriere lavorative sempre piu' discontinue. Al Ministero del Lavoro si pensa soprattutto all'eliminazione delle finestre mobili per l'esercizio della totalizzazione nazionale e alla rivisitazione degli oneri per la ricongiunzione dei contributi.

A palazzo Chigi l'ipotesi più gettonata (piace a Yoram Gutgeld, uno dei consiglieri del premier Matteo Renzi) è quella del "prestito pensionistico" (un miniassegno di 700-800 euro erogato nei due anni che mancano all'età pensionabile) da restituire a rate mensili una volta che si è andati in pensione. Piace soprattutto perchè ha un costo minore, circa 1 miliardo con una dote annua iniziale di 400 milioni. Un pò meno sostenibile l'ipotesi del ricalcolo dell'assegno con il contributivo; molto meno praticabile è la formula Damiano: la "quota 100", che consentirebbe di lasciare il lavoro con 60 anni di età e 40 anni di contributi, costa circa 12 miliardi. Una cifra alta, che però corrisponde a quella "investita" per tutelare esodati fino al 2020.

Altro fronte di intervento, suggeriscono in molti, dovrebbe essere sulla gestione separata: l'obiettivo qui sarebbe portare le aliquote contributive al 24% trattando i professionisti alla stregua degli autonomi.

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I parlamentari leghisti alla Camera Deputati intendono promuovere le richieste avanzate in questi mesi dai Comitati degli esodati presentando un apposito disegno di legge in materia. 

Kamsin Tandem esodati Lega Nord per una settima salvaguardia. I parlamentari leghisti alla Camera Deputati intendono appoggiare le richieste avanzate in questi mesi dai Comitati degli esodati per l'approvazione di una settima e (probabilmente) definitiva tutela contro gli errori della legge Fornero del 2011.

Gli onorevoli Fedriga e Prataviera hanno dichiarato, infatti, che la Lega è pronta a promuovere un disegno di legge per estendere le tutele previste dalla legge 147/2014 sino al 2018 e ricomprendere i lavoratori esclusi attualmente dai benefici tra cui in particolare le quindicenni, gli autorizzati ai volontari prima del 20 luglio 2007, i lavoratori titolari del trattamento edile e la correzione delle Circolari Inps 35 e 37 del 14 marzo 2012 relative alla riduzione dei termini per la fruizione dell'opzione donna.

L'asse "Lega-esodati" potrebbe trovare una sponda anche negli altri partiti di opposizione, Idv-Sel e M5S che da tempo condividono le medesime battaglie. Del tutto insufficienti, del resto, appaiono le aperture della maggioranza che sostiene il Governo. Pietro Ichino, membro della Commissione Lavoro di Palazzo Madama, intende, infatti, limitare un eventuale ulteriore intervento legislativo in materia  in favore di casi circoscritti e residuali per i quali si stanno predisponendo delle apposite schede di "segnalazione", una sorta di censimento, sul sito del Senato. Una farsa secondo il M5S che denuncia come la vicenda esodati debba essere risolta immediatamente, prima ancora dell'avvio di una discussione sulla flessibilità in uscita "che riguarderà anche tutti i lavoratori licenziati dopo il 2012".

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Una nota dell'Inca ricorda che in moltissimi non hano trovato posto all'interno della sesta salvaguardia e si sono visti respingere le istanze di accesso dalle DTL. Ci sono autonomi, parasubordinati, i lavoratori del settore agricolo e con contratti di lavoro atipico.

Kamsin Moltissime domande di ammissione al beneficio della sesta salvaguardia continuano ad essere respinte da parte delle Direzioni territoriali del Lavoro. E' quanto commenta una nota diffusa oggi dal Patronato Inca della Cgil. “L’ultima salvaguardia in ordine di tempo risale al novembre scorso (legge 147/2014, ndr) e le domande di tutti coloro che avevano un potenziale diritto, secondo i requisiti individuati, sono state inviate alle Direzioni territoriali del lavoro e all’Inps, nei termini prescritti e cioè entro il 5 gennaio 2015”.

“Negli ultimi tempi sono intervenute purtroppo alcune novità negative riguardanti i lavoratori e le lavoratrici con contratti di lavoro a tempo determinato a cui erano state riservate 4.000 posizioni da salvaguardare. Le ultime salvaguardie sono state costruite in modo tale da contingentare un numero specifico di posizioni individuali in relazione a stanziamenti economici predeterminati”.

“Nelle scorse settimane le  Direzioni Territoriali del Lavoro, emanazioni locali del Ministero del Lavoro, hanno cominciato, fuori tempo massimo, - continua l’Inca Cgil - a negare la possibilità di entrare in salvaguardia ai lavoratori titolari di contratti a termine del settore agricolo e ai lavoratori somministrati, respingendone le domane, che in alcuni casi avevano già avuto l’approvazione”.

“Abbiamo portato all’attenzione dell’Inps il grave comportamento delle sedi decentrate del Ministero e riteniamo che la posizione del Governo sia pretestuosa e finalizzata alla solo alla riduzione del numero degli aventi diritto, dopo aver ingenerato speranze e attese per il riconoscimento di diritti previdenziali" sostengono dall'Inca.

Nei giorni scorsi c'è stata anche una dura presa di posizione da parte della Cisl che ha denunciato al Governo come le salvaguardie abbiano trascurato del tutto il tema dei lavoratori autonomi e parasubordinati: "la salvaguardia interessa, prevalentemente, solo i lavoratori dipendenti. Sono stati tralasciati del tutto i lavoratori autonomi, i lavoratori a progetto e coloro che seppur subordinati, erano impiegati con contratti di lavoro precario, in primis i somministrati. Ci sono decine di migliaia di lavoratori che si sono visti respingere l'istanza di accesso al beneficio" ricorda la Cisl.

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I sindacati ricordano che l'Inps non riuscirà ad inviare la certificazione a tutti gli aventi diritto entro la data del 2 marzo. "Serve una proroga a giugno della scadenza".

Kamsin "Una proroga della scadenza del 2 marzo per la presentazione delle domande cartacee di cessazione dal servizio per i prof destinatari della sesta salvaguardia." E' quanto chiede una nota della Cisl Scuola. Il sindacato ricorda che il personale della scuola che entro il 5 gennaio 2015 aveva chiesto alla competente direzione territoriale del lavoro di poter rientrare tra i 1.800 lavoratori che potevano beneficiare, in deroga alla normativa in vigore (riforma Fornero), delle disposizioni riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico con i requisiti anagrafici e contributivi maturati successivamente al 31 dicembre 2011  prevista dall'art. 2, comma 1, lett. d) della legge 10 ottobre 2014, n. 147 ha tempo fino al 2 marzo 2015 per presentare al ministero dell'istruzione la domanda, in modalità cartacea, di cessazione dal servizio (nota 4441 del 9 febbraio 2015 del Miur).

Questa data - ricordano dalla Cisl - appare non congrua in quanto l'inps sta iniziando solo in questi giorni ad inviare le lettere di certificazione e, pertanto, c'è il concreto rischio che molti docenti non la riceveranno in tempo utile per poter produrre la domanda di cessazione dal servizio. Sarebbe opportuno, quindi, che il ministero proroghi tale termine a giugno in modo da consentire a tutti gli aventi diritto di presentare la domanda.

I destinatari. Per poter beneficiare della deroga, il personale della scuola ha dovuto dimostrare di aver fruito, nel corso del 2011, del congedo straordinario di cui all'art. 42, comma 5, del decreto legislativo 151/2001(per l'assistenza di un parente in situazione di handicap in stato di gravità) o dei permessi (tre giorni al mese) di cui all'art. 33, comma 3, delle legge 104/1992, sempre per l'assistenza di parenti disabili in situazione di gravità. Era richiesto, inoltre, di aver maturato un diritto a pensione (di anzianità), con le vecchie regole, entro il 31 Dicembre 2014 (cioè con i 40 anni di contributi oppure  con la quota 97,3 con almeno 61 anni e 3 mesi di età e 35 di contributi) e di risultare incluso nella graduatoria stilata dall'Inps in funzione della data di maturazione del diritto a pensione.

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Finirà davanti al Tar del Lazio, con una class action il nodo dell'«opzione donna». Si tratta della possibilità concessa dalla legge 243 del 2004 per le donne con almeno 57 anni d'età e 35 anni di contributi di andare in pensione ma con l'assegno calcolato con il sistema contributivo.

Kamsin Parte la class action per ottenere la pensione a 57 anni. Il Comitato guidato da Daniella Maroni ha dato ufficialmente il via libera alla raccolta delle firme per la promozione del ricorso innanzi al Tar del Lazio contro l'Inps volto ad ottenere la revoca o la modifica delle Circolari Inps 35 e 37 del 14 marzo 2012 che impediscono alle lavoratrici che maturano i requisiti nel 2015 di accedere alla cd. opzione donna. 

L'Inps è intervenuta il 2 dicembre scorso con un messaggio interno ai propri uffici (messaggio inps 9304/2014) con il quale ha riaperto i termini per la domanda in attesa di ricevere istruzioni dai ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia), che non risulta siano ancora arrivate. In sostanza gli sportelli lnps devono continuare ad accettare le domande anche nel 2015, ma non si sa se esse poi verranno accolte. Il comitato opzione donna ha ritenuto insufficiente il messaggio Inps e ha quindi deciso di avviare il ricorso collettivo, che, una volta raccolte tutte le adesioni, sarà depositato al Tribunale amministrativo del Lazio.

Per l'avvio dell'azione giudiziaria, guidata dagli avvocati Maestri e Sacco, è richiesto il raggiungimento di un numero minimo di adesioni pari a 200 ricorrenti ed il pagamento di un contributo di 300 euro (quota che ricomprende tutte le tasse e le spese). Il contributo - scrivono dal Comitato - dovrà essere versata esclusivamente a mezzo bonifico sul conto corrente dedicato alla class action di cui saranno comunicate le coordinate a partire dal 16 febbraio.

Per partecipare le aderenti devono altresì stampare ed inviare agli avvocati che seguono la causa un mandato difensivo (un fac-simile è qui disponibile). La firma del mandato deve essere autenticata, precisano dal Comitato, innanzi al pubblico ufficiale dell'anagrafe del Comune di residenza, ad un notaio, o presso gli studi degli avvocati Sacco e Maestri. Il mandato originale deve essere quindi spedito ai legali per posta o consegnato agli avvocati in occasione della sottoscrizione. I legali hanno dato disponibilità anche ad organizzare trasferte in altre città per raccogliere le adesioni delle lavoratrici che non riuscissero ad ottenere l'autenticazione della firma presso il Comune o presso un notaio. 

Al mandato occorre sempre allegare una fotocopia della carta di identità, del codice fiscale e della distinta del bonifico effettuato (anche quando viene consegnato personalmente presso lo studio dei legali).

I tempi del ricorso. L'obiettivo del Comitato è di raggiungere la soglia minima di adesioni e di notificare e depositare il ricorso collettivo entro il 31 Marzo 2015 presso il Tar del Lazio. Una volta depositato il ricorso, il TAR dovrà fissare l'udienza d'ufficio in una data compresa tra il 90mo e il 120mo giorno dal deposito. Pertanto, ricordano dal Comitato, già entro l'estate il Tar potrebbe, se non ci saranno intoppi, esprimersi sul ricorso.

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