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Della Valle: Renzi-Marchionne? Due grandissimi 'sola'...
- Roma, 26 set. - Diego Della Valle ricorre al termine romanesco con cui si identificano le persone di scarsa affidabilita' per commentare, in studio a Otto e mezzo su La7, l'incontro tra Matteo Renzi e Sergio Marchionne allo stabilimento Fiat Chrysler a Detroit. "Renzi e Marchionne? Due grandissimi 'sola'...". "Marchionne e Renzi sono due persone che non attendono a quello che dicono. Non e' un mancare di rispetto, cerco solo di essere diretto e preciso", continua ancora Della Valle. "Per me - riprende - e' imbarazzante discutere di Renzi, che conosco da tanti anni.
Della Valle: "Se si vota pronto a rendermi disponibile"
Pensavo, fino a qualche mese fa, che potesse essere una risorsa per il Paese e quando mi ha chiesto consiglio mi sono sempre messo a disposizione. Ma i miei consigli - rivela - erano sostenere Letta, farsi esperienza, farsi un'agenda internazionale e fare una buona squadra. A quell'eta' - incalza - non aveva l'esperienza necessaria. Quando ha deciso di fare il premier gli ho detto che era pericoloso e ultimamente gli ho consigliato di occuparsi di salute, sicurezza e scuola, ovvero quello che serve al Paese". E poi "Renzi non ha mai lavorato, quindi non puo' parlare di lavoro come noi". La conclusione? "Secondo me ha fatto tilt...". .
Della Valle, se si vota pronto a rendermi disponibile
Renzi Di tutto per creare lavoro Marchionne appoggio il premier
- New York, 26 set. - La Fiat Chrysler, che ha messo insieme "due aziende bollite" per farne "un attore globale", puo' essere un modello per la rinascita per l'Italia che vuole cambiare: e' questo il messaggio che Matteo Renzi ha portato alle porte di Detroit, nell'immenso quartier generale del gruppo automobilistico di Auburn Hill.
"Come ce l'hanno fatta i 15.000 dipendenti della Chrysler in questo edificio, l'obiettivo e' poter dire che cosi' ce la faremo anche in Italia", ha detto il premier in conferenza stampa, affiancato dall'ad, Sergio Marchionne.
Renzi ha potuto giocare in casa, forte dell''endorsement' incondizionato alle sue riforme che Marchionne gli aveva ribadito anche mercoledi' a New York. Lui ha ricambiato rendendo omaggio al nuovo gruppo e definendo "una grande opportunita'" la quotazione del titolo a Wall Street, fissata per il 13 ottobre. "Da italiano sono orgoglioso che ci sia Fiat Chrysler, e' una scommessa che mi piace", ha sottolineato il premier, "preferisco che ci sia un gruppo in grado di stare nel mercato globale piuttosto che una compagnia chiusa nei propri confini che chiude i battenti". Poi ha fatto capire di annoverare la Fiat tra quei "poteri forti in grado di aiutare il Paese a cambiare". "Lo Stato italiano non da' soldi alla Fiat", ha sottolineato, ma puo' aiutarla riducendo gli ostacoli" per operare in Italia.
I vescovi a Renzi: "Basta slogan, pensi a chi non ha lavoro"
Inevitabilmente la conferenza stampa ha portato anche ai temi italiani, con Renzi che si e' detto convinto che non ci sara' una spaccatura nel Pd sulla riforma del lavoro ma ha ribadito che "fara' tutto il necessario per ridurre il numero dei disoccupati".
L'attenzione dei media era pero' soprattutto per i due personaggi, Renzi e Marchionne, a cui i giornalisti hanno chiesto cosa li accomunasse vista la loro grande sintonia. "Spero il finale", ha detto il premier, ricordando come l'ad abbia "preso due aziende che sembravano bollite ed e' riuscito a farne un gruppo in grado di stare sul mercato globale". "Ci accomuna l'idea che l'Italia non sia un Paese bollito come viene dipinto dagli opinionisti", ha aggiunto. Marchionne ha risposto che Renzi, come lui, "non ha paura".
"Io sono stato molto criticato in Italia e me ne sono fregato, spero che Renzi faccia altrettanto. E' importante avere il coraggio di andare avanti, l'agenda e' enorme, c'e' un Paese da ricostruire", ha ricordato l'ad di Fiat Chrysler, "io e Renzi non dobbiamo condividere i compiti, ma spero che il premier non si faccia intimidire dalle critiche".
La speranza di Renzi, ovviamente, e' che il successo di Fiat Chrysler si riverberi anche sull'occupazione negli stabilimenti in Italia. In questo c'e' stato anche spazio per un siparietto quando ha chiesto a Marchionne: "Quanti dipendenti avete qui?". "15.000 qui a Auburn Hill e altri 10.000 nell'area di Detroit", e' stata la risposta. "Allora qualcuno mandiamolo a Melfi", ha proposto Renzi sorridendo. "A Melfi ne abbiamo gia' abbastanza", ha replicato l'ad, "abbastanza per fare le cose che dobbiamo fare".
Marchionne ha accompagnato Renzi nel Centro Stile in cui nascono i nuovi modelli e in un tour della sede del gruppo, il secondo edificio piu' esteso d'America dopo il Pentagono. Al termine della visita c'e' stato l'incontro con una delegazione di dipendenti del gruppo, durante il quale e' stato proiettato un video sulla Renegade, la prima jeep che viene prodotta nello stabilimento di Melfi. "Un modello di eccellenza", lo ha definito Marchionne che ha preso la parola per parlare dell'imminente Ipo che "segnera' l'inizio di un mondo nuovo e di una nuova era per il gruppo". Sara' la consacrazione di una nuova Fiat che "non e' piu' un'azienda globale soltanto nei numeri, ma lo e' nello spirito, nella mentalita' e nelle ambizioni della sua gente".
E ora, ha aggiunto, l'Italia come Fiat sta "iniziando un nuovo corso": "Vedo finalmente un vento diverso". Poi ha preso la parola il premier che ha ribadito la volonta' di "spezzare i pregiudizi" e la rassegnazione in Italia, ma ha sottolineato che la prima priorita' e' l'occupazione e quindi le riforme: "Chi dice che vuole creare lavoro e non aiuta le imprese a investire, prende in giro il suo popolo", ha insistito.
De Magistris: in Consiglio sua maggioranza sembra tenere
De Magistris non lascia si dimettano i giudici
- Roma, 26 set. - E' bufera sul sindaco di Napoli Luigi de Magistris, dopo la condanna inflittagli dal tribunale di Roma per abuso d'ufficio nel caso 'Why not'.
Il presidente del Senato, Pietro Grasso, stamane nel capoluogo campano, affronta il nodo della legge Severino: "va applicata - ha osservato Grasso - e' inevitabile, e' gia' stata applicata ad altri sindaci". De Magistris, pero', non ci sta: "mi chiedono di dimettermi dopo questa condanna - dice l'ex pm, oggi primo cittadino di Napoli - ma, guardandosi allo specchio e provando vergogna, dovrebbero dimettersi questi giudici".
Parole dure che, poco piu' tardi, vengono stigmatizzate dall'Associazione nazionale magistrati, la quale parla di dichiarazioni "gravi e offensive", che "esprimono disprezzo per la giurisdizione" e sono "tanto piu' inaccettabili poiche' provenienti da un uomo delle istituzioni che ha per anni anche svolto la funzione giudiziaria".
Il prefetto di Napoli, Francesco Musolino, e' cauto con i cronisti, ai quali riferisce di "attendere la trasmissione della sentenza" dei giudici romani su un tema che definisce "delicato". De Magistris, invece, e' un fiume in piena: "le dimissioni non ci saranno perche' io resistero'", afferma nel pomeriggio. E ancora: "penso che in magistratura ci siano diversi magistrati collusi, corrotti, che non applicano la legge come dovrebbero, secondo il rispetto della Costituzione - aggiunge - e per questo ho pagato in magistratura".
Inoltre annuncia che domani rendera' "pubblici tutti gli atti" delle sue vicende giudiziarie, "che non sono piu' coperti da segreto, perche' - spiega - non siano solo i magistrati a valutare ma anche i cittadini". Non condivide affatto le esternazioni di de Magistris il presidente dell'Autorita' anticorruzione, Raffaele Cantone: "un magistrato - rileva - deve rispettare le sentenze".
Per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio "la maggioranza del sindaco decidera' cosa fare del governo della citta' dopo di che - ha risposto Delrio interpellato dai cronisti - i napoletani saranno chiamati a decidere".
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Renzi Di tutto per creare lavoro Marchionne Appoggio il premier
- Detroit, 26 set. - Il premier Matteo Renzi visita lo stabilimento di Detroit della FCA ed e' accolto dall'Ad Sergio Marchionne, che in conferenza stampa esprime il suo parere sulle riforme del governo. "Continuo ad appoggiare l'agenda di riforme" del premier Matteo Renzi. "L'impegno c'e'" ha ribadito Marchionne a proposito di un maggior impegno dell'azienda in Italia. "Siamo disposti a lavorare con le reti italiane per cercare di fare meglio", ha aggiunto Marchionne, secondo il quale l'azienda produce "modelli che possono dare respiro alla realta' industriale" del Paese.
"Da italiano sono orgoglioso che ci sia Fiat Chrysler Automobiles": lo ha detto Matteo Renzi nel corso della conferenza stampa a Detroit con Sergio Marchionne, nel quartier generale del gruppo automobilistico. "E' una scommessa che mi piace", ha aggiunto il premier, "preferisco che ci sia un gruppo in grado di stare nel mercato globale piuttosto che una compagnia chiusa nei propri confini che chiude i battenti".
I vescovi a Renzi, "Basta slogan, pensi a chi non ha lavoro"
"Rispetto ogni tipo di valutazione che venga da altri": cosi' il premier, Matteo Renzi ha risposto a una domanda sull'invito del segretario generale della Cei al governo ad abbandonare gli slogan e a rivedere l'agenda politica. Nel corso della conferenza stampa con Sergio Marchionne a Detroit, nella sede della Fiat Chrysler, Renzi non ha voluto aggiungere altro, osservando che sarebbe come se in visita in Vaticano si mettesse "a parlare della Voyager", un modello di auto.
De Magistris: penso ci siano magistrati corrotti, pago per questo
Vescovi: Renzi simpatico ma su scuola e famiglia faccia di piu'
Ancora raid contro Isis, Regno Unito si unisce a bombardamenti
- Roma, 26 set. - Il Regno Unito si unisce oggi ai bombardamenti in Iraq: liberali e laburisti hanno infatti gia' detto che appoggeranno in Parlamento la decisione del governo di David Cameron. Sei caccia Tornado della base britannica di Akrotiri, a Cipro, sono gia' pronti a bombardare le posizioni dei jihadisti e gia' mercoledi' hanno fatto un volo di ricognizione sopra l'Iraq.
L'uccisione dell'ostaggio scozzese David Haines (la cui figlia ha diffuso oggi un video con il quale supporta l'idea dei raid) "ha mostrato che non si tratta di una minaccia lontana", ha insistito Cameron. Bisogna fermare lo Stato Islamico "perche' e' una minaccia" diretta alla Gran Bretagna" e il Regno Unito "ha il dovere" di combatterlo. La mozione che sara' votata, pensata appositamente per evitare un voto negativo, esclude un intervento di terra ed esclude, per ora, attacchi mirati in Siria.
Ma Cameron, secondo il quale la battaglia potrebbe durare "anni", ha anche ha lasciata aperta la possibilita' di estendere le incursioni contro gli "psicopatici" miliziani dell'Isis dall'Iraq alla Siria, sostenendo che non ci sia alcun ostacolo giuridico. Intanto La coalizione internazionale anti-Isis ha bombardato nella notte, per la seconda volta consecutiva, i campi di petrolio sotto il controllo dello Stato Islamico in due province siriane: e' la quarta notte che la coalizione attacca obiettivi dell'Isis dentro la Siria, e la seconda che 'martella' le installazioni petrolifere che 'foraggiano' economicamente la 'jihad' dei miliziani islamisti.
L'Isis pero' continua ad avanzare in Siria e si sta avvicinando al confine con la Turchia: dopo l'offensiva che la scorsa settimana ha consentito ai jihadisti di conquistare decine di villaggi attorno la citta' di Kobane, non ancora espugnata, e che ha messo in fuga decine di migliaia di curdi in Turchia, i miliziani nelle ultime ore hanno guadagnato terreno: i miliziani sunniti sembrano aver conquistato la collina da cui i combattenti curdi li avevano attaccati nei giorni scorsi; e oggi alcuni colpi di artiglieria hanno addirittura oltrepassato il confine, distruggendo alcuni vigneti in territorio turco ma senza causare vittime.
In questo clima, in tutte le capitali occidentali rimane altissimo l'allerta terrorismo: oggi ci sono stati nuovi arresti a Londra, e nove sospettati di terrorismo sono stati fermati tra la citta' spagnola di Melilla e la vicina citta' marocchina di Nador. Il loro capo e' il fratello di un uomo che servi' l'Esercito spagnolo. L'allarme e' alto anche perche' la nascita del 'califfato', secondo il capo europeo dell'anti-terrorismo, Guilles De Kerchove, ha probabilmente amplificato le adesioni alla jihad in Europa: "Se ci credi, probabilmente ne vuoi far parte il prima possibile".
Sarebbero 3mila gli europei arruolati nelle fila dell'Isis e si teme che raid aerei in Iraq e Siria scatenino attentati per rappresaglia in Europa. Non solo: secondo De Kerchove, c'e' il rischio che gruppi terroristici 'rivali', per esempio al-Qaeda, possano compiere attentati per mantenere alto il loro profilo: "La crescita (dell'Isis) potrebbe spingere al-Qaeda a far qualcosa per mostrare che conta ancora".