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Piemonte: alle 12 affluenza del 19, 23%
Urne aperte dalle 7 alle 23 per europee e amministrative
- Bruxelles, 25 mag. - Gli elettori di ventuno Paesi dell'Unione Europea, tra cui l'Italia, hanno cominciato a recarsi alle urne per eleggere i loro rappresentanti al Parlamento europeo. Grecia, Romania e Lituania sono stati i primi Paesi ad aprire le porte dei seggi elettorali. Ma si vota anche in Austria, Germania, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Spagna, Estonia, Finlandia, Francia, Ungheria, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Slovenia, Svezia e anche Italia.
Napolitano ha votato a Roma, Renzi a Firenze
Giovedi' si sono recati alle urne i cittadini di Gran Bretagna e Olanda, mentre venerdi' gli irlandesi e i cechi; ma quest'ultimi hanno completato il voto sabato, giornata in cui si e' votato anche in Slovacchia, Lettonia e Malta. Sono quasi 400 milioni i cittadini europei che devono eleggere i membri del Parlamento europeo, tra i 16.531 candidati ai 751 seggi di tredici diversi gruppi politici. I primi risultati provvisori si conosceranno a partire dalle 23, dopo la chiusura degli ultimi seggi elettorali in Italia. La campagna elettorale si e' concentrata principalmente sulla preoccupazione per l'affermazione dei movimenti euroscettici e sulla battaglia per la presidenza della Commissione Europea, l'organo esecutivo, finora guidato dal portoghese Jose Manuel Durao Barroso. Il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, riunira' i capi di Stato e di governo dei 28 il 27 maggio, per valutare l'impatto del voto nella scelta del presidente della Commissione; e a partire da quel momento, partira' la corsa elettorale tra i Ventotto per designare i politici che occuperanno i posti piu' ambiti, quello di presidente del Consiglio Europeo e dell'Eurogruppo, l'Alto Rappresentante Ue per la politica Estera e i titolati della prossima Commissione. .
Napolitano ha votato in via Panisperna, Renzi a Firenze
Urne aperte dalle 7 alle 23 per europee e amministrative
Pensioni, Damiano: 62 anni è l'età chiave per andare in pensione
In attesa di conoscere i prossimi passi dell'esecutivo su lavoro e pensioni che riprenderanno la settimana prossima dopo il risultato delle Elezioni Europee di oggi, l'ex ministro del lavoro Cesare Damiano esprime la sua contrarietà ad una revisione dell'articolo 18 e la necessità di introdurre maggiore flessiblità per l'uscita dal mondo del lavoro.
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"Se il centrodestra pensa che la legge Delega sul lavoro sia l’occasione per cancellare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, troverà la nostra ferma opposizione. Il PD si batte per il contratto di Inserimento a tempo indeterminato a condizione che preveda tutte le tradizionali protezioni.
Se si dovesse sostituire l’attuale tutela contro il licenziamento con un semplice risarcimento monetario, non si potrebbe più parlare di contratto a tempo indeterminato. Sarebbe un contratto a termine mascherato. L’eccessiva deregolazione del mercato del lavoro è la causa prima della precarietà" ha avvertito Damiano.
Che rilancia la necessità di procedere a maggiore flessibilità per l'ingresso alla pensione già all'età dei 62 anni. "L’uscita dal lavoro verso la pensione a 67, come previsto dalla “riforma” Fornero, sta condannando alla disoccupazione i giovani. Per cambiare in meglio la situazione non dobbiamo rendere più liberi i licenziamenti, ma correggere il sistema pensionistico prevedendo un’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni" ha concluso Damiano che ricorda che "anche la Germania ha fatto dietrofront approvando una riforma della pensioni che consente l'uscita a 62 anni".
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Lavoro, Cig: ad Aprile meno 2600 euro in busta paga
Continua ad essere pesante la crisi per i lavoratori in cassa integrazione guadagni. Secondo i dati della Cgil gli oltre 500mila lavoratori in cassa integrazione a zero ore hanno perso 2.600 euro netti di reddito. Sono questi in estrema sintesi i dati che emergono dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps da parte dell’Osservatorio cig della Cgil Nazionale nel rapporto di aprile.
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"Una situazione ancora più grave perché non migliora. Il numero di lavoratori coinvolto ad aprile dello scorso anno era lo stesso, così come la perdita di reddito nei primi quattro mesi dell'anno" ha detto il segretario Cgil Susanna Camusso.
Secondo il comunicato della Cgil “un discorso a parte lo merita la vicenda del Sulcis: da settimane i lavoratori dell'Alcoa sono accampanti in tenda a Portoveseme per chiedere garanzie per il loro futuro, per lo stabilimento e per l'intero territorio attraverso un intervento diretto della presidenza del Consiglio. Molti di questi lavoratori da mesi non ricevono alcun sostegno economico e sopravvivono grazie alla solidarietà degli altri lavoratori. Una situazione di grave disagio e di sacrificio, dopo i tanti fatti in questi anni, che merita risposte e soluzioni all'altezza”. In generale “uscire dalla crisi, costruire una prospettiva positiva, non può che essere possibile mettendo al centro il lavoro, dalla sua difesa, attraverso l'urgente rifinanziamento della deroga, alla sua creazione. Il lavoro è il punto dal quale ripartire, in Italia come in Europa”.
Un circolo vizioso cui si aggiungono il ritardo nei pagamenti delle Pa nei confronti delle imprese. Un'impresa italiana su cinque (il 20% degli intervistati) è stata costretta a licenziare a causa degli effetti negativi dovuti ai ritardi nei pagamenti. È il dato che emerge dall'analisi della Cgia di Mestre, che ha elaborato dati Intrum Justitia relativi a un'indagine effettuata nei primi 3 mesi del 2014. L'Italia, mette in evidenza la Cgia, continua a essere il peggiore pagatore d'Europa. Se in media la nostra Pa paga le imprese a 165 giorni (+107 giorni rispetto la media Ue), nei rapporti commerciali tra imprese ci vogliono 94 giorni affinché il committente saldi il proprio fornitore (+47 giorni rispetto la media Ue). Anche nei rapporti tra privati (cioè cittadini/famiglie) e imprese, la situazione rimane difficile: sono necessari mediamente 75 giorni per essere definitivamente pagati (+41 della media Ue). In tutti e tre i casi appena descritti, nessun altro Paese d'Europa fa peggio di noi.