Pensioni
Pensioni, l'Inps lancia l'allarme sulle prestazioni
Il tempo medio di erogazione delle prestazioni pensionistiche potrebbe aumentare ed essere soggetto a ritardi. E' quanto emerge nel piano triennale elaborato dall'Inps che testimonia i rischi del limitato turn-over del personale impiegatizio dell'istituto. Kamsin. Nel triennio 2014-2016 sono destinati infatti ad andare in pensione 2.405 dipendenti dell'istituto determinando così un calo del 7,5% rispetto al gennaio di quest'anno. Un ulteriore taglio che si aggiunge a quello di 3.000 unità che hanno lasciato negli ultimi 24 mesi e che, con le attuali limitazioni normative, potrà essere solo parzialmente ricoperto con 500 assunzioni; per l'Inps ne servirebbero infatti altri 2.500 per garantire un servizio adeguato alla clientela.
Nel piano viene messo nero su bianco che "il peggioramento dell'indice di giacenza non incide esclusivamente sui tempi di erogazione delle prestazioni, ma genera un peggioramento su tutti i livelli di servizio e i tempi di risposta. In particolare nell'area dei contributi, il peggioramento delle giacenze è causa di rallentamenti significativi nell'accertamento e recupero dei crediti contributivi con evidenti riflessi sulle entrate dell'istituto". E' molto probabile pertanto un allungamento dei tempi di concessione delle pensioni e in ogni caso dei tempi di risposta dall'Istituto alle richieste dei cittadini. Lo scenario indica il "superamento del limite massimo di produttività pro-capite media mensile del personale"; in pratica i dipendenti dell'Inps stanno lavorando al limite delle loro capacità e, dato il progressivo aumento dell'età media ( che è destinata a passare dai 52,6 anni del 2014 ai 57,7 del 2020) l'Inps avverte che bisognerà rivedere i criteri dell'attuale turnover e potenziare l'organico, se si vogliono mantenere standard di servizio adeguati alle legittime aspettative della collettività.
Ma ad ogni modo la cura dimagrante avviata alcuni anni fa mostra riflessi positivi sul piano finanziario. Le spese di funzionamento saranno tagliate di 517,7 milioni all'anno nel prossimo triennio; nel 2014 il risparmio aggiuntivo rispetto al 2013 sarà di 180 milioni. Scende anche la spesa complessiva che viene fissata a 4,4 miliardi nel 2014, a 4,37 nel 2015 e nel 2016. "A livello territoriale - si legge nel documento - la nuova organizzazione prevede il progressivo adeguamento in funzione dell'evoluzione delle caratteristiche dell'utenza, il mantenimento di livello di presidio del territorio adeguati e l'evoluzione verso i servizi di orientamento e consulenza". Il piano, poi, cerca di ridisegnare la struttura dell'istituto eliminando gli elementi ridondanti in esito al processo di integrazione con Inpdap ed Enpals: così le funzioni di livello dirigenziale passano da 56 a 49 e le strutture passano da 71 a 64; via libera anche al taglio del 29% dei dirigenti generali.
Zedde
Sostegno al reddito, l'inps comunica le modalità di attuazione del Dm 79413/2014
Risulta fissato in euro 11.879.108,00 il limite massimo di spesa per l’erogazione della proroga del sostegno del reddito nei confronti dei lavoratori che presentino domanda per il pensionamento sulla base delle disposizioni in materia di decorrenza dei trattamenti pensionistici vigenti prima dell’entrata in vigore del decreto legge n. 78 del 31 maggio 2010, convertito con legge n. 122 del 2010 limitatamente alle mensilità residue nell’anno 2014. Kamsin E' quanto ha ricordato il messaggio inps 5408/2014, disponibile in allegato, che ha identificato i soggetti destinatari delle prestazioni a sostegno del reddito di cui al Dm 79413/2014 ed ha definito le modalità operative per procedere alla liquidazione delle prestazioni a sostegno del reddito.
I nominativi dei titolari di prestazione straordinaria, destinatari del decreto, saranno comunicati ai Referenti regionali con apposito file contenente i dati anagrafici, nonché l’importo e la durata della prestazione. Le sedi competenti dovranno procedere alla liquidazione di una nuova prestazione analoga all’assegno straordinario, escluso il rateo di tredicesima, il cui onere viene posto a carico del Fondo sociale per occupazione e formazione.
Zedde
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Pensioni, dall'Ue la richiesta di equiparare i requisiti per la pensione anticipata
La Commissione europea ha aperto una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia per la disparità, che in seguito alla riforma Fornero, si è creata a causa dei differenti requisiti contributivi necessari per aver diritto alla pensione anticipata. Kamsin Questa norma, contenuta nella legge 214/2011 art. 24 comma 10, violerebbe l'art. 157 comma l del Trattato, perché prevede il requisito contributivo, di 42 anni e 6 mesi per gli uomini e di 41 anni e 6 mesi per le donne, al fine di aver diritto alla pensione anticipata.
E' quanto ha ricordato ieri una nota diffusa da Bruxelles che chiede all'Italia un intervento rapido su questo fronte. La decisione su come operare la modifica è ora squisitamente di natura politica in quanto è possibile intervenire con due modalità: o innalzando il requisito contributivo di un anno previsto per le lavoratrici donne, portando l'asticella a 42 anni e 6 mesi per tutti, o abbassando di un anno il requisito richiesto ai lavoratori uomini (e in tal caso i requisito si attesterebbe a 41 anni e 6 mesi per tutti i lavoratori). Gli effetti però sono di segno opposto per le Casse dello stato.
Qualora infatti si decidesse per un innalzamento dell'età pensionabile delle donne, secondo le stime del Dossier Cottarelli che già a Marzo aveva contabilizzato la misura per rispondere alle richieste dell'Ue, la novità potrebbe comportare risparmi di 200 milioni di euro per il 2014, di 500 milioni di euro per il 2015 sino a raggiungere il miliardo di euro dal 2016 in poi.
Zedde
Esodati, Damiano: ecco la nostra proposta per risolvere il problema
Dalle pagine del quotidiano "l'Unità" l'onorevole Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera e firmatario di diversi progetti di legge in materia di "esodati" ha lanciato oggi un appello al governo per l'individuazione delle risorse necessarie per risolvere in modo strutturale i capitoli aperti dalla Riforma previdenziale del 2011. Kamsin "Il primo punto dal quale vogliamo partire è quello delle pensioni. Da Matteo Renzi ci divide il giudizio sulla «riforma» dell'ex ministro Fornero, ma ci unisce la comune volontà di risolvere il problema dei cosiddetti esodati, come il premier ha affermato in varie occasioni" ha detto Damiano.
"A nostro avviso quella «riforma» si conferma come una scelta sbagliata e socialmente iniqua e, con il passare del tempo, si indebolisce ulteriormente l'argomento dello stato di necessità di fronte alla straordinaria crisi che il Paese stava attraversando in quel momento. Si potevano trovare soluzioni diverse, meno traumatiche e soprattutto più graduali, che avrebbero consentito lo stesso risparmio di risorse e ci avrebbero evitato una logorante rincorsa alla ricerca di una soluzione strutturale, finora mancante, sul tema degli esodati".
Damiano ricorda anche che sul tavolo ci sono tante proposte risolutive che trovano però la bocciatura perchè troppo costose. "Secondo i calcoli dell'Inps e del ministero dell'Economia: la prima consiste nella introduzione di un criterio di flessibilità nel sistema pensionistico per consentire l'uscita dal lavoro a parti-re dai 62 anni; la seconda, nel ritorno alle «quote», naturalmente aggiornate all'innalzamento dell'età pensionabile (il governo Prodi era arrivato a quota 97, vale a dire 35 anni di contributi e 62 anni di età; si potrebbe ipotizzare, nell'attuale situazione, di alzare l'asticella a quota 100).
Se le soluzioni strutturali adesso non si possono percorrere, il tema si riproporrà nella legge di Stabilità di fine anno, che è lo strumento più idoneo per operazioni di più largo respiro. Nell'immediato, se non vogliamo disattendere le richieste che arrivano dai lavoratori che aspettano di poter andare in pensione, dobbiamo continuare sulla strada delle «salvaguardie» che sono state, in successione, ben cinque dal 2012 ad oggi. In questo modo si sono tutelati oltre 162.000 lavoratori con uno stanziamento di risorse superiore a 11 miliardi di euro. Nonostante questo sforzo del Parlamento, molta strada rimane ancora da fare per mettere in sicurezza altri lavoratori rimasti senza alcun reddito perché non hanno più il lavoro, non godono di ammortizzatori sociali e debbono aspettare anche cinque o sei anni per avere una pensione. Questa situazione sta alimentando disperazione e tensione sociale e sta allargando l'area della nuova povertà. Andare in pensione a 67 anni é anche una delle cause dell'aumento della disoccupazione giovanile.
Bisogna che il governo intervenga, anche perché alla fine di questo mese andrà in aula a Montecitorio la proposta di legge approvata unitariamente dalla Commissione lavoro della Camera che intende, appunto, risolvere il problema degli «esodati». Se non si individuano in questi giorni le soluzioni possibili, con le relative coperture finanziarie, corriamo il rischio di fare un buco nell'acqua. Ci vuole un atto di volontà politica da parte del governo e del presidente del Consiglio, perché non è più sufficiente barricarsi dietro il comodo paravento delle risorse. Non siamo così ingenui da non sapere che la coperta è sempre corta, soprattutto di questi tempi, ma bisogna porre fine al balletto di cifre sul numero dei lavoratori ancora da tutelare e sulle risorse necessarie per raggiungere questo obiettivo.
In molti casi ci troviamo di fronte a calcoli incomprensibili e fluttuanti che, se si fermano soltanto alla fredda ed opinabile analisi ragionieristica e non vengono accompagnati da un esplicito impegno del governo, non consentiranno mai di risolvere il problema". Kamsin Damiano torna a parlare poi della possibilità di recuperare le risorse non utilizzate per la seconda salvaguardia: "partiamo intanto dalle risorse accantonate dalle «salvaguardie», ben 11 miliardi, e verifichiamo se parte di queste non verrà spesa a causa di numeri sovrastimati. Ad esempio, la seconda «salvaguardia» di 55.000 lavoratori fin qui ha certificato che andranno in pensione meno di 20.000 persone: una bella differenza che, se rimane per sempre, porterebbe ad un risparmio di oltre due miliardi di euro da reimpiegare per tutelare altri lavoratori. Ad una condizione: che non si neghi il diritto alla pensione neanche ad una persona attualmente «salvaguardata».
Qui entrano nuovamente in ballo i dati ed il ruolo dell'Inps diventa fondamentale. Gli accordi di mobilità oggetto di tutela sono quelli siglati presso i ministeri ante 2012: ci sono tutte le condizioni perché l'Inps, dopo quasi tre anni, faccia un consuntivo numerico definitivo. Se da questa verifica risultasse che si risparmiano risorse e se a queste ne aggiungessimo poche altre, si potrebbero fare molti altri interventi positivi".
L'Ex ministro conclude suggerendo alcuni esempi: "la maturazione della decorrenza del trattamento pensionistico, per ottenere la salvaguardia, è fissata al 6 gennaio 2015. Se ci fosse lo spostamento di questa data almeno di un anno, al 6 gennaio del 2016, si amplierebbe la platea dei beneficiari e si darebbe tranquillità ai lavoratori interessati. Ci sono i problemi irrisolti dei lavoratori licenziati che avevano un contratto a termine e quelli dei macchinisti delle ferrovie; ci sono le penalizzazioni per chi va in pensione di anzianità e l'opzione donna. L'elenco delle palesi ingiustizie potrebbe continuare, ma abbiamo voluto solo fare degli esempi perché non spetta a noi indicare le priorità. Il problema ormai è posto nuovamente e con tutta evidenza agli occhi del Paese: ci aspettiamo una presa di posizione del presidente del Consiglio e del governo, un'assunzione di responsabilità politica e di sensibilità, che il ministro Poletti sta dimostrando, che faccia compiere un passo in avanti significativo a questa drammatica questione sociale".
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Pensioni, in bilico la proroga dell'opzione donna
Ci sarà una maggiore gradualità nell'abrogazione del trattenimento in servizio per i magistrati. Su richiesta del Quirinale il governo avrebbe infatti deciso di ammorbidire la stretta sui giudici contenuta nel decreto legge sulla Pubblica amministrazione. Kamsin Una misura che fino ad oggi ha permesso ai magistrati di rimanere al lavoro sino a 75 anni e che invece l'articolo 1 del decreto legge licenziato da Renzi lo scorso 13 Giugno di fatto abolisce. Il decreto del governo, nella sua bozza diffusa dopo il 13 Giugno, prevedeva comunque un periodo transitorio piu' lungo in favore dei giudici con incarichi direttivi sino al 31 dicembre 2015.
Dopo le osservazioni del Colle il governo avrebbe deciso due modifiche. Da un lato infatti interviene con l'allungamento fino a tutto il 2016 del periodo transitorio; dall'altro estende anche ai giudici che non ricoprono incarichi direttivi la finestra del 2016 entro cui potranno rimanere comunque sul posto di lavoro. Ma oltre alla norma sui magistrati, dal testo definitivo che arriverà in gazzetta oggi, o al massimo domani, sono confermate tutte le altre indicazioni contenute nelle bozze. Come le nuove regole sulla mobilità obbligatoria, con la possibilità di trasferire i dipendenti fino ad una distanza di 50 chilometri, e su quella volontaria che non avrà più bisogno del preventivo assenso dell'amministrazione di provenienza. Il ricambio generazionale verrà attuato soprattutto con l'abolizione del trattenimento in servizio di due anni per gli statali e con l'introduzione del pensionamento automatico per chi ha maturato i 42 anni e 6 mesi di contributi.
Ancora in dubbio invece l'estensione dell'opzione donna. La novità infatti non sarà contenuta nel decreto legge ma, eventualmente, nel disegno di legge sulla Pubblica Amministrazione che il governo presenterà alle Camere la prossima settimana. Dunque si dovrà attendere ancora qualche giorno prima di conoscere se la misura è stata definitivamente cassata dall'esecutivo rispetto alla bozza discussa Venerdì scorso in Cdm. Nel provvedimento dovrebbe comunque trovare spazio il part-time a 5 anni dalla pensione per i dipendenti pubblici
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Esodati, slitta al 30 giugno la discussione del progetto di legge Damiano
Slitta al 30 Giugno la discussione in Aula alla Camera della proposta di legge in favore dei lavoratori esodati (pdl 224). Le forze politiche hanno convenuto nella necessità di individuare una data compromesso per consentire al governo di individuare le coperture finanziarie necessarie; una dilazione che potrebbe essere un segnale positivo per un rapido via libera al testo del disegno di legge. Kamsin La data è stata fissata dalla presidente della Camera Laura Boldrini dopo una tesa riunione della Conferenza dei capigruppo a cui per il governo ha partecipato il ministro Maria Elena Boschi.
Il testo della proposta di legge sarà tuttavia probabilmente ridimensionato rispetto alla versione uscita dal Comitato Ristretto lo scorso Marzo. E' quanto ha fatto intendere il Presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano: «La proposta unitaria della Commissione Lavoro - precisa il presidente Cesare Damiano, Pd- è stata valutata dall'Inps con un costo di 47 miliardi, una cifra a mio parere spropositata che ancora una volta considera le platee potenziali e non quelle reali. In ogni caso per trovare una soluzione strutturale occorrerà aspettare la legge di stabilità. Adesso è necessario che si trovi una soluzione ponte, ad esempio valutare quali sono i risparmi delle salvaguardie che vanno utilizzati per tutelare nuovi lavoratori. Sarebbe opportuno che il presidente del Consiglio, che aveva promesso una soluzione, affronti la situazione»
Ad ogni modo questa settimana il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti avrà la possibilità di definire in maniera più precisa la platea delle persone coinvolte, le risorse necessarie, e dovrà soprattutto individuare le coperture economiche. Una soluzione ponte potrebbe essere l'allentamento dei paletti riguardanti il termine di decorrenza della prestazione pensionistica, attualmente fissato al 6 gennaio 2015.
Nei giorni scorsi Cesare Damiano ha anche avanzato l'idea di utilizzare i denari stanziati per la seconda salvaguardia e non ancora non spesi; secondo l'ex ministro del lavoro infatti nella salvaguardia della legge 135/2012 sarebbero stati tutelati solo 20 mila soggetti contro i 55mila potenziali, un risparmio di circa 2 miliardi di euro rispetto al budget stanziato. Un'ipotesi allarmante smentita però dall'Inps che ha ricordato che i dati della seconda salvaguardia non possono dirsi completi e definitivi.
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