Sergey
Mi occupo di diritto della previdenza e del lavoro. Mi sono laureato nel 1976 in Giurisprudenza alla Cattolica. Dal 1985 lavoro all'Inps.
Decreto casa, sì all'introduzione della sanatoria per gli affitti in nero
Sabato, 10 Maggio 2014Saltano per il momento gli sconti Irpef per gli inquilini a basso reddito che spendono per l'affitto 14 per cento dei propri redditi. Ma ci sarà una sanatoria per gli affitti in nero.
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Nell'esame degli emendamenti al decreto Casa 2014 si è stabilito l'allungamento fino al 31 dicembre 2015 della sanatoria sui mini canoni degli inquilini che hanno denunciato gli affitti in nero e hanno tenuto il pagamento di un canone ridotto del 80 per cento grazie alla norma abrogata la Consulta con la sentenza 50/2014.
Il decreto è arrivato all'aula di Palazzo Madama dove il voto è in programma martedì prossimo. Alcune novità arrivano sul fronte Imu dove viene prevista un'estensione dei benefici per gli anziani lungodegenti. Per tali soggetti scatterà in automatico l'assimilazione all'abitazione principale che prima invece era lasciata alla discrezionalità del Comune, con la conseguenza quindi che, le abitazioni principali degli anziani ricoverati in strutture per la lungodegenza saranno esenti dall'Imu indipendentemente dalle decisioni dei Comuni.
Viene confermata poi l'Imu al 4 per mille per gli immobili concessi in affitto a canone concordato con un agevolazione che al momento si ferma al 2014 che resta soggetta alle decisioni dei Comuni i quali possono alzare o ridurre del 3 per mille l'aliquota di base.
Cig in Deroga, Poletti ammette anche i dipendenti degli studi professionali
Domenica, 05 Aprile 2015Il Consiglio di Stato ha ritenuto «convincenti» le argomentazioni di Confprofessioni soprattutto «per i profili relativi alla eventuale discriminazione operata nei confronti della categoria dei liberi professionisti e del personale che lavora presso di loro, tenuto conto dei vincoli comunitari in materia di definizione di impresa».
Kamsin Il ministero del Lavoro ha riammesso ufficialmente i dipendenti degli studi professionali alla Cassa integrazione in deroga, strumento da cui erano stati esclusi con il decreto interministeriale del 1° agosto 2014. La decisione fa seguito all'ordinanza dell'u marzo scorso con cui il Consiglio di Stato ha accolto ricorso cautelare proposto da Confprofessioni nei confronti del Tar del Lazio, a cui l' associazione si era rivolta in precedenza con un'istanza di sospensiva del provvedimento.
Ne ha dato notizia lo stesso Dicastero di Via Veneto con una nota della Direzione generale degli ammortizzatori sociali. Nel documento il Ministero del lavoro ha infatti chiesto a regioni e Inps «di dare puntuale esecuzione a quanto disposto dal Consiglio di stato, consentendo l'accesso al trattamento di Cig in deroga» agli studi professionali.
La vicenda. La questione risale al nuovo regolamento su Cig e mobilità in deroga (decreto prot. n. 83473 del 1° agosto 2014) in cui è stato scritto che chiaramente che Cig e mobilità spettano esclusivamente «alle imprese» e non agli studi professionali.
La partita sembrava ormai chiusa a seguito della sentenza del Tar Lazio n. 6365 del 2014, che ha respinto l'istanza cautelare proposta da Confprofessioni contro il ministero del lavoro ai fini della sospensione del provvedimento. E invece si è riaperta a seguito di un secondo appello, sempre di Confprofessioni al Consiglio di stato, e con i giudici di palazzo Spada che emettono l'ordinanza n. 1108/2015 in cui ritengono «convincenti» le tesi di Confprofessioni sul pericolo di discriminazione dei professionisti rispetto alle imprese.
La decisione dei giudici amministrativi di secondo grado, pur non chiudendo definitivamente la controversia - per la quale si tratterà di attendere la decisione, stavolta sul merito della questione, da parte del Tar e un eventuale nuovo ricorso al Consiglio di Stato - chiude, per il momento, l'annosa questione per i professionisti. Che, pertanto, possono chiedere e ottenere gli interventi di cassa integrazione guadagni con riferimento a situazioni di crisi occupazionali per i propri dipendenti.
«Per noi si è trattato di una battaglia sacrosanta contro un atto discriminatorio nei confronti dei professionisti e i loro dipendenti di studio, così come riconosciuto anche dal Consiglio di stato.», spiega il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. «A questo punto, tocca alle regioni recepire l'ordinanza del Consiglio di stato, così come richiesto dal ministero del lavoro e disporre le risorse finanziarie ancora disponibili per concedere la completa erogazione dei trattamenti» aggiunge il presidente di Confprofessioni, sottolineando che «alcune regioni, come Marche, Lombardia e Veneto, si sono già attivate per consentire ai professionisti l'accesso alla Cig in deroga. Adesso attendiamo fiduciosi la sentenza di merito del Tar Lazio, auspicando che si possa mettere la parola fine a questa vicenda».
seguifb
Zedde
Pensioni, per la Cgil serve maggiore flessibilità in uscita
Giovedì, 08 Maggio 2014La Camusso chiede con urgenza a Cisl e Uil di aprire una vertenza per assicurare una pensione ai giovani, rivalutare quelle attuali e introdurre un’uscita flessibile.
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Da Rimini, aprendo il XVII Congresso della Cgil, Susanna Camusso attacca Renzi e lo accusa di attuare "una logica dell’autosufficienza della politica" che "sta determinando una torsione democratica verso la governabilità a scapito della partecipazione". C'è una forte "insofferenza verso la concertazione — spiega la Camusso — e la mancanza di equilibrio dei poteri nella nuova legge elettorale e nella riforma costituzionale".
La segretaria boccia poi il decreto Lavoro: "Aumenta la precarietà, mentre noi vorremmo discutere di stabilità. Si faccia davvero un contratto unico a tutele crescenti, si semplifichino tutte le altre forme, lasciandone in piedi 3: contratto a termine causale, somministrazione, apprendistato. E un lavoro autonomo autentico, di cui vanno definiti i diritti universali, a partire dalla maternità". E lancia però la sua proposta al governo Renzi: un programma di quattro punti "come i lati del quadrato rosso Cgil". Prima di tutto la Cgil chiede l'unificazione della cassa ordinaria e straordinaria, per estenderle a tutti i settori e dimensioni di impresa. "Va superata la cassa in deroga, ma utilizzando l’intervento pubblico per i contributi figurativi e un’indennità di disoccupazione che copra anche gli atipici" ha detto il leader Camusso.
L’altro lato del quadrato è quello delle pensioni: Susanna Camusso chiede "a Cisl e Uil di aprire una vertenza per assicurare una pensione ai giovani, rivalutare quelle attuali e introdurre un’uscita flessibile". Nessun dettaglio ulteriore, ma forse è utile ricordare che la Cgil in passato si era espressa a favore dell’ipotesi emersa durante l’ultimo governo Prodi, quando si parlava di garantire ai lavoratori almeno il 60% della retribuzione media percepita. Gli attuali coefficienti assicurano molto meno, pensioni praticamente da fame per i giovani.
Il terzo punto riguarda il fisco. La Cgil torna a proporre la patrimoniale, ovvero una tassazione dei ricchi; chiede che la restituzione avviata con gli 80 euro sia estesa a pensionati e incapienti; sostiene il ripristino del reato di falso in bilancio, l'unificazione delle banche dati e l'abbassamento della soglia di tracciabilità del contante a 300 euro.
Infine, il quarto lato del quadrato rosso è contro lo sfruttamento del lavoro precario. Maggiore tutela di chi lavora in appalto, cancellando l’articolo 8. Completare la legislazione contro il caporalato. Riordinare il mondo delle cooperative: un attacco frontale inedito nella storia della Cgil. "Ci indigniamo — dice Camusso — quando si usano appalti alla qualunque, si disdettano gli accordi come una qualsiasi multinazionale, se la presenza del ’socio’ lavoratore è solo un pretesto per non applicare i contratti. Si pubblichino i regolamenti, si applichino i contratti".
Contratti a termine, per la ricerca no al vincolo dei 36 mesi
Mercoledì, 07 Maggio 2014Ha retto l'accordo di maggioranza e la Commissione Lavoro del Senato per accogliere le richieste di modifica al testo del disegno di legge di conversione al Decreto Lavoro uscito dalla Camera. Sottosegretario Luigi Bobba, dopo l'intesa siglata tra Pd, Ncd e Sc.
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Sanzione monetaria e non più l'obbligo di assunzione del lavoratore per le aziende che superano il tetto del 20% dei contratti a termine. Lo prevede un emendamento del governo al decreto Lavoro approvato in Commissione al Senato e che è approdato ieri in Aula. La proposta di modifica fa parte degli otto emendamenti frutto dell'accordo tra Pd, Nuovo centrodestra e Scelta civica.
Salta quindi l'obbligo di stabilizzazione per le aziende che sforano il tetto del 20% di utilizzo dei contratti a termine, e si pagherà una sanzione pecuniaria che oscilla dal 20% al 50% della retribuzione del lavoratore. Il nuovo limite del 20% non interesserà inoltre i contratti a tempo stipulati tra enti di ricerca sia pubblici che privati e «lavoratori chiamati a svolgere in via esclusiva attività di ricerca scientifica o tecnologica, di assistenza tecnica o di coordinamento e direzione della stessa». Si precisa anche che i rapporti a termine che abbiano ad oggetto «in via esclusiva» lo svolgimento di attività di ricerca scientifica possono superare i 36 mesi massimi facendo in modo di legare la durata del contratto a quella del progetto di ricerca a cui si riferisce.
Il testo che ora dovrà essere approvato dall'Aula del Senato conferma il ripristino dell'apprendistato, anche a tempo determinato, per lo svolgimento delle attività stagionali, reintroduce la quota obbligatoria di stabilizzazione di apprendisti, pari al 20%, ma solo per le aziende con oltre 50 dipendenti; ed attribuisce un ruolo sussidiario delle imprese nella formazione. Approvato anche un emendamento del M5S che dedica una particolare attenzione per gli istituti professionali per favorire il percorso di inserimento nel lavoro nell'ambito del sistema duale (di alternanza scuola-lavoro).