Quota 100, Ecco i nodi da sciogliere del programma Lega-M5S
Il nuovo esecutivo dovrà chiarire, tra l'altro, come raccordare la nuova flessibilità in uscita con l'ape sociale e l'ape volontario.
Già nei giorni scorsi il neo ministro del Lavoro, Luigi di Maio, aveva indicato che il tema della revisione della Fornero con l'introduzione della quota 100 e del pensionamento con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica saranno tra i primi capitoli, assieme al reddito di cittadinanza, sul tavolo di Palazzo Chigi. Dunque l'attesa è alta anche se restano molti nodi da sciogliere.
La prima questione riguarda la quota 100: Conte dovrà indicare quale sarà il mix tra anzianità contributiva ed anagrafica necessaria (si parla di un minimo di 64 anni e 36 di contributi ma per il momento è solo un'ipotesi assieme ad altre combinazioni possibili) e se i lavoratori dovranno o meno accettare una penalità sull'assegno (5 miliardi appaiono pochi per sostenere l'intero pacchetto sulla flessibilità in uscita a meno che non si vada in deficit). C'è poi la questione della proroga dell'opzione donna oltre il 2015, altro tema all'interno del programma di Governo; qui si tratta di comprendere quali saranno le coorti delle lavoratrici incluse nella proroga. Resta incerto, inoltre, se ci sarà spazio per una nona salvaguardia pensionistica.
Pronto, invece, il taglio dei vitalizi degli ex-parlamentari per i quali sarebbe già stata incardinata una delibera presso gli uffici di presidenza di Camera e Senato ora "controllati" dalla nuova maggioranza. C'è poi il delicato capitolo dell'innalzamento progressivo dell'età pensionabile, che come noto dal prossimo anno schizzerà a 67 anni di età per effetto dell'aumento di 5 mesi già comunicato dall'Istat e dal Ministero del Lavoro a dicembre. Il programma di Governo non dice nulla al riguardo, dunque il rischio è che venga confermato l'attuale sistema.
Il raccordo con la flessibilità del 2017
Il programma di Governo apre poi una serie di questioni non secondarie. Come gestire il periodo di transizione verso la quota 100 o la quota 41 rispetto agli attuali strumenti di flessibilità introdotti dal 2017 dal Governo Renzi (ape sociale e ape volontario). A seconda infatti di come sarà calibrato l'intervento il destino di questi strumenti potrebbe cambiare sensibilmente.
A preoccupare maggiormente sono le categorie destinatarie dell'ape sociale che attualmente possono contare su un "pensionamento" gratuito con 63 anni e 30 o 36 anni di contributi. Quindi con una "quota" oscillante tra 93 e 99 a seconda dei casi. Se lo strumento, pur con tutte le sue difficoltà applicative, venisse abrogato tout court dalla quota 100 paradossalmente queste coorti risulterebbero danneggiate rispetto alla normativa vigente dovendo maturare un requisito per il pensionamento superiore. Stessi problemi per l'Ape volontario che se venisse abolito chiuderebbe l'anticipo della pensione tramite il prestito bancario per i lavoratori con 63 anni e 20 di contributi. La nuova flessibilità in uscita dovrà, quindi, predisporre delle misure per salvaguardare i risultati già portati a casa con l'accordo del settembre 2016 con la parte sindacale. E si dovrà decidere in fretta dato che l'ape sociale scade il prossimo 31 dicembre 2018.