Pensioni

Pensioni

Cgil Cisl e Uil bocciano la proposta di innalzare la pensione anticipata per le donne prevista nel dossier Cottarelli presentato la settimana scorsa al governo. 

I sindacati si dicono fortemente contrari alla proposta contenuta nel dossier Cottarelli che prevede tra l'altro l'allineamento dei requisiti per l'accesso alla pensione anticipata delle donne a quelli previsti per i uomini. La manovra comporterebbe quindi l'innalzamento di un anno, a 41 anni e 6 mesi a 42 anni e 6 mesi dei contributi necessari ad accedere al trattamento anticipato indipendentemente dall'età anagrafica. 

Secco il giudizio della Uil che reputa la proposta di Cottarelli "fuori dalla realtà". È un'idea" bislacca" secondo la Uil perché non tiene conto delle penalizzazioni già subite dalle lavoratrici negli ultimi anni: "se si vogliono equiparare i requisiti il governo abbassi a 41 anni i contributi per tutti i lavoratori" ha detto il segretario Angeletti.  "Non ci sembra giusto penalizzare lavoratrici che già hanno visto ridursi le possibilità di optare per il regime contributivo da un lato e innalzarsi requisiti per la pensione di vecchiaia dall'altro."

Dura anche la Cgil che in un comunicato chiede al governo di non spaventare i lavoratori e di prendere una posizione chiara su cosa vuole fare sulle pensioni: "bisogna aiutare tutti coloro che sono rimasti intrappolati nelle maglie della riforma Fornero e che cercano maggiore flessibilità. Altro che innalzare la pensione anticipata". 

Per la Cisl invece contano le parole di Matteo Renzi che ha smentito Cottarelli. "Chiediamo piuttosto che si trovi una soluzione sugli esodati e sugli altri capitoli aperti."
Proprio la settimana scorsa il ministro Poletti aveva precisato su questo fronte che il governo è al lavoro per trovare una soluzione finale e definitiva sul caso esodati. Il ministro ha ribadito che fino a fine anno le coperture finanziarie ci sono e c'è la volontà del nuovo esecutivo di affrontare il problema nella sua integralità. "Non vogliamo trovare le risorse per 5mila persone ma per trovare una misura complessiva che perimetri il problema e trovi una soluzione".

I lavoratori possono chiedere all'Inps di versare i contributi per i periodi in cui hanno avuto retribuzioni o indennità di disponibilità inferiori al minimo necessario per l'accredito ai fini della pensione.

Gli interessati devono presentare la domanda entro il 31 luglio dell'anno seguente a quello di riferimento (ad esempio il 31 luglio 2014 per le richieste dei periodi relativi al 2013); per gli anni dal 2003 al 2012 i lavoratori dovranno presentare la domanda entro il prossimo 20 settembre. E' quanto ha spiegato l'istituto nazionale di previdenza nella circolare n. 33 del 20 Marzo 2014.

Dopo 9 anni dalla Riforma Biagi viene pertanto resa operativa la misura che consente loro di avvalersi dell’art. 36, comma 7, del D.Lgs. n. 276/2003 per integrare la contribuzione obbligatoria versata in loro favore. In pratica la contribuzione volontaria può essere richiesta dai lavoratori intermittenti che, nei periodi coperti da contributi obbligatori, abbiano percepito una retribuzione e/o un'indennità di disponibilità inferiore al valore della retribuzione convenzionale (fissata in euro 10.418,20 per il 2014).

Il lavoratore ha in questo modo la possibilità di versare una contribuzione il cui importo è calcolato sulla differenza fra retribuzione convenzionale e valore degli emolumenti percepiti, fino a concorrenza del parametro minimo. Per l'autorizzazione l'Inps non richiede requisiti contributivi.

I termini per la domanda. L'Inps ha stabilito che l'autorizzazione può essere richiesta ogni anno, a pena di decadenza, entro il 31 luglio dell'anno successivo a quello in cui si collocano i periodi per i quali è possibile il versamento. L'autorizzazione va richiesta tramite i consueti canali messi a disposizione dall'Inps: via telematica; mediante comunicazione telefonica al Contact center multicanale, identificandosi tramite Pin e codice fiscale; oppure attraverso la rete dei Patronati abilitati.

L'Inps specifica che nella domanda devono essere indicati i periodi di lavoro per i quali si intende effettuare il versamento integrativo. Le richieste per la copertura dei periodi di lavoro intermittente e di disponibilità relativi agli anni per i quali sia già decorso il termine, vanno presentate entro sei mesi dalla data di pubblicazione della circolare, a pena di decadenza. Dunque entro il 31 luglio prossimo si presenta la domanda per l'anno 2013 ed entro il 20 settembre quella relativa agli anni dal 2003 al 2012.

Il premier Matteo Renzi frena sulla possibilità di tagliare le spese previdenziali. "Quella di Cottarelli è solo una proposta".

I pensionati italiani sperano che le misure indicate dal commissario per la spending review Carlo Cottarelli non siano effettivamente messe in pratica dall'esecutivo Renzi. Se così fosse per i pensionati sarebbe l'ennesimo bagno di sangue dopo una lunga serie di interventi che hanno penalizzato fortemente il potere d'acquisto delle pensioni.

Ad assicurare in parte i lavoratori è l'affermazione di ieri di Matteo Renzi che, in un'intervista rilasciata al Messaggero, ha affermato che "non sia giusto chiedere un contributo a chi prende 2mila euro al mese di pensione". Secondo Renzi resta aperta la possibilità comunque di un intervento sui pensionati d'oro che potranno essere chiamati in futuro a dare un aiuto.

La preoccupazione tra i pensionati è salita dopo le dichiarazioni effettuate la settimana scorsa dal commissario straordinario alla Spending Review, Carlo Cottarelli.
Tra le proposte più controverse indicate nel dossier figura lo stop al recupero dell'inflazione per due anni. Secondo le tabelle presentate a Palazzo Chigi dal 2015 potrebbe scattare la deindicizzazione delle pensioni con un risparmio stimato in 600 milioni di euro per il 2015 per passare a 1,5 miliardi nel 2016. 
Una misura che secondo la Cgil è a doppio taglio perché, se è vero che in un momento di bassa inflazione, la perdita di potere d'acquisto è limitata, nel momento in cui l'inflazione dovesse ripartire il danno per i pensionati potrebbe rivelarsi una vera e propria catastrofe soprattutto per coloro che possono contare solo su redditi da pensione.

Ma il grosso dei risparmi sul capitolo della spesa previdenziale potrebbe arrivare dal contributo temporaneo sulle pensioni più elevate. Una minaccia che potrebbe materializzarsi, dopo le precisazioni del premier Matteo Renzi, solo per quelle superiori almeno a 3mila euro al mese. Ma comunque non nell'immediato.

Nel calderone finiscono anche le pensioni di guerra che oggi pesano sul bilancio per oltre 1,5 miliardi di euro. Si tratta di trattamenti erogati, considerata l'età dei combattenti, solo ai superstiti delle vittime della seconda guerra mondiale. Dalla loro revisione il commissario Cottarelli punta ad incassare 200 milioni nel 2014 e 300 milioni all'anno per i due anni successivi.

Nella stretta potrebbero essere incluse anche le pensioni di reversibilità cioè quelle che vengono erogate al coniuge che resta in vita dopo la morte dell'altro. Secondo il dossier Cottarelli la misura dovrebbe prendere in considerazione solamente i nuovi flussi, cioè le pensioni di reversibilità che vengono richieste a partire dal 2015. La novità prevede una riduzione della percentuale della pensione del defunto riconosciuta sopravvissuto e non quindi una cancellazione dell'istituto tout court. La diminuzione dell'aliquota di conversione verrebbe legata alla fascia di reddito del beneficiario dell'assegno. Il risparmio per le casse dello Stato sarebbe di 100 milioni di euro a partire dal 2016 in poi.

La sfida per l'esecutivo sarà comunque molto dura perché il sistema previdenziale è quello che ha maggiormente subito in questi ultimi anni tagli e sforbiciate e dove le grandi economie si sono già realizzate. Le gravi conseguenze dal punto di vista della sostenibilità sociale dovrebbero portare l'esecutivo a rivedere il piano o a concentrare i tagli solo su alcuni capitoli.

La sezione penale della Corte di Cassazione nella sentenza 12541 del 2014 ha affermato che il sequestro preventivo funzionale alla successiva confisca per reati commessi contro la pubblica amministrazione può essere consentito solo nei limiti del quinto dell'importo della pensione. 

La questione era nata dal sequestro preventivo disposto nei confronti di un pensionato titolare di pensione di invalidità ed indennità di accompagnamento pari alla somma ritenuta indebitamente erogata nella sua totalità. I giudici della Suprema Corte hanno stabilito che il sequestro preventivo funzionale alla successiva confisca per equivalente del controvalore di entità monetarie costituenti il prezzo o il profitto di reati commessi dal pubblico dipendente in pregiudizio della Pubblica Amministrazione di appartenenza è consentito esclusivamente dei limiti del quinto. 

I giudici osservano anche che il DPR 180/1950 nel prevedere l'insequestrabilita', l'impignorabilita' e l'incedibilita' degli stipendi dei pubblici dipendenti, ha esteso tali misure anche nei confronti dei titolari di reddito da pensione. I giudici hanno pertanto annullato il provvedimento di sequestro limitatamente ai quattro quinti sugli importi maturati dalla data del sequestro e sui ratei maturandi delle pensioni.

Conti avvisa: “Non contate sui tagli agli invalidi. I risparmi sarebbero irrisori ma ci sarebbero forti conseguenze sociali”.

L'lnps avverte il governo Renzi che da una revisione della spesa sulle indennità di invalidità non ci saranno risparmi consistenti ma serie conseguenze politiche e sociali. Dalla revisione della spesa previdenziale e assistenziale l’esecutivo Renzi conta invece di ottenere 3,8 miliardi in tre anni.

Ma l’Inps boccia almeno il fronte dei tagli all’assistenza. Nel comunicato di Vittorio Conti, Commissario Straordinario dell’Istituto previdenziale, si legge che sui falsi invalidi, infatti, negli ultimi cinque anni sono stati realizzati «tutti i possibili controlli straordinari». Non è possibile quindi individuare da questo fronte ulteriori risparmi consistenti anche se l’Inps continuerà a fare il suo compito.

Molto critica anche la possibilità, ventilata dal Commissario alla speding review, Carlo Cottarelli, di legare la percezione dell'assegno di accompagnamento al livello del reddito: “se da un lato la misura potrebbe avere un valore di equità, dal punto di vista dei risparmi, per ottenere effetti economici significativi, si dovrebbe cancellare dagli aventi diritto tutti i redditi superiori ai 30 mila euro annui. E valutato il basso livello dei servizi offerti alle famiglie con disabili la scelta politica sarebbe difficile e socialmente non sostenibile” ha affermato Conti.

Il Commissario straordinario Vittorio Conti avverte: Altri tagli all'Inps incideranno sui livelli di servizio per la cittadinanza.

Il commissario straordinario dell'Inps, Vittorio Conti, in audizione alla commissione bicamerale di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di provvidenza ha fatto presente che a giugno si comple­terà la nascita della super-Inps, l'ente nato dalla fusione di Inps ed Inpdap avviata all'indomani dell'approvazione del decreto legge 201/2011. Ed entro marzo l'ente previdenziale chiuderà il piano industriale 2014-2016: "Stiamo rifocalizzando, dal mese prossi­mo sarà avviata la vera e propria integra­zione che pensiamo di concludere entro fine giugno" ha precisato il Commissario.

Vittorio Conti ha sottolineato la straordinaria forza dell'Inps nel tenere fede al proprio ruolo pur in ottemperanza «stretta e rigorosa» delle spese di funzio­namento e del blocco del turnover. Tuttavia il Commissario avverte: altri tagli porterebbero "l'istituto a una situazione limite nella quale non sarebbe più possibile sfruttare ulteriori margini senza incidere sui livelli di servizio per la cittadinanza".

Nel documento consegnato da Conti si legge che "la riduzione del­le spese di funzionamento pari a 515,7 mi­lioni da riversare annualmente in entrata al bilancio annuale dello Stato, unita alle norme che prevedono una riduzione del 20% degli uffici dirigenziali e del 10% della spesa complessiva relativa al numero in organico di personale non dirigenzia­le, portano per il prossimo triennio a uno scenario nel quale si è sostanzialmente raggiunto il limite massimo di produttività pro capite media mensi­le del personale".

Conti quindi avvisa le forze politiche e il governo a non ridurre ulteriormente il bilancio dell'Inps: sussiste "una oggettiva difficoltà a tendere al mantenimento della qua­lità dei servizi erogati ai cittadini, connessa so­prattutto all' aumento delle giacenze e al pro­lungamento dei tempi di risposta". Per Conti "non è possibile garantire efficienza se non si dispone di un turnover funzionale a una struttura di queste dimensioni. All'ente deve essere garantito un flusso di ingresso di nuove risorse umane, perché, non c'è rivoluzione informatica che possa sostituire quella del personale".

Il Commissario Conti stima il fabbisogno di personale dell'Inps in circa 2.500 unità, cui l'inserimento dei primi 500, in base all'attuale quadro normativo e alle pre­visione di uscita del personale, potrebbe dare una parziale copertura. Chiaro il riferimento alle voci di una spending review che darebbero un ulteriore riduzione del personale Inps ed Ex-Inpdap. Conti ricorda comunque come l'organizzazione dell'ente sia in cima alle sue attenzioni: "in materia di organizzazione il primo obiettivo sarà completare l'integrazione degli enti sop­pressi, iniziato a gennaio 2012. Andremo a razionalizzare per evitare ridondanze, vuoti di competenza e privilegi" ha concluso il Commissario.

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati