Sergey
Mi occupo di diritto della previdenza e del lavoro. Mi sono laureato nel 1976 in Giurisprudenza alla Cattolica. Dal 1985 lavoro all'Inps.
Pensioni, così la distinzione tra comparto pubblico e settore privato
Sabato, 06 Settembre 2014Una Circolare dell'Inps del 2004 chiarisce i confini tra comparto pubblico e settore privato. A quest'ultimo appartengono i dipendenti delle aziende di stato ormai privatizzate come Poste Italiane e Ferrovie dello Stato.
Kamsin Bisogna risalire alla Circolare Inps 149/2004 per trovare alcuni punti fermi per distinguere i lavoratori del comparto pubblico da quello privato. Una distinzione molto importante (ma complessa da sbrogliare) in passato, soprattutto per le lavoratrici, perchè garantiva al settore privato l'ingresso alla pensione di vecchiaia con diversi anni di anticipo rispetto al comparto pubblico.
La tematica è ancora oggi attuale dato che le lavoratrici del settore privato accedono alla pensione di vecchiaia con 63 anni e 9 mesi mentre le colleghe del comparto pubblico vanno in pensione non prima dei 66 anni e 3 mesi. Una differenza però che nei prossimi anni è destinata a scomparire. Con la Riforma Fornero dal 2018, infatti, i requisiti anagrafici di accesso alla pensione di vecchiaia saranno pienamente armonizzati. Come dire che la distinzione tra settore privato e pubblico sarà ormai un vecchio ricordo, almeno sotto il profilo della maturazione del diritto previdenziale: per tutte saranno necessari 66 anni e 7 mesi di età.
La distinzione tra comparto privato e pubblico rileva anche per l'applicazione del beneficio della pensione anticipata in deroga a 64 anni (articolo 24, comma 15-bis del Dl 201/2011) dato che questo è attivabile solo dai lavoratori del settore privato.
La Circolare citata ha dovuto precisare i contorni dell'erogazione dell’incentivo al posticipo del pensionamento di cui all’articolo 1, comma 12, legge 23 agosto 2004, n. 243, bonus erogabile solo ai lavoratori del settore privato. Per distinguere i lavoratori del settore privato da quelli del pubblico impiego il provvedimento ha rimandato all'articolo 1, comma 2 del Dlgs 165/2001 secondo il quale, com'è noto, sono classificabili come amministrazioni pubbliche: le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli Istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative; le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo; istituzioni universitarie; le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità Montane e loro consorzi e associazioni; gli IACP; le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni; tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali; le amministrazioni, le aziende e gli enti del servizio sanitario nazionale; l’ARAN; le Agenzie di cui al d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300.
Si tratta di una classificazione valida che tuttavia non tiene conto degli enti pubblici ormai privatizzati e trasformati in società di capitali (ancorchè controllati dallo Stato) nel corso degli anni '90. I dipendenti di tali enti infatti sono ormai annoverabili tra i lavoratori del settore privato e non piu' del comparto pubblico. Così ad esempio sono del settore privato i lavoratori di Cassa depositi e prestiti, dell’ANAS, dell’Ente nazionale di assistenza al volo (ENAV), delle Ferrovie dello Stato, delle Poste Italiane.
Le istituzioni scolastiche ed universitarie restano ad appannaggio esclusivo del comparto pubblico con l'eccezione delle università private (come ad esempio la LUISS, Università Cattolica del Sacro Cuore, Bocconi di Milano,) che rientrano nell’ambito del settore privato. Nel settore pubblico invece vanno ricomprese i dipendenti della Banca d’Italia, l’Ufficio Italiano Cambi e le Autorità Indipendenti, gli Istituti autonomi case popolari (con l'eccezione però delle IACP trasformate, in base alle diverse leggi regionali, in enti pubblici economici es. ATER, ATEF).
I dipendenti delle amministrazioni, aziende ed enti del servizio sanitario nazionale sono nel comparto pubblico così come i dipendenti dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN), quelli delle varie agenzie governative e fiscali (tra cui ad esempio le agenzie del demanio, delle dogane, delle entrate e del territorio), i lavoratori delle Camere di Commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, nonchè quelli delle Autorità indipendenti (es. CONSOB, ISVAP, Autorità del garante della concorrenza e del mercato).
L'altra distinzione fondamentale è tra dipendenti di enti pubblici non economici e economici. Se i primi, come ad esempio Inps, Inpdap, e gli ordini e collegi professionali, sono da ricomprendere senza dubbio nel comparto del pubblico impiego rientrano, invece, nel settore privato tutti gli altri, come ad esempio le aziende speciali, le municipalizzate, i consorzi di bonifica, e tutti gli enti che, per effetto della definizione della privatizzazione, sono stati successivamente trasformati in società di capitali (si pensi ad Eur Spa, la Rai, Fiera di Roma ecc...).
Zedde
Statali, Cgil: il blocco degli stipendi costerà 600 euro in busta paga
Giovedì, 04 Settembre 2014La Madia conferma la proroga del blocco degli stipendi degli statali nel 2015. Secondo la Cgil la perdita con il nuovo stop arriverà a 4800 euro perché il blocco per il 2015 vale circa 600 euro in meno in busta paga, che vanno sommati ai 4.200 euro di mancati aumenti registrati fino a oggi.
Kamsin Il blocco dei contratti degli statali, già operante da cinque anni, sarà confermato anche per il 2015 con la prossima legge di stabilità. Almeno per un anno, poi si vedrà. E' quanto ha annunciato ieri il ministro della pubblica amministrazione, Marianna Madia, a margine dei lavori della commissione Affari costituzionali del Senato sul disegno di legge delega sulla p.a. Madia ha spiegato chè «in questo momento di crisi le risorse per sbloccare contratti non ci sono», ma ha confermato che la decisione è quella di partire aiutando le fasce più deboli.
La notizia dell'ennesima proroga, i rinnovi sono fermi dal 2010, mette sul piede di guerra i sindacati: «Se il governo Renzi pensa di umiliare ulteriormente i dipendenti pubblici» allora «la nostra risposta non potrà essere che la mobilitazione» è la risposta immediata della Cgil Funzione pubblica, per bocca del segretario generale Rossana Dettori, che annuncia: «Senza un passo indietro del governo, torneremo nelle piazze». «E l'ennesima prova del bluff che sta dietro a un esecutivo che non sa fare neanche il minimo sindacale» aggiunge il segretario generale della CislFp, Giovanni Faverin.
La Madia tuttavia difende la misura: «Il governo sta cercando di portare avanti un'alleanza per aiutare chi ha più bisogno, al di là dei blocchi precostituiti; in questa situazione di crisi — sottolinea — l'alleanza che facciamo è prima di tutto con chi ha più bisogno. Il bonus di 80 euro è lo sblocco a chi guadagna di meno». Ma per la Cgil il bonus non compensa le perdite subite dai dipendenti pubblici che ammonterebbero a 4.800 euro se la proroga venisse confermata anche nel 2015: il fermo per l'anno prossimo vale circa 600 euro in meno, che vanno sommati ai 4.200 euro di mancati aumenti registrati fino a oggi.
Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, attacca: «Togliessero i soldi agli enti locali, alle Regioni, ai Comuni e alle aziende municipalizzate, non ai dipendenti statali. Stiamo ancora aspettando iniziative di Spending review». Per la Uil il blocco dei contratti «è la classica goccia che farà traboccare il vaso e rischia di essere la miccia che farà esplodere un autunno veramente caldo nel pubblico impiego».
Un nuovo blocco della contrattazione nel pubblico impiego vorrebbe dire che «i contratti nazionali non esistono più» ricorda il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. Ma anche che si chiude definitivamente la forbice tra le retribuzioni pubbliche, tradizionalmente più ricche, e quelle private. Del resto secondo l'ultimo rapporto dell'Aran (l'agenzia governativa per la contrattazione nel pubblico impiego), nel 2010 la retribuzione contrattuale media pro capite per impiegati e quadri pubblici era di 27.472 euro lordi contro i 25.531 del privato. Nel 2013 lo scarto si era ridotto già a meno di 500 euro: 27.527 euro nel pubblico contro 27.044 nel privato.
Statali, Madia: blocco degli stipendi anche per il 2015Zedde
Statali, Madia: blocco degli stipendi anche per il 2015
Mercoledì, 03 Settembre 2014Il Ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia rilancia l'ipotesi di una proroga del blocco degli stipendi degli statali per il 2015. Rughetti: «Non si può dare tutto a tutti».
Kamsin L'annuncio è arrivato direttamente dal ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia ed è stato rilanciato dalle agenzie di stampa. "In questo momento di crisi le risorse per sbloccare i contratti a tutti non ci sono" ha continuato il ministro spiegando che "prima di tutto" il governo guarda "a chi ha più bisogno", quindi "confermiamo gli 80 euro, che vanno anche ai lavoratori pubblici".
Sarebbe questa l'ipotesi che il governo si avvierà a sostenere nella legge di stabilità per il 2015, provvedimento a cui sta lavorando da lunedì il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Il blocco degli stipendi consentirebbe infatti il recupero di un tesoretto intorno ai 4miliardi di euro l'anno. Sulla stessa lunghezza d'onda anche il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Angelo Rughetti secondo cui «il governo deve fare delle scelte» e «non si può dare tutto a tutti».
Da quando è entrato in vigore, il congelamento ha portato oltre 11 miliardi di risparmi alle casse pubbliche, ricavati a fronte di un impoverimento di fatto dei 3,3 milioni di dipendenti della Pa che hanno visto - in media - ridursi il valore del salario reale di quasi 15 punti percentuali. La mossa successiva del governo Letta, che ha anche esteso il blocco del turn-over fino alla fine del 2018, ha garantito altri 5 miliardi di risparmi. La stessa Cgil, in calcoli precedenti, aveva sottolineato come il sacrificio sia finora ammontato a circa 4mila euro a testa.
La decisione verrà tuttavia assunta non prima della legge di stabilità. Renzi e Padoan hanno ribadito che il deficit dell'Italia resterà comunque sotto il tetto del 3% del prodotto interno lordo, ma hanno lasciato intendere che, per non uccidere la debole crescita dell'economia, sarebbe opportuno prendere tempi un po' più lunghi per arrivare al pareggio di bilancio. Dando un po' di respiro all'economia con la conferma del bonus di 80 euro ad una platea forse un po' più ampia, si pensa ad esempio alle famiglie numerose, e senza tagli insostenibili dal punto di vista sociale. E se da questo punto di vista le pensioni sarebbero al sicuro - secondo quanto annunciato dal Premier - a rischiare sono ora, per l'appunto, gli statali.
Statali, blocco degli stipendi solo per il 2015?
Esodati Bancari, l'assegno va corrisposto al netto delle ritenute fiscali
Giovedì, 11 Settembre 2014La Corte Suprema di Cassazione ha stabilito che la corresponsione dell'assegno straordinario per il sostegno dei lavoratori del credito posti in prepensionamento, sia effettuata al netto delle ritenute di legge che sono dovute all’erario.
Kamsin È corretto il calcolo dell'assegno straordinario per il sostegno dei lavoratori esodati del settore creditizio operato dall'Inps tenendo conto dell'importo delle ritenute calcolate sull'intero assegno con modalità di tassazione separata. Questa modalità di calcolo consente di neutralizzare l'incidenza delle ritenute e di garantire ai lavoratori prepensionati un importo netto pari al trattamento pensionistico anticipato. E' quanto ha indicato la Corte di cassazione con la sentenza 18128 del 22 Agosto 2014.
Il caso ha inizio da un ex bancario che aveva beneficiato dell'assegno straordinario di sostegno al reddito e si era rivolto al tribunale lamentando un errore nel calcolo dell'assegno erogato dal fondo di solidarietà. Il soggetto richiedeva una somma pari all'importo lordo di cui il ricorrente era titolare che era soggetto all'imposta di cui all'articolo 17, comma 4-bis del testo unico sulle imposte dei redditi. I tribunali di primo e secondo grado accoglievano le istanze del lavoratore e l'Inps proponeva, pertanto, ricorso in Cassazione. I Giudici di Piazza Cavour hanno accolto il ricorso dell'Inps sottolineando che la ratio dell'assegno straordinario è che questo sia pari al trattamento pensionistico netto, virtualmente determinato con il computo dell'anzianità contributiva mancante. A tale importo viene aggiunto quello delle ritenute, calcolate «con lo stesso criterio che deve essere applicato all'intero assegno».
Secondo i giudici dunque la questione va risolta sulla base di quanto disposto dal comma 9 dell'articolo 10 del decreto 28 aprile 2000 n.158, modificato dal protocollo del 16 dicembre 2009, che determina la misura dell'assegno straordinario di sostegno al reddito, in base alla somma fra due valori: l'importo netto del trattamento pensionistico spettante nell'assicurazione generale obbligatoria con la maggiorazione dell'anzianità contributiva mancante per il diritto alla pensione di vecchiaia o di anzianità (ora pensione anticipata); l'importo delle ritenute di legge sull'assegno straordinario. Il Dm 158/2000, si legge nelle motivazioni, ha infatti il compito di assicurare che i dipendenti di banca l'importo reale della pensione, in modo che l'importo delle ritenute di legge, da aggiungere a quella della pensione netta, non può che essere pari alle effettive ritenute applicabili al reddito straordinario che, nella specie, sono quelle previste in misura agevolata dall'articolo 17, comma 4-bis del Dpr 917/1986.
La determinazione dell'importo deve essere dunque effettuata attraverso la sommatoria fra l'importo netto del trattamento pensionistico spettante nell'assicurazione generale obbligatoria con la maggiorazione dell'anzianità contributiva mancante per il diritto alla pensione e l'importo delle ritenute di legge sull'assegno straordinario. All'assegno straordinario, essendo di fatto una liquidazione rateizzata di una somma incentivante l'esodo del lavoratore, si applica la tassazione separata secondo l'articolo 19 del Tuir.
Esodati Bancari, l'assegno straordinario si riduce tra l'8% e l'11%Zedde
Pensioni, dalla Regione Lazio 3 mln per la staffetta generazionale
Martedì, 02 Settembre 2014Parte nella Regione Lazio la ‘staffetta generazionale’ grazie ad un finanziamento di tre milioni di euro e la pubblicazione del bando per le imprese che hanno una sede nel territorio regionale. "Si tratta di un’iniziativa importante – spiega il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti - che ci permetterà di creare nuove possibilità di accesso al mondo del lavoro per i nostri giovani. Kamsin Un bando da 3 milioni di euro per favorire l’attivazione di un processo di ricambio generazionale che avrà effetti positivi sia sull’offerta che sulla domanda nel mercato del lavoro”.
“La staffetta generazionale - ha dichiarato l’assessore al Lavoro, Lucia Valente - è un’iniziativa sperimentale per facilitare l'accesso dei giovani al mondo del lavoro in un ottica di solidarietà generazionale. Mira a favorire l'ingresso di giovani (fino a 29 anni) che l'azienda si impegna ad assumere con contratto di apprendistato o a tempo indeterminato, trasformando contestualmente, su base volontaria, in part-time il rapporto di lavoro del personale cui manchino fino a 3 anni al pensionamento con la riduzione dell'orario di lavoro non oltre il 50%”. “Grazie al finanziamento messo a disposizione dalla Regione Lazio - ha concluso Valente - al lavoratore che accetti la trasformazione del rapporto in part-time viene garantito il versamento contributivo integrale”.
La staffetta generazionale è finanziata con risorse assegnate alle Regioni nell’ambito del Progetto di Italia Lavoro “Azione di sistema Welfare to Work per le politiche di re-impiego 2012 – 2014”. L’iniziativa prevede soglie di salvaguardia per l’occupazione femminile ed un equo accesso da parte delle diverse realtà territoriali.
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