Berlusconi ammette la sconfitta ma avverte, ripartiro'

Lunedì, 26 Maggio 2014
- Roma, 26 mag. - Tentare di arginare il temuto fuggi-fuggi. E mandare un segnale chiaro al partito, ma anche a Matteo Renzi: io non mi tiro indietro, Forza Italia non e' un movimento allo sbando senza timone. Dunque, il premier tenga ben presente che senza di noi le riforme non si fanno. Silvio Berlusconi si prende 12 ore per assorbire la botta, poi decide di 'metterci la faccia' - seppure attraverso una dichiarazione scritta - riconoscendo la sconfitta ma chiarendo sin da subito che il partito azzurro resta "il perno insostituibile del centrodestra, l'asse attorno al quale ricostruire una coalizione in grado di contendere con successo alla sinistra la vittoria alle elezioni politiche". Ed e' proprio questo l'obiettivo che Berlusconi indica alle truppe disorientate: "La mia stella polare resta l'unita' delle forze moderate alternative alla sinistra. Ho iniziato il mio impegno in politica per unire tutti i moderati, intendo proseguirlo lavorando per ricomporre la perduta unita'". Ma il vero messaggio che Berlusconi vuole inviare e' la conferma della sua leadership. E i destinatari del messaggio sono due: i malpancisti azzurri - che stanno gia' affilando le armi - e il giovane rottamatore, che oggi e' tornato a spingere sull'acceleratore delle riforme: Berlusconi, pur riconoscendo che il risultato e' "inferiore alle attese", tiene a ricordare che la sua campagna elettorale e' stata condizionata dalla sentenza Mediaset ("una campagna elettorale per me dolorosa e sofferta a causa della mia situazione di uomo non libero"). E, comunque, nessuno si faccia illusioni, dentro e fuori il partito. Se passaggio di testimone deve essere, e' il ragionamento svolto con i fedelissimi a mente fredda, saro' io a deciderlo, non mi faccio accomodare alla porta da nessuno. "Nella mia vita e in questi venti anni in politica sono dovuto ripartire piu' volte dopo un risultato negativo - spiega l'ex premier - Garantisco che sara' cosi' anche stavolta". E ai malpancisti, che gia' hanno iniziato a puntare il dito contro la linea giudicata troppo ondivaga nei confronti di Renzi e del governo, il leader azzurro mette in chiaro: "Noi non cambiamo il nostro atteggiamento: siamo opposizione intransigente ma responsabile". Infine, l'avvertimento al premier, al quale pero' non manca di tributare gli onori della vittoria: "siamo i partner decisivi, senza i quali in Parlamento non ci sono numeri per fare riforme vere, definitive e durature per il bene del Paese". Da qui al definire l'ex premier tutto sommato sereno e pronto a nuove battaglie, pero', ce ne passa. Almeno per il momento. Il leader azzurro, viene spiegato, e' consapevole che il flop di Forza Italia dara' il via a nuove diatribe interne, riaccendera' malumori solo apparentemente sopiti. E vorrebbe evitare con tutte le forze una nuova lotta intestina tra vecchia e nuova guardia. Tanto che il consigliere politico, Giovanni Toti, si affretta subito a riconoscere il valore dei 'portatori di voti', primo fra tutti Raffaele Fitto. Il quale, almeno ufficialmente, garantisce di non avere alcuna intenzione di andare all'incasso. Ma la realta' sotterranea, spiega piu' di un big azzurro, e' ben altra: i forzisti della prima ora, i 'mister preferenza', sono pronti a far sentire la loro voce al comitato di presidenza di dopodomani. Serve una riflessione, e' la convinzione unanime, e un cambio di rotta, basta con gli 'alibi'. Anche se aleggia un certo pessimismo: alla fine non succedera' nulla, parlera' Berlusconi e tutti zitti ad annuire, prevede piu' di un componente del 'parlamentino'. Sotto accusa l'innamoramento del Cavaliere per i club, che non hanno rappresentato alcun valore aggiunto in termini di voti; ma anche la gestione del partito, sempre piu' affidata nelle mani dell'ala nuova di Forza Italia, con Berlusconi a volte giudicato 'ostaggio' del cosiddetto 'cerchio magico'. E' stato smantellato il partito, ora i cattivi consiglieri dell'ex premier facciano autocritica e un passo indietro, e' la riflessione a caldo della vecchia guardia. La carta della successione dinastica resta tra le opzioni sul tavolo di Berlusconi, ma nell'inner circle del leader azzurro garantiscono che la questione non sara' affrontata a breve. E comunque, non sara' facile, osserva un fedelissimo della prima ora, imporre dall'alto una decisione senza creare uno tsunami. D'altra parte, viene notato, e' gia' tornato a farsi sentire il 'partito delle primarie'. Dal suo canto, Berlusconi attribuisce molto del risultato deludente (lo stesso ex premier, viene riferito, si attendeva almeno un 18%, mai poco piu' del 16) alla sua personale condizione di condannato ingiustamente e privato di una piena agibilita' politica. Anche se, viene riferito, con alcuni fedelissimi il Cavaliere non ha mancato di analizzare i voti presi dal Pd come una vittoria personale di Renzi: ha saputo parlare alla gente, e' il ragionamento, e ha convinto anche una fetta dell'elettorato moderato. E' da li' che dobbiamo ripartire, avrebbe osservato Berlusconi, tanto da tornare subito a pigiare sul tasto dell'unita' dei moderati. Alfano non ha sfondato, non ha preso nessun voto di Forza Italia, sarebbe stato ancora il ragionamento, e alle politiche dovra' necessariamente tenerne conto. .

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