Berlusconi 'chiama' Renzi sul presidenzialismo e critica il Colle

Mercoledì, 18 Giugno 2014

- Roma, 18 giu. - "Siamo ancora li', al punto che dobbiamo trovare un accordo" sul Senato. Silvio Berlusconi riavvolge anche il nastro dei suoi contatti con Renzi e anticipa che lo sblocco della situazione sul fronte riforme e' a portata di mano. Se ne occuperanno gli sherpa, Boschi e Romani, e solo nel caso in cui ministro delle Riforme e capogruppo FI al Senato non trovassero la quadra, tocchera' allo stesso ex premier e all'attuale inquilino di palazzo Chigi mettersi d'accordo e vedersi. Berlusconi, dopo quattro mesi, torna a varcare il portone di Montecitorio per rilanciare la sfida del presidenzialismo, anche se chiarisce che non e' una conditio sine qua non per fare le riforme: "Assolutamente no, perche' noi abbiamo preso un impegno sul titolo V, riforma Senato e legge elettorale e noi gli impegni li manteniamo".

E infatti passa a riepilogare il 'film' dei suoi contatti con Matteo Renzi, rivendicando che "noi siamo sempre stati coerenti e responsabili e quindi, pur sapendo prima che qualcuno avrebbe criticato la nostra posizione e detto 'non siete carne ne' pesce', abbiamo detto si' a queste riforme. E visto il punto in cui siamo, francamente, non avremmo potuto fare diversamente". "C'e' stato un primo incontro con Renzi - ricorda infatti - e abbiamo definito i primi 4 punti, e - sottolinea - non siamo entrati nel merito dell'elezione dei senatori. Il ddl del governo, dopo averlo esaminato, lo abbiamo ritenuto non accettabile e io ebbi parole anche un po' scortesi, dicendo che diventava un dopolavoro dei sindaci rossi in gita a Roma". "Ci vedemmo di nuovo con Renzi - prosegue - e lui si disse disponibile a un tavolo in cui discutere in particolare sull'elezione di secondo grado dei senatori, e fu affidato incarico a Boschi e al nostro capogruppo: si sono visti diverse volte ma - ricorda ancora l'ex premier - non hanno trovato un sistema che trovasse d'accordo entrambi". Ora si passa alla fase del nuovo confronto, mentre a Renzi arriva una tirata d'orecchie per la legge elettorale: "Da quando e' nato, il governo Renzi continua ad annunciare di voler fare le riforme, siamo pero' ancora ai preliminari", pungola Berlusconi.

"La legge elettorale che doveva, secondo il governo, essere approvata entro il 25 maggio, si e' insabbiata", e' l'affondo. E una stoccata arriva fino al Colle, quando ricorda, sia pure retrospettivamente e parlando del bilanciamento dei poteri visto da FI, che "abbiamo un Capo dello Stato che e' passato al di la della sua funzione prevista dalla Costituzione", un passaggio "che e' diventato fisiologico, anzi patologico per noi". Quanto al merito del provvedimento sulle riforme, il ddl approdera' in Aula al Senato giovedi' 3 luglio. Lo ha deciso, a maggioranza, la Conferenza dei capigruppo di palazzo Madama. "Ritengo - ha detto il capogruppo Pd, Luigi Zanda - che la commissione per allora avra' terminato il suo lavoro e che l'Aula potra' dunque iniziare il suo".

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