In assenza di una precisazione nel decreto legge taglia irpef anche i rendimenti delle casse professionali potrebbero essere tassati al 26%.
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L'innalzamento delle aliquote sulle rendite finanziarie potrebbe interessare anche le Casse di previdenza dei professionisti. Nella bozza del decreto legge, infatti, non è contenuta alcuna esenzione per le casse professionali, enti che contano oltre due milioni di iscritti. Dal prossimo 1° luglio, quindi, anche tali enti vedranno passare la tassazione dei rendimenti dal 20 al 26 per cento
La denuncia arriva da Andrea Camporese, presidente dell'associazione degli enti previdenziali privati, che sottolinea il rischio di un aggravio per i conti e i rendimenti delle Casse e l'ampliamento ulteriore del divario rispetto ad altre forme previdenziali: "Se fosse confermata la tassazione al 26% anche per le Casse, si realizzerebbe una gravissima lesione del diritto, per gli iscritti, a essere considerati uguali agli altri cittadini italiani ed europei, dato che chi versa all'Inps non è soggetto ad alcuna tassazione, mentre in Europa chi è iscritto alle Casse private ha una tassazione compresa tra lo zero e il tre per cento".
Inoltre si amplierebbe la differenza di trattamento con i fondi di previdenza complementare che, pur non obbligatori, fruiscono di una tassazione sulle rendite all'11% per cento. Le Casse privatizzate, invece di vedersi ridurre questa forbice, da luglio rischiano di assistere a un incremento delle disparità, oltre al fatto che da tempo lamentano il peso fiscale della doppia tassazione: quella a loro carico sui rendimenti e quella sulle prestazioni, gravante sugli iscritti, al lordo dei rendimenti già tassati.
Il conto a carico degli enti rappresentati dall'Adepp determinato dal previsto aumento delle aliquote è presto fatto: già oggi la tassazione delle rendite al 20% costa alla previdenza privata circa 450 milioni di euro che equivale a una riduzione dell'8% delle prestazioni; con l'aliquota al 26% si sale a circa il 12% delle prestazioni attese. Nel caso in cui fosse confermato l'aumento – sostiene Camporese – reagiremo in tutte le sedi sia sul piano giuridico che legislativo, considerando questo atto un vero e proprio scandalo che non ha nulla a che vedere con l'equità sociale affermata dal Presidente del Consiglio dei ministri".