Il Vice ministro all'Economia, Luigi Casero, e il sottosegretario all'economia Pier Paolo Baretta, hanno parlato della necessità di un «intervento organico».
Kamsin Si riapre il cantiere della riforma dei minimi per le Partite Iva. Ieri parlando in Commissione finanze alla Camera in un'audizione sui decreti attuativi della delega fiscale, il vice ministro all'Economia, Luigi Casero, ha annunciato che il governo nel consiglio dei ministri del 20 febbraio presenterà una riforma organica del settore. Sulle modifiche però non trapela nulla di definitivo.
L'ipotesi governativa potrebbe essere quella di alzare la soglia di reddito entro la quale applicare la tassazione forfettaria del 15 per cento. Con la legge di Stabilità questa possibilità è stata data solo a chi dichiara al massimo 15 mila euro di reddito annuo. Un importo considerato troppo esiguo, anche perché il precedente regime cancellato dal governo Renzi, seppure limitato nel tempo (cinque anni) e nei destinatari (i giovani fino a 35 anni), aveva delle condizioni molto più vantaggiose.
Il sottosegretario all'Economia, Enrico Zanetti, sostiene invece, almeno come soluzione ponte, la proposta di riportare in vita il vecchio regime facendolo convivere con il nuovo. «Questa soluzione»; spiega, «avrebbe il vantaggio di costare poco, solo una decina di milioni di euro all'inizio per arrivare negli anni al massimo di un centinaio di milioni». Una linea sposata anche dall'associazione dei giovani commercialisti, che hanno chiesto «quantomeno, a ripristinare l'imposta sostitutiva al 5%». E proprio in questa direzione Scelta civica ha presentato un emendamento al milleproroghe che consente l’opzione per la tassazione con fisco ultraridotto ma anche con soglia di ricavi o compensi a 30mila euro uguale per tutti. Una possibilità in più, perché comunque chi vuole (all’avvio di attività o al passaggio dal regime ordinario) potrebbe scegliere il forfettario con sostitutiva al 15% e ricavi variabili in base all’attività svolta, scommettendo soprattutto sulla cancellazione di una lunga serie di adempimenti.
Resta poi caldo il fronte contributivo, su cui è forte il pressing delle associazioni delle partite Iva (Confassociazioni, Acta e Alta Partecipazione) per congelare l’aumento dell’aliquota Inps al 30,72% (compresa la quota maternità). Del resto l'aumento progressivo previsto dalla legge 92/2012 (la «legge Fornero») per arrivare all'aliquota del 33,72% nel 2018 era già stato bloccato l'anno scorso dal comma 744 della legge di stabilità 2014 (la 147/2013). Per intervenire in modo definitivo su questo fronte, nei giorni scorsi si è formato anche un comitato trasversale di parlamentari, presieduto da Barbara Saltamartini di Ncd che ha ricevuto anche il sostegno del presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd). Sul tavolo c’è già un emendamento Pd al milleproroghe che vuole mantenere il prelievo per professionisti e free lance iscritti alla gestione separata Inps al 27,72% per il 2015.
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