Come si intuisce la clausola consente di tassare il Tfs con le aliquote e gli scaglioni in vigore nel 2006 se più favorevoli rispetto a quelli in vigore nell'anno di maturazione del diritto alla percezione del Tfs stesso. La norma si traduce, pertanto, in un vantaggio fiscale per i redditi più bassi, perché fino al 31 dicembre 2006 i redditi fino a 26mila euro erano sottoposti ad un prelievo fiscale del 23 per cento. Dal 1° gennaio 2007, invece, il prelievo del 23% è stato mantenuto sui redditi fino a 15mila euro mentre su quelli superiori alla predetta cifra e sino a 28mila il prelievo è schizzato al 27 per cento.
Anche il raffronto con gli scaglioni successivi è diverso. Se sino al 2006 i redditi compresi tra 26mila euro e 33.500 euro pagavano un'aliquota fiscale del 33%, del 39% per la quota superiore a 33.500 e sino a 100 mila e del 41% per quella superiore a 100mila la normativa oggi in vigore prevede un'aliquota del 38% per la fascia di reddito superiore ai 28mila e sino a 55mila euro che passa al 41% per la quota che splafona i 55mila e sino a 75mila e del 43% per quella eccedente i 75mila euro.
In definitiva la clausola consente un risparmio fiscale praticamente per tutti i dipendenti pubblici in regime di TFS in proporzione però superiore per i redditi che si collocano tra i 15 e i 26 mila euro annui. L'agevolazione è stimolata anche dal fatto che il regime del TFS prevede una serie di abbattimenti e riduzioni dell'imponibile fiscale che tengono il reddito di riferimento, cioè quel reddito "virtuale" sul quale si applica la tassazione per scaglioni, spesso su importi inferiori a 26mila euro. Si comprende, pertanto, come per molti dipendenti pubblici la norma consente un risparmio anche di migliaia di euro rispetto ad una tassazione con le aliquote vigenti.